«Questo fa la droga»

Universal non avrebbe potuto scegliere momento più emblematico per portare in sala Cocainorso, dopo i fatti recenti che hanno visto il runner Andrea Papi perdere la vita tragicamente perché attaccato da un’orsa intenta a proteggere i suoi cuccioli.

Ispirato (molto) a una storia vera

Il film di Elizabeth Banks trae spunto da un’altra storia vera e la distorce in modo significativo, per presentare una commedia nera condita di qualche incursione splatter. La realtà vide, invece di un inarrestabile orso strafatto di cocaina, un altro orso morto però d’overdose per aver ingerito parte di un carico dello stupefacente disperso nel suo ambiente naturale.

Il denominatore comune

A voler guardare oltre queste coincidenze temporali, piuttosto inquietanti, in verità, e cercare un denominatore comune, le due vicende presentano la medesima caratteristica: l’incapacità umana di vedersi parte di un sistema naturale col quale convivere e di cui non disporre in modo arbitrario. Ovviamente ci riferiamo alla surreale discussione che sta seguendo i fatti avvenuti in Val di Sole.

Cocainorso, dunque, immagina un esito diverso e decisamente più divertente da vedere, nel quale l’orso diviene un tossico incontrollabile, pronto a macellare chiunque si trovi tra lui e il prossimo panetto di droga da sniffare o ingerire.

Personaggi da sgranocchiare

A convergere nel suo habitat, ovviamente chiamato Blood Mountain, ci sono numerosi personaggi. In primo luogo la banda di narcotrafficanti che deve recuperare il carico disperso, guidata dal compianto Ray Liotta; poi una madre in cerca del figlio e della sua amichetta, che hanno marinato la scuola per andare a vedere le cascate.

Altri personaggi da sgranocchiare

Inoltre ci sarà un gruppo di giovani teppisti, un animalista e la sua incapace spasimante della forestale e due escursionisti. Cocainorso si dilunga molto, forse troppo, nel delineare le storie d’ognuno di essi, sebbene in alcuni momenti si rida di cuore, e in ogni caso chi voglia accostarsi al film deve essere avvertito.

Cocainorso, infatti, è più vicino alla commedia che all’horror, sebbene il sangue non manchi e in almeno un paio di scene grondi a secchiate. Di conseguenza, se si entra al cinema pensando a un gustoso splatter, si uscirà delusi, mentre una visione più scanzonata e priva di grosse pretese darà certamente maggiori soddisfazioni.

Un taglio quasi autoriale

Elizabeth Banks prova, non sempre riuscendo nell’intento, a fondere un’idea deliziosamente demenziale e un taglio che potremmo definire quasi autoriale, specialmente nella caratterizzazione sopra le righe dei numerosi personaggi in scena.

Tra detective e cagnolini, spacciatori in crisi esistenziale e bambini ribelli, animalisti da operetta e guardie forestali sovrappeso, Cocainorso gioca anche con una sceneggiatura che tenta di destreggiarsi tra dialoghi e situazioni surreali.

Un nuovo piccolo genere

Nel bene e nel male, Cocainorso è però già un successo, come dimostrano altri film annunciati che vedono altre specie animali in crisi d’astinenza pronte a trasformare in polpette nuovi malcapitati.