Non si esce vivi dagli anni ’80: le serie flop divenute cult
Meteore
«Se la mia pelle è nel duemila e la tua è ancora anni ottanta».
Ammettiamolo: alcune mattine proprio non volevamo andare a scuola. Fingevamo di stare malissimo e, se la spuntavamo sui nostri genitori, potevamo attaccarci alla TV e goderti il palinsesto da molti canali. Negli anni ’80, tra l’altro, la giornata era scandita dalle serie americane, in patria invece trasmesse in fascia serale: c’erano l’A-Team, Supercar, ma anche le sit-com come Il mio amico Arnold o I Jefferson.
Memoria beffarda
Poi, ogni tanto, spuntava qualcosa di nuovo, meteore destinate a non farsi più rivedere, eppure segnanti. Nella nostra memoria, infatti, come in un beffardo effetto di distorsione del tempo, hanno sedimentato in avventure lunghissime e articolate, diventando cult della nostra infanzia. Eppure, nella realtà durarono pochi episodi e nella storia della TV sono ascritte a veri e propri flop, ricordandoci ancora una volta come, per fortuna, il cuore percorra strade diverse.
Street Hawk: il falco della strada (1985)
È questo il caso, per esempio, di Street Hawk: il falco della strada. La storia era semplice: dotato di una super motocicletta ispirata vagamente a KITT di Supercar, il poliziotto Jesse Mach diventa un vigilante pronto a pattugliare le strade di Los Angeles.
Una serie trascurata
La serie è tra le più trascurate di quegli anni, forse per lo scarso appeal dei protagonisti (moto compresa) e per la sceneggiatura non proprio ispirata, nonostante il protagonista fosse interpretato da Rex Smith, cantante abbastanza famoso negli USA negli anni ’70.
In fondo Street Hawk, grazie alla moto fantascientifica capace di sparare laser, balzare in alto oltre ogni più ovvia legge della fisica e raggiungere velocità impressionanti (si parlava di quasi 500 km/h!), avrebbe dovuto ingrifare gli appassionati, ma non riuscì a imporsi nei cuori di tutti.
Eppure non era così male!
Anche il cliché della doppia vita del protagonista, poliziotto di giorno e vigilante mascherato di notte, non coinvolge più di tanto e, dopo soli 13 episodi, la baracca chiude. Eppure, a riguardarla ora Street Hawk non era poi così malvagia e sembrava che qualcuno avesse recuperato il plot per farne un remake. Curiosità: nel secondo episodio della stagione appare un giovanissimo George Clooney.
Manimal (1983)
Street Hawk non è l’unico in quegli anni a cadere sotto la mannaia del pubblico sovrano. Un altro esempio di serie cult tristemente finita anzitempo è Manimal. Durata solo per una sola stagione di 8 episodi, Manimal racconta le avventure di Jonathan Chase, professore esperto di comportamento animale e capace di trasformarsi alla bisogna in diversi tipi di esso.
Di Manimal rimangono emblematiche e ancora vagamente inquietanti proprio le sequenze delle trasformazioni, con la mano del protagonista a pulsare e il sottofondo ritmico del suo respiro profondo scandito da una colonna sonora evocativa e incalzante.
Perché durò così poco?
Manimal rimane una delle serie più apprezzate in Europa, al punto che spesso chi viene a sapere della sua brevissima durata ne rimane scioccato, quasi lo show si fosse depositato nella memoria collettiva in forma più dilatata.
Ma nemmeno l’America lo scorda, tanto da concederle una comparsata in Nightman, nel 1997, nella quale compaiono proprio il dottor Chase, chiamato a salvare la figlia in possesso delle stesse capacità del padre. Altro punto d’interesse è la presenza di Ursula Andress come ospite nel primo episodio; l’attore protagonista, il britannico Simon MacCorkindale, è purtroppo scomparso prematuramente nel 2010.
Misfits of science (1985)
Cambiamo decisamente genere e alziamo un po’ il livello. La prossima serie è tra le più dimenticate di quegli anni, eppure esiste chi è riuscito a vederne alcuni episodi e la ricorda, per quanto vagamente. Stiamo parlando di Misfist of science, praticamente una versione di Breakfast Club con super poteri.
