«È tutta qui l’interazione umana?»

Entra è un capolavoro. Lo dichiariamo subito, senza perdere tempo in lunghe disquisizioni. Entra è un capolavoro e chiunque si dica amante dei fumetti dovrebbe averne una copia, a fare bella mostra nella propria libreria. Naturalmente, se avete voglia di leggere i motivi che ci inducono a tale, sicura affermazione, potete continuare da qui. Altrimenti, fidatevi e correte in fumetteria.

Storia di Nick

Scritto e disegnato da Will McPhail, vignettista del New Yorker, Entra è proposto in un elegante cartonato da Tunué. La vicenda è la storia di Nick, illustratore perfettamente inserito nella vacuità di una vita mondana composta da interazioni prive di sostanza, perpetuate all’interno dei locali più alla moda, ma alla fine tutti uguali.

L’altro

Nick, che potremmo definire con un ossimoro un giovane adulto, inizia però a prendere coscienza di vivere in una bolla vuota e che, al di fuori di essa, albergano le vere relazioni con le persone, che esiste l’altro. Ma come fare, da dove iniziare per entrare realmente in sintonia con una vicina di casa, un amico, una madre, una compagna?

Attraverso una serie di iniziali e goffi tentativi e fino all’arrivo nella sua vita di Wren, una dottoressa con cui instaura una relazione destinata a scombinare le proprie certezze, Nick percorrerà un particolarissimo viaggio dell’eroe, verso un finale toccante e commovente.

Uno stile unico

Entra meriterebbe pagine e pagine di trattazione, ricco com’è di elementi e stratificazioni, un fumetto «che regala sorprese infinite», per citare il ben più autorevole parere di Liana Finck, autrice di Passing for human.

A colpire, prima di tutto, è lo stile unico di Will McPhail, minimale e gettato in tavole ricche di spazi bianchi, come a voler lasciare il posto al non detto, al non disegnato, alle nostre riflessioni.

Il colore è un’epifania

Quando arriva, il colore è un’esplosione e sembra sgorgare dalle pagine, un’epifania che s’accompagna ai momenti più intensi di Entra e a un finale in cui Will McPhail sembra voler prendersi anche gioco di noi, fino a quel momento al riparo da ogni giudizio in quanto spettatori delle difficoltà di Nick, adesso invece chiamati in causa perché esattamente come lui.

Se i disegni sono una parte fondamentale di Entra, non è da meno la sceneggiatura, ricca di dialoghi serrati e di riflessioni mai banali, a volte intrecciati, in cui chiunque potrà trovare richiami a una cultura pop condivisa e dunque alla propria personale esperienza di vita. Geniale è poi l’idea d’accompagnare il cammino di Nick attraverso i bar da lui frequentati, le cui insegne raccontano il momento del protagonista. Che sia anche il vostro?