Lupin III: il ladro che ha rubato senza fatica i nostri cuori

lupin apre la giacca e lascia intravedere la pistola nella fondina - nerdface

Lupin III

lupin con sguardo risoluto è seduto su una poltrona - nerdface

«Ciao, ciao Zazà!».

Ladro di cuori

Nato nel 1967, Lupin III resta ancora uno dei personaggi più popolari sia in Giappone che in Italia. Fu creato dal mangaka Monkey Punch il quale, folgorato dalla lettura dei racconti di Maurice Leblanc sul ladro gentiluomo Arsenio Lupin, vuole trasporli in un manga originale il cui protagonista sarà il nipote del Lupin originale e che, dall’originale, eredità anche l’astuzia e un certo gusto per la teatralità. Agitando e non mescolando il tutto con un altro celebre personaggio, James Bond, dal quale invece erediterà la passione per i gadget più disparati, nasce quindi Lupin III.

Fujiko

Il manga, come l’opera cui Monkey Punch sta già lavorando, cioè Pinky Punky, si distingue subito per i connotati rivolti a un pubblico adulto. Lupin III è, infatti, ricco di malizia erotica e lo stesso protagonista non raramente si dimostra fin troppo interessato alle grazie femminili, una fra tutte alla sua Fujiko, il cui nome già ricorda la maestosa vetta del Monte Fuji e le cui forme ci spingono a raddoppiarla. Non solo: fin dalla prima puntata dell’anime trasmesso in Italia, osserviamo candidamente la giovane sottoposta a una tortura del solletico che ricorda e forse cita la famosa scena del film Barbarella del 1968, nella quale la protagonista è infilata in una macchina del piacere.

il gruppo di lupin al completo - nerdface

Oltre a essere un manga dai contenuti maturi, ma che sapientemente mescola humor e azione, Lupin III è anche un prodotto dal profondo respiro occidentale. Lo stesso protagonista, pur giapponese di nazionalità, possiamo ben considerarlo un apolide e le sue avventure spesso, quasi sempre, escono dai confini del Sol Levante per svolgersi in Europa o in America. Va da sé che anche i comprimari tendono a essere influenzati da questi ampi confini d’interesse.

Jigen

Il più celebre e il primo a comparire è Daisuke Jigen, pistolero dalla mira infallibile e dall’animo noir, Jigen è modellato pensando a James Coburn ne I Magnifici Sette, ma acquista uno stile inconfondibile con quella sua sigaretta mezza fumata e ammaccata, il cappello calato sugli occhi, tutti elementi che lo rendono tra i personaggi più affascinanti di sempre.

Goemon

Discorso inverso vale, invece, per il secondo membro del trio, cioè Goemon Ishikawa, che all’inizio è pensato come un antagonista di Lupin, ma poi s’unisce alla sua banda. Goemon è un samurai fuori dal tempo massimo. Spartano e contemplativo, vive secondo le antiche tradizioni giapponesi, dall’abbigliamento, alla cucina, fino alla religione. Ovviamente, è armato solo della sua katana, capace di tagliare qualunque cosa. Anche lui è discendente di un ladro molto famoso nella cultura giapponese, Ishikawa Goemon, ed è inserito da Monkey Punch proprio per dare al suo manga un più profondo legame col Giappone.

lupin, jigen e goemon sono abbracciati e ridono di cuore - nerdface

Venendo agli antagonisti, il discorso diventa un po’ più complicato. Lupin III è braccato dall’Ispettore Zenigata, anch’egli forse discendente di un leggendario poliziotto che arrestava i criminali lanciandogli contro monete, come lui ora fa con le manette. Zenigata, Zazà per Lupin, è membro dell’Interpol e la sua unica ragione di vita è arrestare Lupin. I due personaggi sono spesso messi agli estremi opposti. Se Lupin è a suo agio nel lusso e non disdegna cibi raffinati, buon vino e la bella gente, Zenigata invece è spesso mostrato in condizioni umilissime, mentre si prepara una ciotola di noodle liofilizzati, inseguendo il suo nemico per tutto il mondo.

Zenigata

Se Lupin mostra una certa sfrontatezza, Zenigata ostenta un certo senso del dovere e un rispetto enorme perfino nei confronti del suo acerrimo nemico. Il rapporto tra i due non può che essere conflittuale e sebbene Zazà, nonostante la sua mente comunque agile e astuta, sia sempre destinato a soccombere, in più occasioni non rifiuta d’aiutare Lupin, quando ritiene che questi sia in pericolo.

zenigata lancia una manetta contro lupin - nerdface

Secondo un tacito accordo di entrambi, Lupin si farà arrestare solo da Zazà e l’ispettore, dal canto suo, continuerà a dargli la caccia in maniera onorevole e in maniera onorevole lo acciufferà e consegnerà alla giustizia.

La strana coppia

In questo aspetto, Zenigata e Lupin possono essere quasi paragonati a una coppia padre e figlio, con l’ispettore, più maturo morigerato e saggio, che cerca di contrastare la natura scapestrata del giovane Lupin, mentre quest’ultimo non ha alcuna intenzione di sottostare all’autorità, ma ne capisce bene le motivazioni e in fondo le rispetta. Con una così stratificata serie di relazioni tra i personaggi, si capisce bene come ognuno abbia conquistato il pubblico e come, di conseguenza, i veri cattivi, nel fumetto come nell’anime, vadano cercati altrove. E Monkey Punch ne trova a iosa.

jigen ripara una 500 sul cui tetto è seduto lupin - nerdface

Spesso sono ricconi senza scrupoli o leader tirannici, che Lupin sfida apertamente e che perfino Zenigata, assoluto termometro della moralità nella serie, arriva a trovare spregevoli. Questo si traduce molto semplicemente nel fatto che finiamo comunque per tifare per Lupin, i cui crimini sono commessi sì per arricchimento personale, ma anche con una connotazione da punizione divina contro i volti meno umani della società. D’altra parte, non puoi creare un eroe se gli fai fare la parte del ladro senza scrupoli: questa differenza appare molto più marcata se osserviamo il manga, nel quale Lupin è molto più spietato della versione ammorbidita dell’anime.

Lupin e l’Italia

Noi italiani, cui è sempre piaciuto vedere puniti i più ricchi e potenti, ovviamente abbiamo amato Lupin III e continuiamo a farlo a distanza di anni, tanto che la popolarità del personaggio qui è seconda solo a quella di cui gode in patria. Dall’anime abbiamo preso modi di dire, come la sigaretta à la Jigen, e di fatto lo abbiamo reso un po’ nostro, perché più vicino alla nostra cultura, in modo più profondo dal modo in cui abbiamo accolto altri prodotti giapponesi arrivati agli inizi degli anni ’80. Come non citare, per esempio, il celebre corto Basette di Gabriele Mainetti, con Valerio Mastandrea, Flavio Insinna e Marco Giallini?

YouTube video

Ed è un affetto che pare ricambiato, perché Lupin non disdegna di fare una capatina in Italia di quando in quando e, anzi, pare che il nostro Paese sia una delle sue mete preferite. Se «gioielli e denari e tesori» non abbiamo, resta il fatto che a Lupin abbiamo donato il nostro cuore: non ha nemmeno dovuto fare la fatica di rubarlo.

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