Kamen rider: la serie nipponica finita nello Spazio
Kamen rider
Curiosità
Saccheggiata per portare i Power Rangers negli USA, la serie prese il nome di Masked rider.
Titolo originale | 仮面ライダ |
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Lingua originale | giapponese |
Paese | Giappone |
Anno | 1971-1973 |
Stagioni | 2 |
Episodi | 98 |
Genere | Azione Fantascienza Tokusatsu |
Uscita italiana | 1995 |
L’eroe saccheggiato
Il personaggio di Kamen rider è uno dei più popolari del Giappone e le serie che ne raccontano le imprese vanno avanti più o meno ininterrottamente sin dal 1971, anno nel quale fa il suo debutto sui piccoli schermi nipponici. Si tratta di un prodotto appartenente a un genere tradizionale delle produzioni del Sol Levante, genere che quelli della mia generazione hanno avuto modo di conoscere e apprezzare nella sua forma originale, con telefilm quali Megaloman o Koseidon e con cartoni come Hurricane Polimar.
Un oscuro nemico
In breve: Kamen rider è un eroe e si trasforma grazie a un dispositivo nascosto nella fibbia non poco appariscente della cintura e, con le arti marziali e una gran bella moto, combatte i nemici, che in questo caso sono rappresentati da un’organizzazione criminale, la Shocker, desiderosa d’istaurare un nuovo ordine mondiale dove solo i più intelligenti hanno il diritto di governare. L’utopia (forse) è apprezzabile, ma i mezzi per raggiungerla decisamente non lo sono: per questo Kamen rider deve necessariamente intervenire.
Ed è subito seconda serie
A quella prima serie di 98 episodi ne fanno seguito ben 29, l’ultima ancora in corso, sebbene molto diversa dal concept originale; la popolarità del personaggio è talmente elevata che il suo nome è stato dato anche a un asteroide della Fascia Principale, orbitante tra Marte e Giove. E devo dire che mi piace molto vivere in un Universo nel quale esiste un asteroide chiamato Kamenrider.
Malgrado sia famosissimo in patria e nonostante ci sia stato un periodo nel quale le TV locali italiane erano ben disposte a trasmettere prodotti del genere, Kamen rider arriva nello Stivale solo nel 1995. Lo fa però per vie traverse, perché ad approdare sui nostri lidi non è una delle serie originali, ma il prodotto rimaneggiato dalla Saban Entertainment.
Super Sentai!
Il produttore Haim Saban all’inizio degli anni ’90 ha un’idea: portare in Occidente le serie Super Sentai, riadattandole per il pubblico dell’altra metà del mondo. Lo fa creando i Power Rangers, nelle cui avventure fa confluire, unificandoli, diversi prodotti nipponici.
Un patchwork
La tecnica usata utilizzava gli spezzoni originali, quando si trattava dei combattimenti, mentre il girato s’avvaleva degli attori americani nelle scene senza maschera. Si trattò di un patchwork organizzato al risparmio, tanto che perfino la grana della pellicola cambia drasticamente a seconda dei momenti: eppure, il successo è planetario. Spinto dalla fama dei suoi Power Rangers, Saban crea quindi uno spin-off, saccheggiando le serie di Kamen rider, cambiate col nome di Masked rider.
Il livello trash s’innalza particolarmente: già nella sigla è possibile vedere come il protagonista diventi giapponese nelle scene d’azione, per poi ritornare americano nei primi piani. Non solo: cambiano anche fotografia e scenografia, per un risultato decisamente straniante. Il saccheggio è tale sono addirittura presenti alcune scene di telegiornali giapponesi malamente spiegati, con presunti attacchi su scala mondiale; a volte, le scene di combattimento sono ambientate proprio in quella che sembra essere una tipica stradina della periferia di Tokyo.
Dal Kamen nipponico al Masked americano
Anche la storia muta drasticamente: il Masked rider americano è un alieno venuto sulla Terra per combattere le classiche forze d’invasione extraterrestri. Per abbassare il target ancora di più, all’eroe è anche fornita una spalla comica, rappresentata da un animaletto alieno di nome Ferbus, che sprizza merchandising da tutti i pori.
In Italia
In Italia, Masked rider va avanti per 40 episodi, poi si perde nel nulla. Sarà sostituito da tutti i successori che Saban deciderà di realizzare, sempre con la tecnica del saccheggio: è un peccato. Non tanto per Masked rider, che ci saremmo risparmiati, quanto per aver perso l’occasione di vedere l’opera originale, o almeno una parte di essa, che è anch’essa trash, ma come lo erano le serie dell’inizio degli anni ’80 e che amavamo.
Il riadattamento di questa serie, come anche di quelle dei Power Rangers, fu un’involuzione perché, per quanto fosse condivisibile la necessità d’adattare un prodotto a un gusto diverso da quello giapponese, si trattò di un’occasione mancata per scoprire altri elementi di una cultura così diversa dalla nostra. Cresciuti con Megaloman, Spectreman e Ultralion, noi di quella generazione abbiamo sviluppato un discreto affetto verso quelle serie e la società che le generò.
Una serie da recuperare
Alcuni di noi, spinti da questa passione, hanno poi approfondito e studiato, per conoscere di più la cultura e il mondo nipponico. Temo che alle nuove generazioni, anche a causa dello spregiudicato metodo di produzione della Saban, questa sorta di via privilegiata sia stata negata. Dispiace, dispiace molto. Fortunatamente il mondo s’è aperto dagli anni ’90 a oggi: grazie a internet e alle nuove opportunità, oggi chiunque voglia potrebbe senza difficoltà recuperare le serie originali di Kamen rider. Ovviamente il consiglio è di farlo!
La sigla di Kamen rider
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Titolo originale | 仮面ライダ |
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Lingua originale | giapponese |
Paese | Giappone |
Anno | 1971-1973 |
Stagioni | 2 |
Episodi | 98 |
Genere | Azione Fantascienza Tokusatsu |
Uscita italiana | 1995 |