Già dalla sigla possiamo avere due tuffi al cuore, riconoscendo nel cast due icone vere. La prima è Courtney Cox, la quale interpreta la telecinetica Gloria Dinallo; la seconda è Max Wright, molto noto grazie ad Alf. Ma anche per Misfist of science la magia dura solo una stagione di 16 episodi, poi si chiude tutto e bisogna aspettare un remake recente, privo però dell’appeal degli ’80.
I ragazzi del computer (1983)
In fatto di Fantascienza, già nel 1983 era stata trasmessa in Italia I ragazzi del computer, con al centro le avventure di un gruppo di giovani di Los Angeles alle prese con casi da risolvere grazie all’aiuto di Ralf, un supercomputer assemblato da uno dei protagonisti. Qui si sfiorano addirittura i 18 episodi, ma poi tutto finisce e rimane, come sempre, solo la sigla.
Air Wolf (1984)
Prepariamoci a ricordare ora e con un notevole sforzo Supercopter, alias Air Wolf. La serie è incentrata su un segretissimo elicottero d’ultima generazione: negli USA va avanti per ben 4 stagioni, fino al 1987, ma in Italia arrivano solo le prime tre.
Insomma, dopo una super macchina e una super moto anche il super elicottero ottiene il suo spazio, sebbene con meno successo in Italia rispetto agli USA.
Galactica (1978)
Finiamo in bellezza con Galactica, o Battlestar Galactica. L’anno è il 1978, ma in Italia la serie arriva nel 1982. La trama è accattivante fin da subito e racconta il viaggio della nave da battaglia Galactica verso il leggendario pianeta Terra. Come la Terra?! I protagonisti della serie sono, infatti, superstiti dalla distruzione di dodici colonie umane a opera dei perfidi cyborg Cyloni e cercano di trovare la tredicesima e perduta colonia… Cioè noi.
Tanti pregi
Battlestar Galactica ha diversi pregi e pesca a piene mani nella Fantascienza più bella e ricercata, conquistando parecchi appassionati (non come il remake recente, ma comunque un bel numero) e un film.
Se siete stati attenti, compare un certo Dirk Benedict… Se non sapete chi è, dopo esservi vergognati un po’, date un’occhiata anche a quest’altra celebre sigla, per vedere il nostro alle prese proprio con un cylone in un dei primi easter egg televisivi.
Anche Battlestar Galactica dura solo una stagione, composta da 24 episodi, ma sarebbe da vedere: grazie a una pregevole edizione in DVD del 2008, è possibile recuperarla senza troppi problemi.
Automan (1985)
Un altro cult made in USA arriva in Italia nel 1985. Si tratta di Automan, serie fantascientifica e poliziesca creata da Glen A. Larson, lo stesso benefattore dalla cui mente sono nati Supercar, Galactica e Manimal.
Il mitico Cursore
Automan è un’intelligenza artificiale creata dal programmatore Walter Nebicher, si manifesta come una specie di ologramma e, grazie al fidato Cursore, riesce a creare ogni tipo di veicolo.
I due, Walter e Automan, fanno coppia per combattere il crimine, ma solo per una stagione di 13 episodi, indimenticabili. Rimane fissa nelle nostre menti l’immagine di Walter schiacciato contro i finestrini della Lamborghini Countach (altra icona anni ’80) di Automan, quando affronta una curva svoltando praticamente ad angolo retto. Perché sì, i veicoli creati da Cursore non seguivano le leggi della fisica.
La pietra di Marco Polo (1982)
Esiste anche la realtà italiana. Tralasciando gli sceneggiati tratti da classici per ragazzi, come Cuore o Pinocchio, e saltando a pie’ pari le serie con Cristina D’Avena, nella memoria di qualcuno sarà rimasta traccia di questo piccolo esempio di cult mancato. Stiamo parlando de La pietra di Marco Polo, caso unico di telefilm italiano, ambientato in quel di Venezia.
Incredibilmente, ne furono girate ben 2 stagioni, per un totale di 26 episodi, e siamo pure riusciti a esportarla in Germania, come potrete intuire dalla sigla. Malgrado fosse ospitata in un contenitore per ragazzi, Tandem, condotto da Fabrizio Frizzi ed Enza Sampò, siamo in pochissimi a ricordarla. E forse a ragione. E siamo ancora in meno a citarla, forse con meno ragione… Eppure, La pietra di Marco Polo rimane un ottimo esperimento di Mamma Rai e forse sarebbe il caso di ritentare con qualcosa di simile, prima o poi.