Nick Nolte: il volto quadrato di un protagonista di molti film
Nick Nolte
«Se cadi, datti da fare per uscirne».
Le spalle larghe del cinema
Classe 1941, il volto quadrato di Nick Nolte diventò una costante nel corso degli anni ’80. Nato da una famiglia di origini tedesche, da giovane era un ribelle e scapestrato e mostrava una passione per lo sport. Le spalle larghe, infatti, sono quelle di un giocatore di football americano, mentre il carattere sembra quello di un guascone, tanto che a 22 anni è condannato per aver falsificato la cartolina militare. Si becca 5 anni, ma la sentenza è poi sospesa. L’esordio vero e proprio di Nick Nolte è a teatro, ma il successo vero inizia grazie alla tv e ai serial nei quali recita. E proprio per la sua performance in Il Ricco e il Povero arriva il primo Emmy, nel 1976. Ma noi che abbiamo una certa età ci ricordiamo bene la prima volta in cui lo abbiamo visto.
48 Ore
È il 1982 e arriva nelle sale 48 Ore, action-comedy dove forma una coppia destinata a entrare nell’immaginario collettivo accanto a Eddie Murphy. Uno è un poliziotto talmente duro da sembrare di marmo, l’altro è un galeotto in cerca di uno sconto di pena: avranno solo le 48 ore del titolo per riuscire a catturare un detenuto evaso. Il duo funziona bene e il film ottiene un meritato successo di critica e botteghino, d’altra parte era un periodo nel quale le coppie di piedipiatti andavano alla grande al cinema. Il successo spinge i produttori a fare un sequel nel 1990, Ancora 48 Ore, con gli stessi protagonisti e lo stesso regista. Il countdown per catturare un trafficante di droga è il medesimo, ma la pellicola langue sotto molti aspetti e non riesce a bissare il successo del primo capitolo.
Negli anni successivi Nick Nolte si specializza in film d’azione e commedie leggere. È il caso di In Fuga per Tre (1989), nel quale interpreta un ex rapinatore di banche che ha scontato la pena ed è pronto a rigare dritto. Purtroppo per lui sarà coinvolto in una rapina e scambiato per l’artefice dell’atto criminale. Al suo fianco, nel ruolo del vero rapinatore, troviamo Martin Short (Salto nel Buio), la cui faccia sembra nata per commedie del genere. Si tratta di un remake di una commedia francese del 1986, il ruolo per il quale è scelto Nolte, nell’originale, era stato interpretato da un altro dei grandi: Gerard Depardieu. Cambia totalmente registro nel 1991, quando Martin Scorsese lo sceglie per il ruolo di co-protagonista accanto a Robert De Niro in Cape Fear. È quasi un salto di qualità, perché la pellicola fa letteralmente incetta di nomination e premi, nessuno, però, per il nostro, il quale paga il fatto d’avere accanto un De Niro straordinario e incredibilmente iconografico.
L’olio di Lorenzo
Poco male, Nick Nolte si rifarà lo stesso anno, prendendo una nomination per Il Principe delle Maree, seconda prova alla regia di Barbra Streisand. Non è solo la nomination a contare: pur dovendosi scontrare nelle sale con La Bella e La Bestia e Hook, dati per vincenti nei botteghini di tutto il mondo, il film si difende molto bene e arriva a incassare più di 10 milioni di dollari nel primo week-end. Non si tratta del coronamento della carriera per l’attore, ma solo di una presa di coscienza: maturando nel fisico e nel corpo, adesso è pronto a ruoli diversi da quanti gli erano stati affibbiati in precedenza. Arriva, infatti, una seconda prova prettamente drammatica: al fianco di Susan Sarandon lo troviamo ne L’olio di Lorenzo. Racconta la storia vera di Augusto e Michaela Odone, genitori del piccolo Lorenzo, bambino affetto da adrenoleucodistrofia, e della cura da loro scoperta. Alla regia c’è George Miller, il quale pare a suo agio pure con questo film drammatico, oltre ai cartoni animati o i paesaggi post-apocalittici di Mad Max.
Hulk
La seconda metà degli anni ’90 segna, invece, un ritorno per Nick Nolte a ruoli forse più congeniali. Si susseguono commedie romantiche, film polizieschi e thriller, come il noir Scomodi Omicidi e l’angosciante Nightwatch, ambientato in un obitorio. Lavora con Oliver Stone in U-Turn e Terrence Malick nel bellissimo La Sottile Linea Rossa; riesce a ricevere un’altra nomination per Affliction, come Miglior attore non protagonista. Arriva poi il nuovo secolo e si torna a stuzzicare noi nerd con la sua partecipazione a Hulk, cinecomic di Ang Lee sull’eroe verde creato da Stan Lee. A noi quell’Hulk piaceva e piace ancora e, malgrado non sia una pellicola perfetta, non abbiamo mai avuto il rifiuto totale notato in molte altre persone e testate, riconoscendone al contrario una certa eleganza e teatralità. Nick Nolte è David Banner, padre folle di Bruce, interpretato da Eric Bana: è un villain credibile e psicotico, fino a quando gli sceneggiatori non decidono di dargli superpoteri.
Nel ricco carnet di Nick Nolte non mancano, infine, doppiaggi per film d’animazione come La Gang del Bosco e il sequel di Cani & Gatti, che è tutto sommato trascurabile. Sicuramente non abbiamo a che fare con un attore poliedrico, ma è fuor di dubbio come Nick Nolte sappia bene fare il suo lavoro e la sua carriera sia ben lungi dall’essere finita. L’ultimo lavoro in lista è The Ridiculous 6, western uscito il dicembre scorso per Netflix e stroncato dalla critica, ma che già il 6 Gennaio risultava essere la pellicola più vista sulla piattaforma. Noi di Nerdface lo vedremo presto e vi faremo sapere: nel frattempo, però, ci riguarderemo 48 Ore e Cape Fear. Non si sa mai.