Tár | Un film che farà discutere | Recensione
Il voto di Nerdface:
3.5 out of 5.0 stars
Titolo originale | Tár |
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Lingua originale | inglese |
Paese | Germania USA |
Anno | 2022 |
Durata | 158 minuti |
Uscita | 9 Febbraio 2023 |
Genere | Drammatico |
Regia | Todd Field |
Sceneggiatura | Todd Field |
Fotografia | Florian Hoffmeister |
Musiche | Hildur Guðnadóttir |
Produzione | Standard Film Company EMJAG Productions |
Distribuzione | Universal Pictures |
Cast | Cate Blanchett Noémie Merlant Nina Hoss Sophie Kauer Julian Glover Allan Corduner Mark Strong Sylvia Flote |
Il voto di Nerdface:
3.5 out of 5.0 stars
«Il tempo è tutto»
Al cinema dal 9 Febbraio, Tár di Todd Field è uno dei film in corsa per i prossimi Oscar, grazie alla sua protagonista, la sempre impeccabile Cate Blanchett, che concorre come Miglior Attrice. Si tratta di un finto biopic, che prende gradualmente ritmi e atmosfere di un thriller psicologico, commentando con acume e posizioni piuttosto nette il contemporaneo e ciò che negli ultimi anni sta avvenendo nel mondo del cinema e dell’arte in generale.
Raffinato e potente
Nel complesso, è innegabile che Tár sia un film raffinato e potente, pur soffrendo del peccato di lunghezza che spesso s’attribuisce alle nuove uscite, che raramente rientrano nelle due ore. Naturalmente non si tratta di un problema di minutaggio in sé, ma di gestione della lunga durata, che non sempre è percepita come realmente necessaria e non come un difetto di sintesi.
Tuttavia, le due ore e mezza di Tár non sono l’unico motivo per cui il pubblico è messo alla prova: su tutti, una sceneggiatura complessa e densa di riferimenti altissimi, tutti inerenti al linguaggio, alla storia della musica classica e al ruolo del direttore d’orchestra. Infine, c’è da domandarsi il motivo per cui Field e Cate Blanchett, che compare anche tra i produttori del film, abbiano voluto raccontare questa storia proprio in questo momento storico, in cui il dibattito sulle molestie e gli abusi di potere è così vivo e delicato e, soprattutto, perché farlo unicamente dal punto di vista del presunto carnefice e in questo modo così ambiguo.
Dalle stelle…
Elegante, algida, ma anche con una misurata dose d’ironia e insicurezze, Lydia Tár è Direttrice della Philarmonica di Berlino, uno dei ruoli di maggior lustro nella musica classica internazionale. Il film apre, con intelligenza, visto che deve introdurre lo spettatore in una biografia fittizia ma credibile, con la lettura del suo curriculum da parte del giornalista del New Yorker, che la sta andando a intervistare.
Conosciamo così la protagonista e la vediamo immediatamente osannata dal suo pubblico; la vediamo controbattere a sentenze e domande che la vorrebbero esaltare come vittoria per il suo genere, la vediamo chiarire subito che lei non è una paladina dei diritti delle donne, piuttosto una guerriera della musica e della bellezza.
… alle stalle
Tár non è affatto la donna che le produzioni mainstream stanno vendendo dal Mee too in poi, insomma. Seguiamo la protagonista nella sua vita apparentemente perfetta, sposata con la prima violinista della Philarmonica, Sharon, fedelmente seguita dalla sua assistente Francesca, idolatrata da colleghi e maestri e in procinto di pubblicare la sua autobiografia celebrativa: Tár on Tár.
Un ruolo di potere
Il suo mondo di successo e perfezionismo è però destinato a infrangersi sulla nuova sensibilità che non accetta più che i ruoli di potere possano disporre dei sottoposti per fini sessuali o di puro compiacimento. Durante il film emerge con sinistra prepotenza la figura di una sua ex pupilla, Krista, testimone di un passato di cui la protagonista non ha nessuna intenzione di parlare.
