«I’m Todd Hewett»

Tratto dal primo romanzo della trilogia Chaos: la fuga, di Patrick Ness, Chaos walking è arrivato in Italia su Prime Video l’8 Giugno dopo una gestazione travagliata, segnata dai continui spostamenti del release a causa della pandemia da Coronavirus. Epopea fantascientifica nelle intenzioni, s’è avvalsa anche del romanziere in fase di sceneggiatura, presenta Doug Liman alla regia, apprezzato per quel gioiello di Edge of tomorrow, e un cast di tutto rispetto, con Tom Holland, Daisy Ridley e Mads Mikkelsen. Insomma, le premesse sembrano tutte portare a un film di fantascienza di spessore. Vediamo se sono state mantenute.

La trama di Chaos walking ci precipita in un lontano futuro, dove su un pianeta enormemente distante dalla Terra un gruppo di coloni vive una condizione molto singolare. I pensieri non espressi risuonano ben ascoltabili e, in alcuni casi, anche visibili come fossero ologrammi, avvolti da una sorta di vapore fluorescente. Non esiste privacy e in pochi sanno celare le proprie intenzioni, padroneggiando questa dote chiamata «noise», rumore.

Il pianeta degli uomini

A rendere ancora più difficili le cose, questa cittadina di coloni è abitata solo da uomini, perché le donne sono state rapite dai nativi alieni. In questo contesto, vive Todd Hewett, un ragazzo che tenta disperatamente d’allenare il suo rumore ripetendo a mente ossessivamente il suo nome, ma con scarsi risultati. Un giorno, una giovane astronauta terrestre precipita con la sua astronave sul pianeta, restando la sola sopravvissuta: i due si incontreranno e Todd non solo vedrà per la prima volta nella sua vita una donna, ma scoprirà inoltre che la nuova arrivata è immune al rumore, scoprendo l’inusuale condizione di non poter leggere i suoi pensieri.

Due giovani contro una religione

Ben presto i due si troveranno a dover fronteggiare i credi religiosi nel frattempo nati nella colonia e a ostacolare i piani del suo sceriffo, l’enigmatico Mayor Prentiss, un uomo capace di celare i suoi pensieri o di materializzarli in vere e proprie illusioni.

Visivamente, Chaos walking è più vicino a un film post-apocalittico ambientato in una dura frontiera americana che a una pellicola fantascientifica: non ci sono navi volanti, palazzi d’acciaio e tecnologie impensabili. Invece la condizione dei coloni, in sella ai cavalli giunti con loro durante il viaggio cosmico, in sonno criogenico, li vede ora vestiti di pelli, dotati di armi rattoppate, sporchi e dediti a pastorizia e agricoltura, quando non sostano in stamberghe di legno.

Una metafora non sempre riuscita

Alcune sequenze, poi, riportano per durezza ad alcuni passaggi di The revenant e altre scelte di sceneggiatura risultano pugni nello stomaco gratuiti, in altri casi colpiscono per non approfondire minimamente alcuni momenti di trama di una certa importanza. Chaos walking è un film che vorrebbe, forse, offrire una metafora sulla condizione femminile e sulla bassezza di pensiero di molti uomini, sulla religione come strumento di potere e di controllo sociale, ma getta gli spunti senza mai approfondirli, sempre in una difficile linea di guado tra fantascienza di concetto e d’azione. Il risultato probabilmente scontenterà entrambi gli approcci e lascia un senso d’incompiuto.