Mark Wahlberg: la fortunata ascesa del rapper divenuto attore
Mark Wahlberg
«I work as hard as anybody will ever work and I like that. That’s why I’ve been successful and that is when I feel good about myself. If I do my damnedest and don’t succeed, I feel good about the effort».
Un prestito infinito
Mark Wahlberg è nel mondo dello spettacolo circa dall’inizio degli anni ’90 e, strano a dirsi, non è stato il cinema a dargli la prima spinta verso la notorietà, bensì la musica rap, di cui diventa interprete col nome di Marky Mark. Anche il suo approdo al mondo della musica, però, appare nient’affatto scontato e dimostra una caratteristica dell’attore che mi è chiara già da parecchi anni: è uno degli uomini più fortunati del pianeta.
Partiamo dagli anni della prima adolescenza: Mark Wahlberg è un ragazzino irrequieto e con tendenze antisociali. Si macchia di alcuni atti non proprio encomiabili, tra i quali bullismo, furto e pestaggio, tutti conditi da una componente razzista e omofoba ripugnante. Alla fine è sbattuto in carcere, come meritava. Qualsiasi altro avrebbe potuto continuare su una strada già tracciata, ma Mark Wahlberg ha la fortuna d’avere un fratello già addentro il mondo della musica. Donnie Wahlberg era infatti uno dei New Kids on the Block, boy band che all’epoca spopolava. È proprio lui a introdurlo nel suo ambiente e il fratello sfrutta bene l’occasione.
Mentre è impegnato nella sua nuova carriera di rapper, Mark Wahlberg è notato da Calvin Kline, che lo sceglie per una campagna pubblicitaria e lo fa praticamente eleggere a sex symbol. Da quel punto il passo successivo è il cinema: ci arriverà con alcuni film poco riusciti, per poi fare il passo veramente importante nel 1997, quand’è protagonista di Boogie Nights, pellicola che riceve parecchie nomination, ma nessuna per il suo ruolo di protagonista.
Nel 1999, poi, è insieme a George Clooney in Three Kings, altro film che vi consigliamo di recuperare nel caso non lo abbiate visto, come anche La Tempesta Perfetta, sempre al fianco di Clooney, nel 2000. Già così s’intuisce quanta fortuna abbia avuto questo giovane scapestrato a passare dalla galera al cinema con una discreta facilità ma, se ancora non fosse chiaro il concetto, basti pensare che nel 2001 Mark Wahlberg decide d’andare a trovare un amico d’infanzia a Toronto: per farlo, rinuncia a prendere un volo già prenotato con la United Airlines. Era l’11 Settembre e quel volo sarà poi quello che, dirottato dai terroristi di Al Qaeda, si schianterà nei pressi Shanksville.
Lo stesso anno, Mark Wahlberg è protagonista di due pellicole molto differenti. È infatti nel remake di Tim Burton de Il Pianeta delle Scimmie ma, soprattutto, in Rock Star, dove interpreta un astro nascente assunto come voce solista in una band all’apice del successo. La sua carriera, quindi, invece d’arrestarsi nella maniera più tragica continua a crescere e non mancano altri film destinati ad accrescere la sua fama, tra questi The Italian Job, The Departed, Shooter e Amabili Resti; perfino E venne il giorno e Max Payne si segnalano per intercettare decisamente un pubblico nerd. E, ovviamente, non posso dimenticare i due Ted, che mettono in mostra anche un discreto talento comico dell’attore.
La fortuna di Mark Wahlberg, però, non è solo nelle parti guadagnate (e con merito, va detto) e che lo hanno reso famoso. Trovo, invece, che sia molto più evidente in altri progetti che lo hanno visto coinvolto. Non si spiega altrimenti come abbia fatto a uscire praticamente indenne in termini professionali dopo aver interpretato ben due film della saga dei Transformers e per di più tra i peggiori secondo il parere di molti, cioè L’era dell’estinzione e L’ultimo cavaliere. Roba che avrebbe affossato la carriera di chiunque e dalla quale lui invece sembra aver tratto comunque beneficio. Infatti nel 2020 è di nuovo sulla cresta dell’onda con Spenser Confidential, interessantissimo poliziesco prodotto da Netflix, nella top 3 dei film più visti sulla piattaforma; inoltre è attesissimo anche in Infinite, che arriverà ad Agosto del 2021. «La fortuna non dona mai, presta soltanto», dice un vecchio proverbio svedese. Mi chiedo se Mark Wahlberg, di origini svedesi per parte di padre, ci pensi mai.