«Posso darti l’unica cosa che nessun altro può darti: tempo»

Arriva finalmente nelle sale italiane il tanto atteso film firmato Marvel Studios, Ant-Man and the Wasp: Quantumania, pellicola che dà inizio alla Fase 5 dell’MCU e che continua la Saga del Multiverso. Ritroviamo ancora una volta Scott Lang (Paul Rudd) e Hope Van Dyne (Evangeline Lilly) alla ricerca di un equilibrio tra la loro vita di coppia e la tuta da supereroi che devono indossare.

Una famiglia finalmente unita

Le loro vite sembrano andare alla grande: Scott ha scritto un libro, Hope sostiene cause umanitarie e la loro famiglia, composta dai genitori di Hope, Janet Van Dyne (Michelle Pfeiffer) e Hank Pym (Michael Douglas), e dalla figlia di Scott, Cassie (Kathryn Newton), fa finalmente parte delle loro quotidianità. Cassie, che durante il salto temporale di cinque anni dallo Schiocco di Thanos è cresciuta ed è ormai una giovane adulta, ha scoperto di condividere la passione per la scienza e la tecnologia, specialmente per quanto riguarda il Regno Quantico.

Maledetta curiosità

Sarà proprio la sua curiosità il moto dell’azione di Ant-Man and the Wasp: Quantumania e la condurrà insieme a tutta la famiglia in un viaggio inaspettato nel vasto mondo subatomico. Cassie, infatti, decide di costruire un dispositivo in grado di comunicare col mondo quantico. Un segnale è intercettato e apre così un varco che improvvisamente risucchierà l’intera squadra.

Persi nel mondo subatomico, i protagonisti incontreranno nuove strane creature, una società oppressa e un maestro del tempo, le cui minacciose imprese sono soltanto all’inizio. Scott e Cassie sono condotti in una direzione, Hope, Janet e Hank in un’altra, dispersi in un mondo in guerra, senza la minima idea di come tornare a casa.

Il Regno Quantico

Dopo aver visto la dimensione subatomica in Ant-Man, Ant-Man and the Wasp e Avengers: Endgame, il capitolo finale della trilogia trascorre più tempo nella dimensione in cui la Wasp originale era stata intrappolata per decenni, dando a essa finalmente dei connotati caratteristici.

Il microscopico spazio subatomico situato all’interno del mondo che conosciamo ha infatti una sua tecnologia, una società e persino una politica tutta sua ed è qui che facciamo l’incontro coi ribelli capitanati da Jentorra (Katy M. O’Brian), i quali hanno un unico obiettivo: la libertà.

E alla fine arriva Kang

In un susseguirsi di immagini davvero fantastiche che ricalcano le atmosfere di Star Wars, incontriamo finalmente Kang il Conquistatore (Jonathan Majors), il futuro villain dell’intero franchise che gli appassionati già conosceranno. I più attenti, forse, ricorderanno una sua variante diversa… Perché si trovi nel Regno Quantico e abbia così bisogno dell’aiuto di Ant-Man è il corpo di quest’avventura fantascientifica, piena di colpi di scena e d’azione.

L’anima della storia

Ma l’anima della storia è altrove ed è incarnata dai protagonisti e dal loro approccio nei confronti del tempo e del ruolo che esso gioca nella relazioni interpersonali. L’amore, l’amicizia, il proprio lascito: Ant-Man and the Wasp: Quantumania parla di questi temi e ogni eroe dovrà fare i conti con le minacce e le promesse rappresentate dal tempo.

Nella sua molteplicità, Ant-Man and The Wasp: Quantumania rimane comunque la storia di una famiglia, coi suoi conflitti e travagli. Così, il film dedica ampio spazio alla Wasp del presente e del passato, una figlia e una madre con trent’anni di vuoto da colmare, ma con visioni e aspettative diverse. La regia di Peyton Reed disegna anche uno Scott diverso dai suoi esordi come Ant-Man, un eroe privo di abilità innate, un uomo come tanti e dal passato complicato catapultato in avventure più grandi (o più piccole) di lui.

Un nuovo inizio

Ant-Man and The Wasp: Quantumania segna dunque l’inizio di una Fase 5 che promette un nuovo scontro epico, nel segno però del suo protagonista principale: la volontà di prendersi in giro.

Sebbene il Multiverso già introdotto in serie come Loki o nell’ultimo Doctor Strange si faccia più complesso, circostanza che potrebbe far storcere il naso a diversi spettatori, non c’era però modo migliore d’espandere quella che ormai è ben lontana dall’essere una teoria se non proprio con Ant-Man. Del resto, essere il più piccolo tra gli Avengers non significa essere il meno importante.