Marlene Dietrich: la diva infinita che indossò i pantaloni
Marlene Dietrich
«I am at heart a gentleman».
Frac
È di stretta attualità parlare di una delle donne protagoniste del cinema del ‘900, che incarnò alla perfezione il ruolo di diva nella sua accezione più piena. Ancora oggi, infatti, a distanza di un secolo, le donne devono combattere, specie se indipendenti, affascinanti e spregiudicate al punto d’essere percepite in un modo appannaggio da sempre solo degli uomini. Marlene Dietrich fu una donna, un’attrice, una cantante e una ballerina: nacque il 27 Dicembre 1901 a Schöneberg da madre gioielliera e padre militare prussiano e fu capace d’ammaliare col suo charme, non solo in body e reggicalze, ma anche e soprattutto in frac.
Una donna coi pantaloni
È proprio il caso di dire che Marlene Dietrich fu la donna coi pantaloni per antonomasia, borderline tra femminilità e androginia mentre indossava giacca, pantaloni e tuba neri; la carismatica Marlene Dietrich, così che la ricordiamo nella sua iconica interpretazione nel film Marocco, nel 1930, in cui giocava a mescolare gli stili dell’abbigliamento maschile e femminile, diretta dal regista che fu anche il suo compagno, Josef von Sternberg.
In perfetta sintonia, del resto, coi dettami della moda del ‘900, anch’essi scardinati dalla celebre e altrettanto innovativa stilista francese Coco Chanel, il successo per Marlene Dietrich era già stato raggiunto qualche mese prima col primo film sonoro del cinema tedesco, Der blaue Angel, sempre diretta da Josef von Sternberg. Qui la diva canta la celebre canzone Lola Lola e da quel momento l’ascesa è inarrestabile.
I tanti successi
Seguirono numerosi film di grande successo, quali Disonorata (1931), in cui incarna la parte di una spia austriaca durante la Prima Guerra Mondiale; Shangai Express (1932); Venere Bionda (1932); L’Imperatrice Caterina (1934); Capriccio Spagnolo (1935). Non possiamo non citare, poi, Angelo (1937), per la regia di Ernst Lubitsch; poi ancora Turbine d’Amore (1946), diretto da Georges Lacombe e in cui Marlene Dietrich recita a fianco dell’attore francese Jean Gabin, di s’innamorò e col quale nacque un turbine d’amore passionale ed eroico per i tempi e i modi nei quali fu vissuto, entrambi impegnati nella carriera artistica come nella lotta contro il nazifascismo.
Just a gigolò
Lei teneva spettacoli in Africa e in Italia, per tenere alto il morale delle truppe alleate; lui era arruolato nelle forze libere francesi. Si incontravano al fronte, quello belga, tra il 1944 e il 1945. Risale proprio a questo periodo la famosa interpretazione della triste canzone antimilitarista Lili Marlene, seguire il film Scandalo Internazionale (1948), in cui Marlene Dietrich è diretta da Billy Wilder e ambientato a Berlino dopo la liberazione da parte dell’esercito americano. Dulcis in fundo, Gigolò (1978), per la regia di David Hemmings.
Noto anche col titolo Just a Gigolò, fu un film indimenticabile non solo perché Marlene Dietrich recitò insieme al Duca Bianco, il mitico David Bowie che, desideroso di conoscerla, accettò la parte esclusivamente per la sua presenza, ma anche e soprattutto per essere stata l’ultima apparizione sugli schermi della diva. Sebbene non si incontrarono mai sul set, essendo state montate le scene come se in realtà i due attori avessero recitato insieme, ci resta negli occhi e nel cuore la scena in cui la Baronessa e il Gigolò si incontrano, col sottofondo di una delle più belle colonne sonore realizzate, tra jazz e cabaret, la cui canzone dal titolo appunto Just a Gigolò è cantata Marlene Dietrich.
Resta lei
Il film non incontrò mai il favore della critica e pare anche dello stesso David Bowie. Poco importa: non è una caso se resta lei, Marlene Dietrich: così, elegante, sofisticata e ribelle continua a cantare questo motivo rimanendo un faro cui puntare.