L’orto americano | C’eravamo tanto Avati | Recensione

Il voto di Nerdface:
2.0 out of 5.0 stars
Titolo originale | L’orto americano |
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Lingua originale | inglese italiano |
Paese | Italia |
Anno | 2024 |
Durata | 107 minuti |
Uscita | 6 Marzo 2025 |
Genere | Horror |
Regia | Pupi Avati |
Sceneggiatura | Pupi Avati Tommaso Avati |
Fotografia | Cesare Bastelli |
Musiche | Pompeo Iaquone Stefano Arnaldi |
Produzione | DueA Film Minerva Pictures Rai Cinema Ministero della Cultura Emilia-Romagna Film Commission |
Distribuzione | 01 Distribution |
Cast | Filippo Scotti Rita Tushingham Robert Madison Patrizio Pelizzi Romano Reggiani Cesare Cremonini Massimo Bonetti Andrea Roncato Alessandro D’Amico Nicola Nocella Claudio Botosso Roberto De Francesco Armando De Ceccon Holly Irgen Monia Pandolfi Chiara Caselli Luca Bagnoli Morena Gentile Filippo Velardi Francesco Colombati |
Il voto di Nerdface:
2.0 out of 5.0 stars
«Forse è morta, ma non per sempre»
Pupi Avati torna all’horror, ma non a uno qualsiasi, bensì al suo: il gotico padano. Prodotto da DueA Film con Minerva Pictures e Rai Cinema e presentato fuori concorso al Festival del Cinema di Venezia 81, L’orto americano è l’ultimo film del maestro del genere.
Un regista poliedrico
Che la filmografia del regista sia eclettica e poliedrica è noto: Pupi Avati è passato dall’horror, al dramma, alla commedia in pochi anni, come ha rivendicato nella conferenza stampa successiva alla proiezione del film. «Tutti i registi dovrebbero spaziare tra i generi invece di divenire il genere di se stessi».
L’amore per il cinema
L’amore per il cinema di Pupi Avati si percepisce in tutte le sue pellicole e L’orto americano non è da meno. Il film inizia con una citazione del poeta greco Bacchilide, un feroce e inquietante riferimento all’Ade. La scelta del bianco e nero, poi, per una storia ambientata nel 1946 è dovuta a un’evocazione del cinema classico degli anni ’30. Anche la colonna sonora classica suonata con sega e archetto richiama La scala a chiocciola, horror proprio del 1946. Insomma, la cinefilia sprizza da tutti i pori.
A non emergere, però, è la qualità nella scrittura e la fluidità nel montaggio, che rendono L’orto americano una pillola amara da ingerire. La pellicola racconta le vicende di un giovane scrittore romagnolo (un bravissimo Filippo Scotti) che, dopo essersi invaghito di un’infermiera militare vista di sfuggita, si trasferisce per sei mesi nell’Iowa, che Pupi Avati conferma assomigliare alla Pianura Padana.
Una ragazza scomparsa
Qui entra in contatto con la sua vicina, un’anziana signora che ha smarrito sua figlia Barbara, in Italia. La giovane era partita come ausiliaria di guerra e stava per sposare un italiano ma, dopo alcune missive mandate alla madre, è sparita nel nulla ed è data per dispersa. Da qui iniziano una serie di fortuite coincidenze, che in gergo tecnico chiameremo forzature di trama, colpevoli di trascinare il protagonista in un’indagine sulla scomparsa della ragazza la quale, guarda caso, è la ragazza di cui s’era preso una cotta in Italia.
Un potere che neanche lui sa come
Nella ricerca, scopriamo che il protagonista ha una sorta di potere, quello di sentire le voci dei defunti e i richiami dall’aldilà. Potere del tutto arbitrario, che appare nella prima mezz’ora e scompare per tutto il resto del film, in favore di un’indagine su alcuni brutali omicidi perpetrati da un assassinio seriale nel ferrarese.
Durante lo svolgimento de L’orto americano emergono i sacrifici fatti al montaggio, le scelte forzate di trama, i fuori sync degli attori che hanno doppiato la loro voce dall’inglese originale: in sintesi, tutto quanto non si vorrebbe vedere in un film di un Maestro che ha fatto la storia del cinema italiano.
Un film dozzinale
L’orto americano risulta essere, purtroppo, molto dozzinale per essere un film con un budget contenuto ma dalle ambizioni elevate. A poco valgono i meravigliosi effetti speciali di Sergio Stivaletti, storico truccatore di Dario Argento e Lamberto Bava, che aggiungono quel gusto gore al film, così come le magistrali interpretazioni di Filippo Scotti e Armando De Ceccon.
L’orto americano cambia genere e ritmo in diverse occasioni, passando da horror gotico, a film processuale, a dramma psicologico, a film romantico: strade diverse che portano a un unico risultato: lasciare un grande senso di delusione e di risentimento.
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Titolo originale | L’orto americano |
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Lingua originale | inglese italiano |
Paese | Italia |
Anno | 2024 |
Durata | 107 minuti |
Uscita | 6 Marzo 2025 |
Genere | Horror |
Regia | Pupi Avati |
Sceneggiatura | Pupi Avati Tommaso Avati |
Fotografia | Cesare Bastelli |
Musiche | Pompeo Iaquone Stefano Arnaldi |
Produzione | DueA Film Minerva Pictures Rai Cinema Ministero della Cultura Emilia-Romagna Film Commission |
Distribuzione | 01 Distribution |
Cast | Filippo Scotti Rita Tushingham Robert Madison Patrizio Pelizzi Romano Reggiani Cesare Cremonini Massimo Bonetti Andrea Roncato Alessandro D’Amico Nicola Nocella Claudio Botosso Roberto De Francesco Armando De Ceccon Holly Irgen Monia Pandolfi Chiara Caselli Luca Bagnoli Morena Gentile Filippo Velardi Francesco Colombati |