Jerry Lewis: il comico che aiutò Superman e Batman
Jerry Lewis
«La felicità non esiste, di conseguenza non ci resta che provare a essere felici senza».
Faccia di gomma
Classe 1926, Jerry Lewis nasce da una famiglia di attori immigrati dalla Russia e di origini ebraiche. Inutile dirlo, fin da piccolo calca il palcoscenico insieme ai genitori. Il suo esordio avviene, infatti, alla tenerissima età di 5 anni. Le persone che applaudono e ridono devono piacergli non poco, tanto che, anche da studente, si distinguerà per le imitazioni di compagni di classe e professori, salvo poi smettere di ridere quando uno dei suoi insegnanti mostrerà atteggiamenti antisemiti: Jerry Lewis gliene dà di santa ragione, guadagnandosi l’espulsione.
Una mimica inimitabile
Comunque, quelle prime prove d’imitazione contribuiscono sicuramente ad affinare l’elemento portante della sua carriera futura di comico e d’attore: la mimica. Jerry Lewis s’esprime col corpo e con la faccia, con la fisicità parodistica che, dirà, s’ispirò alle movenze dei bambini. Il suo personaggio è infantile, maldestro, ingenuo e quindi irresistibile. Non può essere un carnefice ed è, quindi, vittima, il che lo rende subito simpatico agli occhi degli spettatori.
Un bambino
Queste caratteristiche sono possibili da vederle in ogni suo film. Provate a osservare come sta seduto: non è composto, ma sempre leggermente curvo e le gambe non sono accavallate, ma semiaperte, mentre i piedi quasi si incrociano. È la postura tipica di un bambino che non arriva a toccare terra e il messaggio vuole trasmettere l’idea di un uomo che vive in un mondo non fatto per le sue misure. Si tratta di un lavoro raffinato sulla comicità e lo premia da subito.
Messa da parte la scuola, Jerry Lewis salta da un lavoro all’altro e finisce per fare la maschera in un cineteatro. In quell’occasione, intrattiene il pubblico negli intervalli, imitando in playback le movenze dei cantanti dell’epoca. Sarà proprio l’incontro con uno di questi cantanti a dare un primo, enorme slancio alla sua carriera.
Il sodalizio con Dean Martin
Nel 1946 esordisce con Dino Crocetta, al secolo Dean Martin, durante uno spettacolo. Martin era un sostituto proposto dallo stesso Jerry Lewis e la coppia ebbe un successo enorme, tanto che nel corso dei successivi dieci anni i due gireranno 16 film e saranno anche protagonisti di una serie a fumetti della DC Comics. Dean Martin è la spalla ideale, mentre Jerry Lewis è la mente dietro alle gag. L’armonia dura fino a quando il primo inizia a sentire come troppo ingombrante la presenza del secondo: a far traboccare il vaso è una foto di una copertina di un giornale, nella quale Martin è tagliato via. Duro colpo all’ego dell’attore, considerando anche che la foto è presa dal materiale pubblicitario di uno spettacolo della coppia.
Il team up con Superman e Batman
Se i due si dividono, la serie a fumetti continua a vederli entrambi protagonisti fino al 1971 e, successivamente a questa data, col solo Jerry Lewis nei suoi team-up con Superman e Batman. Riuscite a immaginare qualcosa di più naive?
Jerry Lewis rimane invischiato in piccoli ruoli fino al 1958, anno nel quale Paramount lo rimette sotto contratto per alcuni film. È forse il periodo più fortunato per l’attore, perché gli è data un’opportunità solo sognata da molti per tutta una vita. Nel 1960, infatti, l’uscita di Il cenerentolo è posticipata per ritardi in post-produzione e Paramount ha bisogno di una pellicola da mandare nel periodo estivo. Chiede, dunque, a Jerry Lewis di girarlo. Senza copione, con un budget striminzito e girando giorno per giorno, nasce Il ragazzo tuttofare, accolto ovunque (tranne in Italia) come un capolavoro di comicità.
I film di successo
Seguono una serie di fortunatissimi film, che toccano l’apice con Le folli notti del Dottor Jerryll (1963). Rimane talmente impresso nella mente, da ricevere citazioni anche molti anni dopo ne I Simpson e un remake, Il professore matto, con Eddie Murphy. Vi è, infatti, tutta la caratura di Jerry Lewis, capace di trasformarsi in un attimo da timido nerd impacciato a Casanova affascinante e sicuro di sé, in cui qualcuno vede uno specchio della sua vera personalità.
Il trasformismo
Il trasformismo è un caposaldo anche de I 7 magnifici Jerry, nel quale l’attore interpreta vari ruoli, ognuno caratterizzato in maniera differente. Lavora incessantemente fino all’inizio degli anni ’80, ma tutto quello stress lascia ferite. A causa di diverse lesioni riportate durante le riprese di alcune scene dei suoi film, Jerry Lewis inizia ad assumere steroidi, che lo portano a pesare 120 chili. A complicare la situazione, si aggiungono una meningite virale, dolorosa al punto da fargli pensare seriamente al suicidio, e una crisi di nervi che superò con molta fatica.
Scompare dalle scene fino al 1983: a ripescarlo è Martin Scorsese. Esce, così, Re per una notte, nel quale Jerry Lewis interpreta un mattatore televisivo sequestrato da un suo fan, nei panni di Robert De Niro.
Una commedia con elementi noir che vi consigliamo caldamente di vedere. Jerry Lewis non ha mai praticamente smesso di lavorare da allora e d’ispirare, con le sue gag, il lavoro di altri. Pensiamo a Jim Carrey e alla sua faccia di gomma, ma anche a Daniele Luttazzi, il quale ha ripreso la celebre gag della macchina da scrivere per il suo Satyricon.
Un Re della comicità
Quando riesci a risalire la storia di elementi ormai parte integrante della tua cultura, fino alle origini e con questa facilità, allora vuol dire che il creatore di quegli elementi ha fatto davvero un buon lavoro. Jerry Lewis ci ha arricchito con le sue trovate comiche senza tempo e, malgrado le polemiche su omosessuali e disabili abbiano gettato ombre sul personaggio, non possiamo che essergli grati per tutto quanto abbia fatto.