Intelligenza artificiale: conoscete il progetto AIPOP?
Il dibattito sull’intelligenza artificiale non è mai stato acceso come in queste settimane. La causa è da ricercarsi nelle IA ora capaci di creare immagini partendo solo da alcuni input forniti dall’utenza umana. Ovvio: non si tratta d’arte nata da un sentire emotivo della macchina, bensì di una fredda pesca basata su algoritmi e operata in un grande database. La notizia ha fatto insorgere uno stuolo di detrattori, impauriti che questa tecnologia possa in qualche modo togliere il lavoro agli artisti in carne e ossa.
Una paura atavica
Occorre fare un piccolo passo indietro: fino a questo momento il dilemma sull’IA era basato sulle ataviche paure di perdere il vertice della piramide su cui poggiamo come specie, un’eventualità affrontata spesso in tante opere di sci-fi e che ora sembra essere tornata a fare da spauracchio per un destino che appare sempre più prossimo.
Il progetto AIPOP
Per fare luce su un tema così complesso, abbiamo incontrato Marco Borrelli. A capo dei Marcondiro, produttore artistico, musicista, regista e vicepresidente del direttivo della Dante Alighieri Society of Toronto per la gestione di progetti ed eventi nell’ambito delle nuove tecnologie legati a lingua e cultura italiane e all’intrattenimento da realizzare in Canada, Marco Borrelli ci introduce ad AIPOP, un progetto affascinante e ambizioso, in cui tutte le facce della comunicazione si uniscono in nome della tecnologia.
Un videogame particolare
AIPOP è un videogame particolare, molto semplice, e apre una finestra su un futuro possibile. Isaac Asimov aveva creato i suoi robot fornendoli di un cervello positronico e delle celebri Tre Leggi della Robotica, per garantire all’uomo il controllo sulle macchine; Philip K. Dick, invece, aveva tradotto la paura umana della perdita di supremazia nei replicanti, androidi organici con una scadenza temporale, al pari di noi. Entrambi gli autori, attraverso la Fantascienza e il paradosso affrontavano temi enormi, come la vita e il suo senso.
In questo periodo di diffidenza crescente, tipica dei momenti di transizione, sarebbe giusto riconsiderare il paradigma dell’intelligenza artificiale e ancor più giusto sarebbe non lasciare il dibattito ai soli ambienti scientifici. Perché se è vero che gli scienziati padroneggiano le precise competenze tecniche, è altresì vero che una società società popolata da IA non sarà tutta composta da specialisti.
Es vs Io
Non solo matematici, non solo i Turing e gli Asimov, non solo i Musk e i moderni Frankenstein, ma anche la gente comune, la parte del cielo dionisiaca contrapposta alla logica, l’Es contrapposto all’Io o, per dirla con un termine molto riduttivo, gli artisti. In questo senso, l’opera dei Marcondiro s’inserisce nel discorso sulle IA e ne offre un aspetto nuovo, partendo da un tema solo apparentemente banale.
Il robot primitivo
La Sardegna è una delle terre più ricche di storia antica e offre reperti di un’epoca arcaica, attingendo a una riserva che sembra infinita. Le civiltà nuragiche e le statue dei giganti del Mont’e Prama ne sono un esempio più che concreto. Proprio da quest’ultime i Marcondiro sono partiti per dare volto a Isaac, il robot primitivo. Primitivo non nel senso di non evoluto, ma nell’essere ancorato al sentimento basico dell’amore. Isaac si muove, così, in un mondo che sta cambiando ed è al centro di un’imponente opera che parte dalla musica e, tramite essa, si dipana all’insegna della multimedialità.
In AIPOP, il videogioco a lui dedicato, è dunque solo una frase in un discorso ben più modulato e stratificato. E si tratta di un discorso portato avanti con estrema e raffinata attenzione; alle nuove tecnologie, certo, ma anche agli esseri umani. Isaac è umano quanto e come noi: un uomo che cerca l’altra metà della sua mela, sapendo bene che essa è anche un frutto proibito. Ma da chi? L’ovvia risposta impone un’autocritica impietosa, perché i creatori di Isaac siamo proprio noi.
Il nuovo uomo
Isaac dunque è, sì, il robot primitivo, ma è anche il nuovo uomo. Il rovesciamento del paradigma dei Marcondiro sta proprio nel porre le emozioni come condizione per la coesistenza con noi. Non si può temere a lungo chi ama così ardentemente; si può esserne diffidenti all’inizio, ma alla fine ci si troverà in un rapporto non dissimile a quello con qualunque altro essere vivente. Una soluzione semplice, forse, eppure efficacissima nel suo essere ridotta a dinamica emotiva.
Il metaverso
Inoltre i Marcondiro aprono il Metaverso, cui Isaac appartiene insieme al resto del progetto multimediale, e lo rendono un luogo attorno a noi e non un luogo dove si entra o si esce. Anche in questo caso si tratta di un via nuova, che supera il dilemma della realtà virtuale o aumentata, ancorandola al nostro mondo come fosse un quartiere delle nostre città e non un universo completamente alieno.
Intervista a Marco Borrelli
AIPOP è ancora in una fase di demo: i quadri sono molto piccoli, ma è lo storytelling a renderlo particolarmente interessante, come abbiamo visto, e le domande che pone sono tantissime… Secondo te la sua simbologia può essere interpretata facilmente da una famiglia?
Ho utilizzato simbologie iconiche, rimescolandole. Io penso di sì, perché viviamo in un mondo in cui è tutto ribaltato, compresi i simboli. La mela, per esempio, è il simbolo del peccato, ma pure il frutto che si dovrebbe mangiare una volta al giorno per togliersi il medico di torno. All’interno del mondo onirico di AIPOP sono rappresentati i simboli del mondo terrestre, acquatico e volatile: è molto semplice da vedere ma, paradossalmente, complesso da capire. Ecco perché AIPOP rientra a pieno nel concetto di arte: come di fronte a un’opera, possiamo reagire in un modo ma, una volta entrati nella storia e con una guida che ce ne spiega il senso, la nostra reazione si plasma e il gioco arrivare a sovvertire le nostre emozioni iniziali
Nel progetto complessivo s’interseca anche una parte musicale molto consistente. Ci puoi indicare tre canzoni emblematiche?
Tutte le canzoni si legano al progetto in modi differenti, ma sicuramente le tre canzoni da cui partire sono: Con i tuoi occhi, canzone in cui l’amore è raccontato in termini tecnologici; Core, storia d’amore tra due intelligenze artificiali che ha molto colpito l’immaginario collettivo di pubblico e giornalisti, finendo in anteprima su Il Messaggero e lanciato su Radio Rai 1 RAI da John Vignola; Captcha cha, canzone la cui intro ritroviamo anche nel videogame e il cui videoclip ha vinto il premio Vertical Song 2021, per la regia di Marco Borrelli, al Vertical Movie Festival di Cinema in 9:16.
AIPOP appare, dunque, come un semplice gioco e moltissimi diffidenti delle nuove tecnologie non mancheranno di chiamarlo così, ma offre una visione diversa di come la società possa imparare a convivere con le IA, ma anche di come queste possano convivere con una società come la nostra, ben lontana dall’essere perfetta. Non si è mai pronti a essere genitori, si dice: vale lo stesso con le IA e non saremo mai pronti forse ad averle come figlie. In questo senso l’opera dei Marcondiro può prepararci meglio a un mutamento necessario per rendere meno traumatico un cambiamento che, piaccia o no, è già in atto. Per dare un’occhiata ad AIPOP, potete cliccare QUI.