La vita è una danza | Anima e corpo | Recensione
Il voto di Nerdface:
4.0 out of 5.0 stars
Titolo originale | En corps |
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Lingua originale | francese |
Paese | Belgio Francia |
Anno | 2022 |
Durata | 117 minuti |
Uscita | 6 Ottobre 2022 |
Genere | Commedia Danza |
Regia | Cédric Klapisch |
Sceneggiatura | Santiago Amigorena Cédric Klapisch |
Fotografia | – |
Musiche | Thomas Bangalter Hofesh Shechter |
Produzione | Ce qui me meut Canal+ Ciné+ France Télévisions |
Distribuzione | BIM Distribuzione |
Cast | Marion Barbeau Hofesh Shechter Denis Podalydès Muriel Robin Pio Marmaï François Civil Souheila Yacoub Mehdi Baki Alexia Giordano Marion Gautier de Charnacé |
Il voto di Nerdface:
4.0 out of 5.0 stars
«La danza è accesso alla bellezza»
Nella versione italiana, il titolo La vita è una danza, alquanto sempliciotto, potrebbe trarre in inganno, allontanando lo spettatore dall’accezione dell’originale francese En corps, letteralmente «nel corpo». E infatti film di rinascita e di corpi lo è davvero, in sala dal 6 Ottobre 2022. Dirige Cédric Klapisch, il regista de L’appartamento spagnolo, Bambole russe, e più recentemente della serie Netflix Chiami il mio agente!. Il suo ultimo lungometraggio è l’ennesima conferma del talento d’oltralpe e dello stato di salute del cinema francese, che esplora i generi, li reinterpreta e, come succede in questo caso, sa indagare i rapporti umani attraverso l’arma della leggerezza, con invidiabile maestria.
Oltre ogni possibile stereotipo
Un po’ commedia sofisticata e un po’ parabola di resilienza, La vita è una danza sa intrecciare siparietti d’umorismo unici, riflessioni esistenziali, storie d’amore, di caduta e resurrezione usando la danza al di là di ogni prevedibile stereotipo. Il compito d’accompagnare il pubblico dentro quella che si potrebbe erroneamente immaginare come una storia di sacrificio e rinunce tra tutù, punte e piroette, spetta a un quarto d’ora iniziale praticamente quasi muto, dominato da una sequenza di balletto classico, con la macchina da presa che scivola tra il dietro le quinte e la scena in un crescendo di tensione.
Tra palco e realtà
Così, Cédric Klapisch racconta gli attimi precedenti l’incidente che sarà il motore dell’intera vicenda: sono gli ultimi passi di danza della protagonista Elise, ballerina di classica all’apice del successo che vive a Parigi assieme al fidanzato, ballerino anch’egli. Istanti di pura grazia, prima che sul palcoscenico irrompa brutale la realtà: è in quei momenti concitati tra le linee perfette che piegano il corpo in pose plastiche e la vita che s’agita dietro le scene che Elise scopre il tradimento del compagno.
L’incanto si spezza ed Elise cade rovinosamente a terra, procurandosi un brutto infortunio: caviglia slogata e pausa di almeno due anni. Una diagnosi spietata che la costringerà ad allontanarsi dalle scene e a ripensare una seconda vita che non sia più sbarra, allenamenti e arabesque. Ma il cammino per la guarigione la sorprenderà portandola fino in Bretagna, al seguito di una coppia di amici cuochi, Loïc e Sabrina, che allietano le serate di una residenza per artisti preparando piatti prelibati e servendo buon vino. Insieme all’amore, Elise incontrerà la possibilità di rinascere grazie al coreografo Hofesh Shechter (nei panni di sé stesso) di una compagnia di danza contemporanea ospite della tenuta.
Un’altra danza è possibile
La regia di Klapisch dà al film un’identità ben precisa: niente carni spezzate sotto l’imperativo della fatica fisica e del doversi riprendere a ogni costo, né tiri mancini da parte di acerrime rivali in tutù e calzamaglia, nulla di tutto quello che l’immaginario collettivo è abituato ad associare al mondo della danza. Il regista infila un altro tassello nel racconto di questo universo per il quale ha sempre nutrito profonda passione, come dimostrano Parigi e un suo documentario sulla ballerina Aurelie Dupont, ma lo fa spostando lo sguardo altrove, sulla lenta riconquista del proprio spazio nel mondo, sulla bellezza della fragilità che «è il nuovo superpotere», sulla possibilità di concedersi il tempo necessario a imparare e rieducare anima e corpo a una forma diversa di questa arte.
L’accesso alla bellezza
Sullo schermo prende forma una commedia ispirata nella quale trovano posto alcune istanze femministe («Quasi tutti i balletti raccontano di donne finite male, condannate a un tragico destino… Donne derise, distrutte»), piccoli rituali amorosi, sentimenti di rinascita, la gioia di un «corpo liberato», le coreografie collettive. «La danza è accesso alla bellezza» e questo interessa a Klapisch, poco importa che l’epifania avvenga librandosi in aria sulle punte o attraverso il ritmo più tribale, viscerale e animalesco della danza contemporanea, che invece inchioda il corpo al suolo dando a Elise l’opportunità di ricostruirsi una vita.
Il cast de La vita è una danza è sempre all’altezza, una girandola di personaggi cui in quasi due ore di film non sarà difficile credere; non è un caso che la scelta sia ricaduta per alcuni ruoli su ballerini professionisti, sui quali spicca Marion Barbeau, étoile dell’Opera di Parigi, che interpreta la protagonista. Il corpo esile, l’incanto di uno sguardo d’infinita grazia la aiutano a dare vita alla sua Elise, prima intimorita e zoppicante, poi determinata a rialzarsi trascinata da una a forza quasi ancestrale.
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Titolo originale | En corps |
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Lingua originale | francese |
Paese | Belgio Francia |
Anno | 2022 |
Durata | 117 minuti |
Uscita | 6 Ottobre 2022 |
Genere | Commedia Danza |
Regia | Cédric Klapisch |
Sceneggiatura | Santiago Amigorena Cédric Klapisch |
Fotografia | – |
Musiche | Thomas Bangalter Hofesh Shechter |
Produzione | Ce qui me meut Canal+ Ciné+ France Télévisions |
Distribuzione | BIM Distribuzione |
Cast | Marion Barbeau Hofesh Shechter Denis Podalydès Muriel Robin Pio Marmaï François Civil Souheila Yacoub Mehdi Baki Alexia Giordano Marion Gautier de Charnacé |