Stan Laurel: la mente comica di Stanlio e Ollio
Stan Laurel
«Se qualcuno di voi piangerà al mio funerale, non vi parlerò mai più».
Stanlio
Nel 1925 esisteva un impero del divertimento retto dal regista e produttore cinematografico Hal Roach, papà, per esempio, delle Simpatiche canaglie. A Roach, però, si devono ben altri meriti: il maggiore, forse, è quello d’aver fatto conoscere Stan Laurel a Oliver Hardy, creando di fatto i presupposti per la nascita di uno duo comico ormai entrato nella leggenda. Stanlio e Ollio, per chi avesse vissuto su Marte o su qualunque altro pianeta in una galassia lontana lontana…
Il primo incontro con Ollio
Stan Laurel è un attore comico con alle spalle parecchia gavetta e Roach lo sceglie per dirigere alcune commedie. Una, Yes yes Nanette, ha tra i protagonisti Oliver Hardy ed è indubbio che i due stringano amicizia durante il lavoro sul set. Nel 1927 lavorano assieme in Duck soup, ma non sono ancora Stanlio e Ollio, sebbene siano già definiti i loro ruoli comici: la vittima Stan Laurel; il carnefice Oliver Hardy.
Appare la bombetta
Nello stesso anno, ma in Do detectives think?, compare invece la bombetta che diventerà caratteristica del duo. Ma si trattava ancora di trame separate, anche se il pubblico trovava più divertenti le scene nelle quali i due erano assieme, invece di tutto il resto. Iniziarono quindi ad arrivare pressioni per un film tutto loro e, sebbene Stan Laurel non ne fosse del tutto convinto all’inizio, perché avrebbe voluto continuare come regista, sempre nel 1927 arriva The second hundred years o, com’è conosciuto in Italia, I due galeotti.
Nato da un copione di 19 pagine per una durata complessiva di 20 minuti, il film lancia la coppia, che appare non solo già affiatata, ma pure ben caratterizzata. Dal 1927 al 1929 Stanlio e Ollio girano una ventina di film muti, poi passano al sonoro con Non abituati come siamo e nel 1930 arriva anche la celebre Canzone del cucù scritta da Marvin Hatley, che diventerà il loro main theme.
Il resto è contenuto in una filmografia enorme e nel ricordo delle loro scene comiche più memorabili. Il successo li porterà a vari scontri con Roach e a provare avventure in solitaria: Stan Laurel fonda una casa di produzione, che però produce solo western a causa di complicazioni contrattuali di Oliver Hardy, mentre i tabloid si concentrano moltissimo sulla loro vita privata e non su quella artistica.
Un’amicizia riservata
Stan Laurel sposò diverse donne, a volte anche prima di divorziare con la moglie precedente e rischiando così l’accusa di bigamia. In più, si diceva che fuori dal set Stanlio e Ollio si ignorassero bellamente. La realtà è che avevano vite private, tenute rigorosamente tali, e la loro amicizia si basava su un grandissimo affetto reciproco, sì, ma allo stesso modo sul rispetto e sullo straordinario affiatamento che riuscivano a raggiungere quando recitavano insieme.
Un creativo
C’è da dire che era Stan Laurel la parte creativa della coppia. Era lui a scrivere, dirigere e montare i loro film; Oliver Hardy si rimetteva con assoluta e totale fiducia alle opinioni e alle scelte del socio. Quando poi il secondo, nel 1956, fu colto da ictus rimanendo semi-paralizzato a tal punto da rendergli difficile parlare, si dice che i due riuscissero ancora a comunicare grazie alla loro arte mimica e alla conoscenza profonda che avevano sviluppato in più di trent’anni di carriera assieme.
In barba ai giornali, quindi, quella di Stan Laurel e Oliver Hardy è la storia di un’amicizia tanto grande quanto rispettata. La storia di due uomini consapevoli dell’affetto nutrito l’uno nei confronti dell’altro e fiduciosi di un legame che certo andava oltre il lavoro. Oliver Hardy muore nel 1957, consumato da un cancro; nemmeno Stan Laurel sta bene, tanto che il medico gli impedirà d’andare ai funerali dell’amico. I giornali ricameranno molto sull’episodio, ma Stan Laurel si limiterà a dire: «Babe avrebbe capito», usando soprannome affibbiato da un barbiere italiano all’amico scomparso.
La fine di Stanlio e Ollio
La morte di Oliver Hardy segna la fine del duo comico, ma non lo fa cadere nel dimenticatoio. Nel 1961 l’Academy consegna a Stan Laurel l’Oscar alla Carriera ed è già in atto una riscoperta del lavoro monumentale della coppia e dei loro film.
Ancora oggi la popolarità dei due è alle stelle, anche grazie all’opera dell’associazione I figli del deserto, di cui Stan Laurel scrisse lo statuto, in prima linea nella diffusione dei capolavori di Stanlio e Ollio.
Addio, Stanlio
Stan Laurel ci lasciò cinquant’anni fa, il 23 Febbraio 1965, alle 13.45. Aveva 74 anni e si dice che nemmeno in quel momento fu abbandonato dalla sua strepitosa verve comica. Infatti all’infermiera che lo accudiva disse che avrebbe voluto essere in montagna a sciare in quel momento. «Le piace sciare?», chiese l’infermiera. «No, lo detesto, ma è sempre meglio che essere qui…». Fu cremato e sepolto nel cimitero di Forest Lawn a Hollywood Hills e s’era premurato d’avvertire i suoi amici che, se avessero pianto al suo funerale, non gli avrebbe mai più rivolto la parola.
Questo era Stan Laurel: un genio come pochi, con la fortuna d’aver incontrato un talento eccezionale e d’aver condiviso con lui una visione della comicità in perfetta eufonia artistica. Un uomo semplice, ma dalla complessa vita sentimentale e dai sentimenti rigorosamente sani, umani, malinconici e profondi.
Insieme, Stan Laurel e Oliver Hardy erano due attori e prima ancora due amici capaci di rendere il mondo un posto migliore solo affidandosi ai loro cervelli e ai loro corpi. Capaci di farci ridere e piangere. Ma soprattutto ridere. Anche nei momenti più tristi.
Le voci italiane
Curiosità: Oliver Hardy è stato doppiato, circostanza celebre, anche dal nostro Alberto Sordi, mentre Stan Laurel ha avuto la voce di Enzo Garinei, fratello del noto Pietro e primo nome della coppia altrettanto famosa nel teatro di Garinei e Giovannini.