La Compagnia dell’Anello: il viaggio infinito di Peter Jackson
La Compagnia dell’Anello
«Anche la persona più piccola può cambiare il corso del futuro».
Un viaggio mai finito
Il 2001 non vide concretizzarsi la kubrickiana Odissea, ma lo ricorderemo comunque come l’anno in cui il fantasy abbandonò gli scaffali più oscuri delle librerie per conquistare le vetrine dell’immaginario collettivo. Soprattutto grazie al cinema. Proprio nel 2001, infatti, oltre a Harry Potter e la Pietra, Filosofale, uscì al cinema La Compagnia dell’Anello, il primo capitolo della trilogia firmata da Peter Jackson, con cui il regista di BadTaste e Splatters: gli Schizzacervelli (ma voi avete idea di chi fosse il ninja di Dio?), portava a compimento il suo sogno di vedere sul grande schermo Il Signore degli Anelli, capolavoro di J.R.R. Tolkien.
Un sogno nato da lontano
Il regista neozelandese infatti, dai tempi della splendida versione animata di Ralph Bakshi, sognava di vedere l’opera completa in forma di film e, come seguendo una sorta di visione, ne sfogliava le pagine durante i viaggi, soffermandosi a immaginare gli scenari della sua meravigliosa isola come set ideali per dare forma alla Terra di Mezzo.
Tuttavia i sogni, per realizzarsi, a volte devono superare delle prove. Così Peter Jackson, che s’era appena visto rifiutare il progetto cui teneva di più, ossia il remake di King Kong, virò sul fantasy.
Da Miramax a New Line Cinema
La fase di pre-produzione ebbe inizio nel 1997 ma, prima dell’uscita in sala, tutto quanto era stato ipotizzato cambiò. Miramax, che avrebbe voluto girare l’opera in un unico film, si sfilò di fronte alle esorbitanti richieste del regista, per essere sostituita dalla New Line Cinema, che invece le accolse tutte, fin quasi a raggiungere la rottura.
Inizialmente si passò a un progetto di due film, per poi allungarsi fino al terzo, in modo da rispettare al massimo la struttura narrativa del romanzo. Ma quando le stime sul budget arrivarono quasi a decuplicarsi, tra regista e produzione si minacciarono le vie legali.
L’incommensurabile successo dell’opera in termini di incasso ne testimonia il valore, capace di rendere fruibile al pubblico di tutto il mondo uno dei romanzi più significativi del Novecento. Con buona pace dei tolkieniani più devoti, delusi per la mancata aderenza all’opera nei suoi significati più profondi.
Un viaggio rigenerante
Ma, e lo dico da libraio, non bisogna mai giudicare un libro dal film. Chissà quanti spettatori affascinati saranno poi divenuti lettori seriali della Terra di Mezzo… Perché Il Signore degli Anelli è un romanzo che si legge e si rilegge, come quando si parte per un viaggio rigenerante, lungo un itinerario noto, ma comunque sempre capace di sorprendere in tutte le sue infinite manifestazioni, dal cartaceo al cinematografico, dal videogame al gioco da tavola.
Grazie, Peter Jackson!
La diffusione esplosiva del fenomeno però va necessariamente riconosciuta a Peter Jackson, capace di scrivere, riscrivere e confrontarsi per anni con gli sceneggiatori, prima d’arrivare a un plot definitivo, capace di catturare un pubblico diverso da quello dei soli fan. Già dai primi secondi, l’opera è modificata tramite uno spiegone straordinario, non canonico, ma ugualmente meraviglioso.
Si narra di come la vicenda abbia inizio con la creazione degli Anelli del Potere e del disegno del perfido Sauron di controllarli tutti tramite l’Unico Anello, forgiato segretamente allo scopo di dominare tutti i popoli liberi. Solo l’ultima alleanza di uomini ed elfi s’oppone al disegno dell’Oscuro Signore e, grazie a un inatteso colpo di scena, Sauron è privato del suo artefatto e, con esso, di forma e potere.
Tuttavia Isildur, l’uomo capace di staccare con un colpo di spada dito e anello del demone malvagio, è immediatamente irretito dal potere dell’Anello e la sua mancata distruzione segna la sopravvivenza del nemico. Secoli dopo l’Unico è ritrovato da un hobbit, un certo Bilbo Baggins, e… Ma ormai tutti conoscete la storia.
Un cast incredibile
La Compagnia dell’Anello è ricordato per avere aperto sul mondo di Tolkien l’attenzione del grande pubblico, pur con tutte le licenze poetiche e le esigenze di copione che hanno inevitabilmente alterato l’aderenza alla traccia originale.
Ma un kolossal non è fatto di sola storia e così ecco che per il cast sono scelti i migliori sulla piazza: Ian McKellen, Elijah Wood, Viggo Mortensen, Orlando Bloom, Sean Bean, Ian Holm, Christhopher Lee, Sean Astin, Cate Blanchett, Hugo Weaving
Fatta la storia, scelta la regia, decisi gli attori, il tocco finale viene dalla musica e, per la colonna sonora, è coinvolto un genio come Howard Shore, padrino dei Blues Brothers, compositore feticcio di David Cronenberg e firma di successi mostruosi come Big, Mrs. Doubtfire e Il Silenzio degli Innocenti prima di firmare il suo capolavoro, con la colonna sonora da Oscar del film di Peter Jackson.
Un viaggio infinito
Due decenni dopo, l’inizio di quel viaggio è ancora capace d’accendere i primi entusiasmi e, al sorgere dei primi archi del tema principale, richiamare all’azione dal divano figli e nipoti, pronti a stringersi intorno a Frodo e alla sua missione, offrendo telecomando, popcorn, arco e ascia per la Contea.