«Oink, oink oink!»

Dopo aver raccolto 6 candidature ai Goya, in Spagna, il passaggio al Sundance e alla Festa del Cinema di Roma, come evento speciale di Alice in Città, arriva al cinema con I Wonder Pictures Piggy, thriller più che horror firmato da Carlota Pereda.

Storia di Sara

La storia ruota intorno a Sara, ragazza in sovrappeso di una cittadina iberica, derisa e bullizzata assieme alla sua famiglia di macellai da un gruppetto di ragazze del luogo. Le danno del «maiale» quando la incontrano e lo scrivono anche sui social, dove la immortalano allo spaccio alimentare dei suoi genitori intenta a studiare, isolata dal mondo mentre ascolta la musica dalle cuffie.

Bullismo

Sara è consapevole della sua condizione di vittima di bullismo, così come d’essere una figlia inascoltata e incompresa dai genitori, con un padre assente e una madre fin troppo opprimente, entrambi ignari dell’inferno che deve affrontare ogni giorno.

In una mattinata assolata, però, Sara decide comunque di recarsi alla piscina del paese. Decisione pessima, perché il gruppetto è lì ad attenderla, per umiliarla. Non sanno, però, che a osservare la scena c’è un silenzioso e massiccio serial killer, il quale decide di prendere le parti di Sara, rapendo le tre ragazze protagoniste dell’ennesimo sopruso. Ignara di tutto, la giovane entrerà nella vicenda solo quando, incontrato il furgone dell’uomo e vista una delle rapite invocare il suo aiuto, deciderà di tacere.

Buone premesse

Piggy è un film ricco di buone premesse. L’atmosfera opprimente e la dura vita di Sara sono ben rappresentate da una Spagna rurale e provinciale, così come l’imminente svolta sanguinosa è annunciata da alcuni deliziosi dettagli raccontati dalla vita in macelleria, tra coltelli, tritacarne e qualche goccia di sangue a macchiare il libro di scuola su cui studia Sara, circondata, verrebbe da dire, da un mondo di violenza.

Cult che tornano alla memoria

Siamo colpiti e soffriamo per i soprusi subiti dalla protagonista e pregustiamo i modi più feroci coi quali questo killer quasi salvifico farà giustizia al posto suo, rispolverando dalla memoria i ganci penzolanti di Non aprite quella porta o gli sguardi feroci di Carrie. E invece non succede nulla.

Il limite di Piggy, nonostante quanto di buono seminato e un peso della narrazione ben sostenuto dalle spalle della protagonista, una bravissima Laura Galán, è proprio nell’incapacità di prendere una direzione precisa.

Un film diverso dalle aspettative

Getta le basi per un revenge movie da manuale, ma si scioglie in altro, insieme ad alcuni dettagli che avrebbero potuti essere curati meglio, a partire da un killer in grado di sparire alla vista di un paese in cui tutti si conoscono semplicemente sollevando il cappuccio della felpa. Resta, però, il messaggio forte sul bullismo e il dolore causato dalle parole affilate più delle lame di coltello mostrate nel film.