Valerio Mastandrea: cinque ruoli meno noti da non perdere

valerio mastandrea in tuta antiradiazioni dorme su un divano in mezzo al deserto - nerdface

Valerio Mastandrea

«In un’epoca che non necessita più di parole mi piace l’idea di delegare il racconto all’immaginazione, alla sceneggiatura, alla possibilità per l’attore di evocare le cose, non solo compierle».

Perle

Valerio Mastandrea: cogliamo l’occasione per ripercorrere la carriera dell’attore romano attraverso cinque ruoli interpretati nel corso degli anni, tra cinema e televisione.

Cresceranno i carciofi a Mimongo (1996)

Seguendo l’esempio di commedie americane come Clerks, Cresceranno i carciofi a Mimongo, di Fulvio Ottaviano, porta sullo schermo il difficile mondo dei giovani appena laureati. Se il protagonista, Sergio (Daniele Liotti), si mette subito alla ricerca di un lavoro grazie ai consigli di una guida dichiaratamente miracolosa del famoso Ermanno Lopez, l’amico e coinquilino Enzo (Valerio Mastandrea) vuole continuare a vivere la vita di sempre, divertendosi, inseguendo ragazze e senza prendersi responsabilità.

valerio mastandrea con un foulard in testa sembra discutere con un altro ragazzo - nerdface

L’interpretazione di Enzo in Cresceranno i carciofi a Mimongo, un personaggio terribilmente apatico, menefreghista e divertente, apre a Valerio Mastandrea un filone di film all’insegna della ribellione. Il più conosciuto è senza dubbio Tutti giù per terra, di Davide Ferrario (1997), seguito da In barca a vela contromano, di Stefano Reali (1997), e Viola bacia tutti, di Giovanni Veronesi (1997).

La sedia della felicità (2014)

La sedia della felicità, di Carlo Mazzacurati, appartiene a un periodo completamente diverso della filmografia di Valerio Mastandrea. Da adulto, l’attore inizia a incarnare nel panorama italiano un prezioso misto di malinconia e rabbia repressa, che lo rende perfetto per interpretare figure paterne o comunque capaci di guidare gli altri verso il loro obiettivo.

valerio mastandrea accompagna una ragazza seduta su un mulo - nerdface

L’ultima opera di Carlo Mazzacurati prende come ispirazione il romanzo russo Le dodici sedie, di Il’ja Arnol’dovič Il’f e Evgenij Petrovič Petrov. Qui, Valerio Mastandrea interpreta Dino, un tatuatore poetico e bizzarro al tempo stesso che aiuta l’estetista Bruna (Isabella Ragonese) a recuperare un grande tesoro in gioielli, nascosto in una sedia. Ispirato dalle atmosfere giocose e avventurose di Fantastic Mr. Fox di Wes Anderson, La sedia della felicità è un film leggero e stralunato che, con leggerezza e un cast sorprendente e dai tempi comici sempre perfetti, conquista mente e cuore.

Tito e gli alieni (2018)

Presentato alla 35ª edizione del Torino Film Festival, Tito e gli alieni è un piccolo miracolo del cinema italiano: una favola con tratti fantascientifici girata nel Nevada, tra Las Vegas e Almeria, per parlare di morte e di vita. Valerio Mastandrea interpreta qui il Professore, uno scienziato che vive nel deserto ai limiti dell’Area 51.

valerio mastandrea coi baffi è lo scienziato in cerca di alieni - nerdface

Isolato da tutto e da tutti, se non per una simpatica assistente interpretata da Clémence Poésy, passa le giornate su un divano dove, con bizzarri aggeggi, prova a ritrovare quei suoni dello Spazio che era riuscito a captare anni prima. Quando il fratello Fidel muore, il Professore diventa però il tutore dei suoi due figli, Anita e Tito. I ragazzi si aspettano una vita completamente diversa, tra le slot machine di Las Vegas e i possibili incontri con Lady Gaga, e non di certo di stare fermi nel deserto. Il Professore, dapprima restio, s’affeziona presto ad Anita e Tito lasciando che lo aiutino a ritrovare la speranza.

valerio mastandrea è poggiato sua jeep insieme a tre giovani

Il Professore rappresenta per Valerio Mastandrea una possibilità di scoprirsi e riscoprirsi come attore, rendendo il suo personaggio un gigante scorbutico e freddo, ma in fondo gentile, che si è privato per troppo tempo della speranza. Diventa per Anita e Tito una sorta di Caronte fiabesco capace di guidarli in un nuovo mondo e di aiutarli a superare il difficile lutto della perdita del padre.

La terra dei figli (2021)

La terra dei figli, di Claudio Cupellini, ispirato all’omonima graphic novel di Gipi, racconta un mondo dove una catastrofe non specificata ha cambiato per sempre l’umanità e i pochissimi sopravvissuti si trovano a cercare fonti di sostentamento senza nessuno scrupolo per gli altri. Nella palude veneta, padre e figlio, interpretati rispettivamente da Paolo Pierobon e Leon de la Vallée, provano a convivere nonostante i continui conflitti. Il primo sa leggere e scrivere, riempendo un piccolo diario di ricordi e altro, ma il secondo non ha mai ricevuto alcuna forma di istruzione.

valerio mastandrea indossa una maschera da sub col vetro rotto - nerdface

Quando il figlio si trova da solo col diario, parte per un viaggio per trovare qualcuno in grado di leggerli le memorie del padre. Valerio Mastandrea interpreta un boia, un ruolo minuscolo che lo cala in un contesto estremamente diverso rispetto al passato. Porta una maschera per nascondere il volto sfregiato e il naso assente e, nonostante la violenza dovrebbe essere il suo mestiere, rappresenta ne La terra dei figli una delle poche fonti di speranza per il personaggio di Leon de la Vallée, essendo l’unica presenza che, nel momento del bisogno, non lo tradisce e si dimostra aperto ad ascoltare i suoi bisogni.

La linea verticale (2018)

La linea verticale è uno dei pochissimi excursus nella serialità di Valerio Mastandrea dopo Buttafuori, nel 2003, e Non pensarci, nel 2009, ispirata all’omonimo film di Gianni Zanasi. Qui dà voce all’esperienza personale del regista e sceneggiatore Mattia Torre. Valerio Mastandrea interpreta Luigi, un uomo qualunque cui però, un giorno, è diagnosticata una massa tumorale che lo costringerà a passare un lungo periodo in ospedale, tra le operazioni e la degenza.

valerio mastandrea è in un letto d'ospedale - nerdface

Lì conoscerà un universo di pazienti e di dottori, costruendosi una sorta di seconda famiglia. Ne La linea verticale, Valerio Mastandrea diventa un vassallo delle parole di Mattia Torre, come ha fatto più volte nel corso degli anni, interpretando i suoi monologhi. Lo incarna, inglobandolo, ma anche rendendolo profondamente suo. Luigi s’avvicina al mondo ospedaliero con paura del futuro, ma attraverso gli occhi sempre gentili e velati di Valerio Mastandrea riesce a trovare degli appigli anche in quell’ambiente, trasformando la sua condizione in una possibilità di crescita e di riscatto.

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