La rosa purpurea del Cairo: un’inutile fuga dalla realtà
La rosa purpurea del Cairo
«Non sprechiamo tempo per pensare alla vita, viviamola e basta».
Titolo originale | The purple rose of Cairo |
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Lingua originale | inglese |
Paese | USA |
Uscita | 1° Marzo 1985 |
Durata | 82 minuti |
Genere | Commedia Drammatico Fantastico |
Regia | Woody Allen |
Cast | Mia Farrow Jeff Daniels Danny Aiello Dianne Wiest Irving Metzman John Wood |
Un’inutile fuga dalla realtà
Nel 1985 Woody Allen è già un autore tra i più affermati di Hollywood, vincitore di 2 premi Oscar e regista di film centrali, come Io e Annie (1977) e Manhattan (1979). La sua vena creativa, però, è ancora ben lontana dall’esaurirsi e partorirà quello che, a mio modesto parere, rimane il suo più grande capolavoro: La rosa purpurea del Cairo.
Gli anni della Grande Depressione
Cecilia (Mia Farrow) è una giovane donna del New Jersey e vive gli anni della Grande Depressione. È lei a portare con fatica il pane a tavola, lavorando come cameriera in un bar. Suo marito è un ubriacone buono a nulla e, per di più, è anche autoritario. Non è certo la vita sognata dalle ragazze come lei. Per sfuggire alla sua grigia e triste esistenza, Cecilia si rifugia al cinema, dove ammira le avventure dei divi di Hollywood, agognando esistenze interessanti e movimentate come le loro.
In un periodo particolarmente difficile, si ritrova ad assistere innumerevoli volte consecutive allo stesso film, per l’appunto La rosa purpurea del Cairo, di cui è innamorata anche grazie al prode protagonista, Tom Baxter (Jeff Daniels). Ed è proprio qui che si compie la magia: la sua assurda assiduità in sala non passa inosservata e il personaggio principale della pellicola, all’ennesima visione di lei, si blocca e le rivolge la parola.
Woody Allen abbatte la quarta parete, ma non a teatro, al cinema. I protagonisti del film nel film sembrano avere improvvisamente il libero arbitrio, al punto che Tom Baxter varcherà fisicamente lo schermo e si ritroverà in platea, accanto agli spettatori. L’avventuriero prende per mano Cecilia e insieme escono dalla sala.
Due personaggi stanchi della routine
Anche lui è stanco di quella monotona e ripetitiva routine; vuole fuggire con lei. Nelle divertenti vicende che li accompagneranno, Tom e Cecilia si innamorano, ma la loro storia non è certo semplice, poiché arriveranno complicazioni e ingerenze esterne, tra cui quella dell’attore Gil Shepherd, che vede la sua carriera messa in pericolo, ora che la sua stessa creazione pretende d’autodeterminarsi.
Genialità
Basterebbe solo la trama a definire La rosa purpurea del Cairo come uno dei film più geniali di sempre. È un passo successivo all’abbattimento della quarta parete, una forma che troviamo in diversi film di Woody Allen. Assistiamo, infatti, a una vera e propria demolizione di essa. Eppure, non è tutto qui. Al regista non basta aver pensato una storia dalla sinossi incredibilmente accattivante: ne vuole fare anche un film dalla straordinaria poetica.
La rosa purpurea del Cairo parla d’amore sincero, d’evasione e d’abbandono, ma anche della cruda realtà quotidiana, che trascende il travagliato periodo storico, che fa da sfondo a vicende personali e familiari che non faticheremmo a definire universali. Percepiamo perfettamente il dramma di Cecilia e lo facciamo nostro: è attanagliata da un profondo disagio, sociale e personale, il cui teatro è racchiuso nelle mura domestiche, prigione di un matrimonio senza amore, ridotto a patriarcale vessazione, ancor più esacerbata dai tempi così duri.
L’evasione è la nostra
L’evasione di Cecilia nel cinema è la nostra, la stessa di quando ci immergiamo nel buio della sala e proviamo a dimenticare i nostri affanni, per vivere un’avventura al fianco dei nostri eroi. Per la prima volta, però, Woody Allen ribalta i ruoli di chi brama questo bisogno. La fuga di Cecilia e Tom resterà comunque immaginaria, sebbene percorsa tra le strade di una vera città.
Scappare dalla realtà
La storia è sempre la stessa, perché scappare dalla realtà, per quanto possa sembrare possibile, si rivela inevitabilmente un’illusione. Così, La rosa purpurea del Cairo, col suo amarissimo finale ci insegna a non scambiare i sogni con altro, per scongiurare una grande delusione: la vita, per quanto difficile, piena di dolori e contraddizioni, vale la pena viverla.
Portando questo tema a un ambito nerd, in cui ci troviamo maggiormente a nostro agio, possiamo pensare ai livelli di un videogioco: alcuni sono decisamente più complicati di altri e proprio per questo la sfida diviene avvincente, così come la sudata vittoria più soddisfacente. Tornando a La rosa purpurea del Cairo, non sappiamo se, dopo il duro colpo del finale, Cecilia faccia sua questa consapevolezza. Forse ci riesce, forse avrà bisogno di un po’ di tempo. Io, nonostante tutto, continuo a sperare e cerco sempre d’incrociare il suo sguardo nelle sale dei cinema.
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Titolo originale | The purple rose of Cairo |
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Lingua originale | inglese |
Paese | USA |
Uscita | 1° Marzo 1985 |
Durata | 82 minuti |
Genere | Commedia Drammatico Fantastico |
Regia | Woody Allen |
Cast | Mia Farrow Jeff Daniels Danny Aiello Dianne Wiest Irving Metzman John Wood |