Di fatto non sapremo mai cos’è successo fra le due, né se davvero Krista è la mitomane di cui Tár l’accusa. Sta di fatto che, quando la situazione precipita, Lydia Tár è costretta a ritirare le proprie ambizioni e a rifugiarsi in una situazione di fortuna, ancor prima che la sentenza effettiva sia pronunciata da un giudice. Vittima a sua volta di un tribunale mediatico, Tár mostra allo spettatore il punto di vista dell’accusata e unicamente quello.
Un personaggio affascinante
La narrazione è estremamente interessante nel creare un contatto empatico con chi nella contemporaneità sarebbe dipinto unicamente come mostro. Inoltre, la scrittura che anima Lydia Tár la rende una donna piuttosto sgradevole, piena di sé, affascinante, certo, ma mai pronta a mettersi in discussione, piuttosto a respingere ogni accusa come manifestazione isterica dei tempi moderni.
Una questione di qualità
Rendere un personaggio così complesso e così di rottura è un compito che un’attrice come Cate Blanchett porta a casa con disinvoltura. La sua è una performance ricca di sfumature e aggiunge scena dopo scena sempre nuovi particolari di scorrettezza. Lydia è bugiarda (un episodio, in particolare, lo dimostra), giudicante e reazionaria. E per quanto abbia un’enorme cultura in tutto il suo campo, sembra non curarsi del resto. In più, quando avrà un confronto ravvicinato con la nuova generazione, saprà solo entrarci in conflitto o intessere nuove relazioni ambigue.
Una sceneggiatura al servizio di Cate Blanchett
La sceneggiatura accompagna la performance di Cate Blanchett, dandole spazio per dialoghi lungi e particolarmente illuminanti sulla personalità dell’artista e su quanto rappresenta. Le consente d’enunciare teorie estetico-storiche d’alto respiro, riflettere sul valore assoluto dell’arte e sulla necessità di separarla dal suo creatore e preannuncia il suo stesso declino, invitando le nuove generazioni a non cancellare l’opera di un musicista per la sua condotta privata, per quanto riprovevole possa essere ritenuta. L’astuzia di Tár sta nel porre questi concetti nei discorsi di un personaggio femminile forte, quello che per alcuni dovrebbe essere un esempio d’emancipazione.
Indubbiamente, Tár di Todd Field è un’opera che genererà dibattito, stimolerà riflessioni e porterà il pubblico a separare davvero arte da ideologia. In sé è un film che ha certamente la sua dignità, che al massimo chi non mastica di musica da camera può trovare ostico e poco scorrevole. Tuttavia, come chiarisce la stessa protagonista, «il tempo è tutto».
Tár è un film che ci mette in crisi
Che sia il tempismo giusto per raccontare questa storia o meno, dipende dall’intenzione del regista e della produzione. Quel che è certo è che, esattamente come in una partitura musicale, niente è lasciato al caso e tutto concorre a un prodotto sontuoso, che parte con un animo trionfante e si conclude col più disperato dei finali. Ci auguriamo che tanta bellezza sia presto dedicata anche al racconto di chi, dall’altra parte, gli abusi li subisce.
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Titolo originale | Tár |
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Lingua originale | inglese |
Paese | Germania USA |
Anno | 2022 |
Durata | 158 minuti |
Uscita | 9 Febbraio 2023 |
Genere | Drammatico |
Regia | Todd Field |
Sceneggiatura | Todd Field |
Fotografia | Florian Hoffmeister |
Musiche | Hildur Guðnadóttir |
Produzione | Standard Film Company EMJAG Productions |
Distribuzione | Universal Pictures |
Cast | Cate Blanchett Noémie Merlant Nina Hoss Sophie Kauer Julian Glover Allan Corduner Mark Strong Sylvia Flote |