Il ritorno dello Jedi: una maschera di dolore e redenzione
Il ritorno dello Jedi
«Per una sola volta, lascia che ti guardi con i miei veri occhi».
Titolo originale | Return of the Jedi |
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Lingua originale | inglese |
Paese | USA |
Data d’uscita | 25 Maggio 1983 |
Durata | 131 minuti |
Genere | Star Wars Fantascienza |
Regia | Richard Marquand |
Cast | Mark Hamill Harrison Ford Carrie Fisher Billy Dee Williams Anthony Daniels Peter Mayhew Sebastian Shaw Ian McDiarmid David Prowse Alec Guinness Kenny Baker Denis Lawson Kenneth Colley Jeremy Bulloch Warwick Davis Caroline Blakiston Michael Carter |
Redenzione
Ci sono emozioni che restano dentro, per sempre. Come sorrette dalla Forza. A quarant’anni dall’uscita, Il ritorno dello Jedi, terza e ultima parte della prima trilogia di Star Wars può essere considerato uno dei caposaldi emotivi degli anni ’80, il fermo immagine sentimentale di un tempo che non c’è più, ma che sopravvive nel fascino di uno space fantasy senza eguali, capace di ringiovanire il pubblico di tutte le età arrivando ad affabulare, episodio dopo episodio, le generazioni di oggi. Sempre sulle note di John Williams.
Nessuna pazienza
All’epoca dell’uscita, nel 1983, il pubblico non era come quello odierno, educato dal mercato all’attesa. Oggi, tra serie TV, prequel, stagioni e sfaccettati multiversi abbiamo imparato la pazienza, ma non è sempre stato così. Il pubblico allora bramava per conoscere la fine della storia iniziata nel 1978 con Una nuova speranza, ed era rimasto scioccato dall’impatto visivo de L’Impero colpisce ancora, soprattutto dal suo finale.
Questioni irrisolte
Nei tre anni passati dal secondo al terzo episodio erano rimaste in sospeso molte questioni, dal completamento dell’addestramento di Luke Skywalker al salvataggio di Han Solo, ibernato nella grafite e rapito da Boba Fett, fino allo scontro finale con Darth Vader e il suo Imperatore.
Il ritorno dello Jedi apre proprio dove il pubblico ambiva a tornare, su Tatooine, pianeta d’origine del protagonista, dove risiede il malvagio Jabba the Hutt, che espone Han Solo come un prestigioso oggetto decorativo.
Dopo aver salvato il più veloce contrabbandiere del cosmo, il gruppo dei protagonisti si separa nuovamente. Luke torna da Yoda per completare il suo addestramento. Oltre alle conferme sulla sua ascendenza, scopre di avere in Leia una sorella gemella.
È il vecchio Obi Wan a rivelarglielo, tornato come fantasma della Forza. Il vecchio maestro però lo mette in guardia dai suoi sentimenti, in quanto il duello finale che lo vedrà contrapporsi a Vader, suo padre, sarà determinante per la sorte della galassia.
Il piano più ambizioso
Nel frattempo Han, Leia e gli altri si ricongiungono ai ribelli, che si preparano al più ambizioso dei piani. Le loro spie, infatti, li hanno messi a conoscenza dei piani dell’Imperatore, che starebbe supervisionando personalmente le fasi finali della costruzione di una nuova Morte Nera.
L’obiettivo è dunque distruggere l’Impero stesso dalle fondamenta. Per attaccare l’immensa stazione spaziale, però, è necessario disabilitarne gli scudi protettivi, generati dalla vicina luna boscosa di Endor. Mentre Luke affronta suo padre, convinto di poterlo salvare dal Lato Oscuro della Forza, i suoi amici combattono su Endor per consentire l’attacco alla Morte Nera.
Gli eroi che fecero l’impresa
Superati tutti gli ostacoli, gli eroi riescono nell’impresa, fornendo alla flotta ribelle l’occasione d’attaccare mentre Luke, sconfitto suo padre, finisce però per scoprire il terribile potere dei fulmini di Forza dell’imperatore Palpatine che, lentamente, avvicinano il ragazzo alla fine. Vedendo il figlio sfiorato dalla morte, di primo piano in primo piano, sembra quasi di cogliere del dolore sulla maschera di Darth Vader.
Così, l’uomo che doveva riportare equilibrio nella Forza si riscatta e, con una suplex liberatoria, scaglia Palpatine nell’abisso della Morte Nera, salvando suo figlio e la sua anima jedi e facendoci sempre esultare e commuoverci. I nostri eroi riescono così nell’impresa di liberare ogni sistema solare dalla minaccia del Lato Oscuro, liberando infine la galassia dalla presa dell’Impero.
Nessuna vendetta
Visto, rivisto e impresso nella memoria, Il ritorno dello Jedi appartiene a quella categoria di pellicole marchiate a fuoco nell’immaginario collettivo, ma sempre capaci d’emozionare.
Il titolo, inizialmente previsto come La vendetta dello Jedi, fu modificato perché George Lucas non riteneva la ritorsione un elemento compatibile con l’etica Jedi e il tema fu poi recuperato quando fu girata la trilogia prequel, ne La vendetta dei Sith.
Come per L’Impero colpisce ancora, Lucas preferì evitare d’occuparsi della regia in prima persona, dovendo supervisionare le infinite sfumature produttive di un film che evolveva giorno per giorno, sia dal punto di vista tecnico che narrativo. Per esempio, fino all’ultimo non era chiaro se Harrison Ford vi avrebbe partecipato, visto il successo ottenuto come Indiana Jones, e comunque l’idea inizialmente era di farlo morire.
Avete detto Shakespeare?
Alla regia fu posto Richard Marquand, che aveva impressionato tutti con la direzione de La cruna dell’ago, ma fu spesso affiancato durante le riprese delle sequenze con gli effetti speciali da Lucas in persona, portandolo a dire che gli sembrava di dirigere Re Lear di fronte a Shakespeare stesso. Yub Nub!
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Titolo originale | Return of the Jedi |
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Lingua originale | inglese |
Paese | USA |
Data d’uscita | 25 Maggio 1983 |
Durata | 131 minuti |
Genere | Star Wars Fantascienza |
Regia | Richard Marquand |
Cast | Mark Hamill Harrison Ford Carrie Fisher Billy Dee Williams Anthony Daniels Peter Mayhew Sebastian Shaw Ian McDiarmid David Prowse Alec Guinness Kenny Baker Denis Lawson Kenneth Colley Jeremy Bulloch Warwick Davis Caroline Blakiston Michael Carter |