Sense of wonder

Joe Dante aveva già dato prova di riuscire bene nell’intrattenimento e in molteplici occasioni. Nel 1985, reduce del successo di Gremlins, film natalizio atipico ma decisamente riuscito, s’appresta a tornare in sala con una pellicola per ragazzi con le radici ben piazzate nella Fantascienza classica e con la voglia di divertirsi con essa. Arriva quindi Explorers, film adorato da molti bambini, ma oggi caduto nell’oblio.

I tre protagonisti

Protagonisti della pellicola sono tre ragazzini: Ben, interpretato da Ethan Hawke; Wolfgang, il cui ruolo segna l’esordio per River Phoenix; Steve, uno sconosciuto Bobby Fite. Ben ha un sogno ricorrente, in cui ogni notte vola su un enorme circuito, che disegna appena sveglio. Con l’aiuto di Wolfgang, un appassionato d’elettronica, riesce a costruirlo e scopre che permette di creare una sfera di forza capace d’annullare gravità e attrito. I ragazzi capiscono subito le potenzialità dell’invenzione e, dopo alcune prove su strada e l’arrivo nel gruppo di Steve in qualità di membro cool, costruiscono un piccolo velivolo col quale scorrazzare per i cieli della loro cittadina.

Nessun nemico

Ovviamente a tutto c’è un perché e, nel caso di Explorers, si tratta addirittura del primo contatto con una specie aliena. È un film strano, però, perché non esistono antagonisti. Non c’è il Governo, come in Navigator; manca una banda di cattivi come ne I Goonies. Inoltre, gli alieni del contatto, gli stessi che hanno inviato a Ben i sogni necessari a permettergli di raggiungerli, non sono affatto malvagi.

Protagonista è, come da titolo, la voglia d’esplorare e conoscere, nel senso più ampio del termine: non il catalogare quanto ci si trovi davanti, ma domandare, parlare e confrontarsi con una cultura e una mente diverse. Explorers, non a caso, indugia molto sui momenti di stupore e meraviglia genuini; tutto parte da un sogno.

Un po’ di tensione

Joe Dante non lesina alcuni momenti di tensione, ma si limita a ridurli a una dimensione diversa, quella di un bambino che pensa d’avere il controllo, ma poi lo perde. Durante il viaggio inaugurale della loro astronave, infatti, i tre ragazzi sono assolutamente entusiasti: sono giovani, liberi e possono andare letteralmente dove vogliono. La usano nei modi che ci aspettiamo: spiano le compagne di classe per le quali hanno una cotta, guardano un film a sbafo, al drive in. Se la godono comprensibilmente come un tesoro, ma poi si accorgono che ci deve essere un motivo se hanno ricevuto quel dono e lo scoprono nel modo peggiore: non sono loro a controllare la sfera e qualcosa o qualcuno decide di spararli oltre l’atmosfera, mettendo seriamente a rischio le loro vite.

La biblioteca dei ricordi

Explorers è uno di quei film che tutti hanno visto e che, stranamente, nessuno ricorda, fino a quando non salta fuori per caso dalla biblioteca di ricordi. Non ebbe grande successo al cinema, mentre andò bene in home video. Eppure, presentava parecchi elementi propri delle pellicole per ragazzi dell’epoca. Meno ritmato de I Goonies, ma molto più affascinante di Navigator, Explorers non ha battute o momenti da citare, tranne forse nelle parti finali, quando uno degli alieni sfoggia le sue capacità imitative e nella versione italiana ci pensa Fabio Fazio a rendergli giustizia per qualche battuta.

Explorers si basa interamente sul sense of wonder. Funzionò bene per i bambini degli anni ’80, ma probabilmente questa caratteristica lo ha fatto invecchiare più velocemente di altri film. Questione di gusti e sensibilità, probabilmente, eppure rimane come esempio di pellicola semplice, forse anche troppo. Consigliamo di vederla almeno una volta, ma con gli occhi di un bambino, con lo sguardo di chi guardava le stelle e provava a capire chi o cosa ci fosse lassù.