«Chi era?»

La Maquina: il pugile vede per la seconda volta nel giro di un appena un anno Gael García Bernal interpretare il ruolo di un lottatore messicano in un’opera (tristemente) relegata a una piattaforma di streaming. Lo scorso settembre, nel film di Roger Ross Williams per Prime Video, era stato l’eccentrico Cassandro, un attore ancora più che un wrestler, che ha reso il suo sport una vera e propria performance teatrale.

Un pugile sulla via del tramonto

Il pugile che interpreta ne Máquina, serie originale Hulu che in Italia è arrivata su Disney+, è diametralmente opposto a Cassandro: ormai, la sua stella si sta spegnendo e la carriera sta volgendo al termine, a causa di tutti gli effetti collaterali che la boxe ha avuto sulla sua vita, dal divorzio a diversi danni cerebrali che da tempo gli causano allucinazioni. Approccia al ring con estrema serietà, ma anche con la consapevolezza di chi sa che i giorni migliori sono ormai passati.

Il rapporto col manager

Il suo migliore amico e manager, Andy (Diego Luna), non è pronto ad accettare un ritiro dalle scene anticipato e quindi, tra una puntura di botox e l’altra (il suo rimedio per sconfiggere lo stress), combatte con le unghie e coi denti per proteggere il futuro del pugile, anche quando significa irritare alcuni criminali e rischiare d’essere ucciso ogni volta che esce di casa.

È facile vedere Máquina come un pretesto per una reunion sullo schermo tra Diego Luna e Gael García Bernal, migliori amici fin dall’infanzia che hanno recitato insieme solo nel cult di Alfonso Cuarón Y tu mamá también, del 2001, e nel più piccolo Rudo y Cursi di Carlos Cuarón, del 2008 e la serie effettivamente brilla quando si concentra sui numerosi battibecchi tra i loro personaggi.

Diego Luna e Gael García Bernal

Qui, però, non ci troviamo davanti a degli alter ego dei due attori, ma a due ruoli sorprendenti anche per delle carriere così particolari come le loro. Diego Luna, dopo il successo di Andor, si butta a capofitto in un’interpretazione ai limiti del grottesco, frutto anche di un trucco prostetico che gli blocca il viso a tal punto da renderlo una maschera. Gael García Bernal, invece, è austero e al tempo stesso costantemente tormentato dalle trappole della sua stessa mente.

Le tre anime della serie

In Máquina sembrano convivere tre serie che non sempre trovano un equilibrio: un dramma sportivo su un pugile in crisi, un crime più tradizionale (uno dei due creatori, Marco Ramirez, ha scritto pure per Daredevil e The Defenders) e una grottesca farsa, che tuttavia emerge solo in alcuni momenti.

Il risultato è un’opera dal tono talvolta stridente, ma anche per questo follemente carismatica e ambiziosa, che trova sempre la via per rinnovare i suoi aspetti apparentemente più scontati.