Brubaker: quando ci alzammo ad applaudire Robert Redford
Brubaker
«Si possono accettare i compromessi per le strategie, non per i principi».
Titolo originale | Brubaker |
---|---|
Lingua originale | inglese |
Paese | USA |
Data d’uscita | 20 Giugno 1980 |
Durata | 132 minuti |
Genere | Biopic Drammatico |
Regia | Stuart Rosenberg |
Cast | Robert Redford Yaphet Kotto Jane Alexander Murray Hamilton Joe Spinell David Keith Everett McGill Morgan Freeman Matt Clark Tim McIntire Richard Ward John McMartin Jon Van Ness M. Emmet Walsh Albert Salmi Linda Haynes Val Avery Ron Frazier Nathan George Lee Richardson Brent Jennings Harry Groener Wilford Brimley David E. Williams |
Uscita italiana | 13 Novembre 1980 |
Tutti in piedi
A volte per raggiungere un nobile obiettivo è necessario giocare sporco. Magari anche a romanzare un po’ una vicenda quasi del tutto vera pur di colpire in profondità l’opinione pubblica. Nel caso di Brubaker questa affabulazione ebbe lo scopo di trasmettere un potente messaggio, ulteriormente amplificato dal potere del grande schermo, che rendono questo film ancora oggi leggendario nel novero dei prison movie.
Un film esplosivo tratto da uno scandalo
Nel 1980, il regista Stuart Rosenberg è convocato dalla 20th Century Fox per sostituire Bob Rafelson alla guida di questa pellicola dal potenziale esplosivo. Interpretata da Robert Redford, è tratta da Accomplices to the crime: the Arkansas prison scandal, pubblicato nel 1969, in cui il penalista Thomas Murton raccontava di come avesse lottato per un decennio con tutte le sue forze per riformare il sistema carcerario dell’Arkansas, più simile al sistema di gestione dei lager che a un ramo amministrativo di una nazione civile.
Una necessità
Per un Paese dalle immense contraddizioni come gli USA, infatti, affrontare problematiche sull’uso scellerato del potere risulta sempre attuale, necessario e, nel caso di questo film, terribilmente doloroso. E Brubaker nasce proprio come emanazione di questa necessità.
Nell’infernale carcere di Wakefield, in Arkansas, non c’è bisogno di molte guardie. A gestire i prigionieri, infatti, sono utilizzati i cosiddetti «affidabili», detenuti considerati meritevoli d’esercitare sugli altri un controllo che sfocia nel dominio assoluto. Tutte le cariche amministrative del carcere sfruttano la forza lavoro interna, come se fosse composta da schiavi privi di diritti, in un sanguinario circolo virtuoso di cui gode tutta la comunità che vive intorno al penitenziario.
Un infiltrato
I prigionieri lavorano nei campi, riparano edifici, sbrigano ogni forma di lavoro senza alcun riconoscimento. In cambio, ottengono violenze, pasti disgustosi, pessime condizioni d’abitabilità e trattamenti ai limiti dell’umano che, in alcuni casi, conducono i più sfortunati alla morte. Tra i denti di questo ingranaggio maledetto s’infila Henry Brubaker, un prigioniero apparentemente come gli altri, che però nasconde un incredibile segreto.
Un luogo infernale pieno di segreti
Criminologo con esperienze nell’esercito, entra in incognito come un delinquente comune, deciso a impiegare alcune settimane per rendersi conto delle reali condizioni in cui versa Wakefield. Prima di rivelare a tutti la sua identità di nuovo Direttore dell’Istituto, vuole infatti scavare il più a fondo possibile nei segreti di quel luogo.
Scopre, così, che dietro la parvenza di un’autogestione positiva, si nasconde uno scenario che supera, e di molto, le più terribili previsioni. A Wakefield ogni genere di servizio, dal rancio alle cure mediche, dalle condizioni delle celle al mantenimento dell’ordine interno, è regolato attraverso un incancrenito sistema di corruzione. Per curarsi, mangiare o sopravvivere è necessario pagare.
Pochissimi amici
Toltosi la maschera per salvare la vita di un carcerato dalle mani di un giovanissimo Morgan Freeman, Brubaker inizia a smantellare il radicato impianto di malaffare che aleggia sulla prigione, scatenando la reazione di chi, per anni, aveva prosperato sulle spalle dei detenuti.
Un uomo solo
La lista dei suoi alleati, però, s’assottiglia sempre di più quando, in seguito alle rivelazioni di un anziano detenuto di colore, poi torturato e ucciso, scopre alcune fosse comuni nei terreni intorno alle piantagioni. Lo scandalo rischia di coinvolgere sfere troppo alte della politica nazionale e così, dopo averlo inizialmente sostenuto, Brubaker è lasciato solo e, alla prima occasione, esautorato.
Un finale da brividi
Al momento del congedo, durante il discorso d’insediamento del nuovo Direttore, che annuncia il ripristino di tutti i precedenti criteri di gestione del carcere, i detenuti rompono le righe e si portano lungo la rete del campo più esterno, per salutare l’unico uomo che avesse davvero provato a trattarli come esseri umani, ammettendone infine il valore. Quel valore che, durante il film, non era mai stato riconosciuto loro, nemmeno di fronte all’evidenza.
Memorabile per molte ragioni, oltre che per il finale da pelle d’oca, Brubaker fu candidato, senza vincerlo, all’Oscar per la Migliore Sceneggiatura Originale. Rappresenta ancora oggi uno splendido vessillo del cinema d’impegno, di cui il magnifico Robert Redford è sempre stato solenne portavoce.
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Titolo originale | Brubaker |
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Lingua originale | inglese |
Paese | USA |
Data d’uscita | 20 Giugno 1980 |
Durata | 132 minuti |
Genere | Biopic Drammatico |
Regia | Stuart Rosenberg |
Cast | Robert Redford Yaphet Kotto Jane Alexander Murray Hamilton Joe Spinell David Keith Everett McGill Morgan Freeman Matt Clark Tim McIntire Richard Ward John McMartin Jon Van Ness M. Emmet Walsh Albert Salmi Linda Haynes Val Avery Ron Frazier Nathan George Lee Richardson Brent Jennings Harry Groener Wilford Brimley David E. Williams |
Uscita italiana | 13 Novembre 1980 |