Sailor Moon: questione di scelte | Dott.ssa Stranamore
Stessa divisa, colore diverso
Anno 1995. Scuola elementare. Prima del Femminismo, prima d’imparare a truccarci con le Spice Girls e di comprendere a pieno il girl power, giocavamo a essere le guerriere Sailor. Ci incontravamo dopo la mensa, nel cortile della scuola, in cui ogni cosa è a misura di bambino, e fingevamo d’essere grandi combattenti per difendere l’Universo dalla Regina Metallia di Negaverse.
Le protagoniste contese
E partiva il Sailormercato: in cerchio, concentrate, per decidere chi interpretasse: Amy, alias Sailor Mercury, Principessa di Mercurio, quella intelligente e dolce; Rea, Sailor Mars, Principessa di Marte, testarda, decisa e passionale; Morea, Sailor Jupiter, Principessa di Giove, coraggiosa e indipendente; Marta, Sailor Venus, Principessa di Venere, bellissima e solare; e poi naturalmente Bunny, Sailor Moon, svogliata e pigra, ma generosa.
Io sceglievo sempre Amy, perché affascinata dall’intelligenza e dalla cultura, fin da piccola. Questa è la spiegazione ufficiale. In realtà, mia madre aveva la tendenza a tagliarmi i capelli corti, cosa che mi costò anche un anello di fidanzamento da un mio compagno di classe, che decise, dopo avermi vista entrare in classe col look alla ultima dei Mohicani, di rifilarlo, invece che alla sottoscritta, a una bimba dai capelli lunghi e fluenti. Stronzo.
Povera Sailor Moon
Sceglievamo in base a quel che volevamo essere, a quale personaggio pensavamo ci somigliasse di più. Alla fine, nessuna sceglieva la protagonista, Sailor Moon; nessuna voleva essere goffa e lamentosa, nonostante fossimo tutte innamorate segretamente di Milord, il fidanzato ideale. A ripensarci bene, se tornassi ora al fatidico momento della scelta, l’unico personaggio auspicabile sarebbe proprio lei, Bunny. Ha un gatto, un fidanzato che la lascia libera di combattere e interviene solo quando sembra non esserci più speranza di vincere la battaglia, delle amiche pronte a combattere per lei e un regno tutto suo. Altro che sapienza.
Il personaggio che abbiamo scelto da piccole è realmente quello che rappresenta le nostre caratteristiche, oggi che siamo adulte? Ci avevamo visto lungo, all’epoca? Forse, come in ogni squadra di fantasia, ci ritroviamo in ognuna di loro. Ma in fondo non conta. Se anche voi giocavate a combattere il male insieme ad altre quattro amiche, quelle perse negli anni a venire, avrete sicuramente imparato quanto l’unione delle donne, reali o immaginarie, sia potente soprattutto nella diversità: stessa divisa, colori diversi. Oggi, quindi, rigiochiamo a Sailor Moon: io faccio Bunny, però. E il vestito da marinaretta lo metto nero.
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Dott.ssa Stranamore
Valentina Borrelli è laureata in Psicologia.
Sui social è nota per Chiedimiperchésonosingle.
Per noi diventa la Dott.ssa Stranamore.
Una guida per l’amore al tempo dei nerd.