Tilda Swinton: una grande attrice anche al servizio dei nerd
Tilda Swinton
«È necessario celebrare la natura, la gentilezza d’animo. E per danzare trovo il tempo ogni mattina… Che tipo di danza? Totalmente folle. Mi scateno in cucina coi miei figli e il mio amore».
Calamita
Tilda Swinton è una di quelle donne i cui lineamenti del viso hanno la capacità di calamitare lo sguardo. Normalmente per artisti del suo calibro non ci dilunghiamo molto sull’aspetto fisico, ma in questo caso faremo un’eccezione, perché il suo aspetto androgino è stato importante, a parer nostro, per la perfetta caratterizzazione di molti suoi personaggi. Da buona attrice inglese, Tilda Swinton inizia a muovere i primi passi sul palcoscenico ma, al contrario di molti suoi colleghi, abbandona il teatro molto presto per dedicarsi al cinema e alla televisione. Fondamentale, nella sua carriera, il rapporto professionale col regista Derek Jarman, che la elegge a sua musa e col quale lavora ininterrottamente dal 1986, anno del suo esordio sul grande schermo, fino alla prematura morte dell’artista e regista, avvenuta nel 1994. Da Caravaggio (1986), Aria (1987), fino a Wittgenstein (1993), c’è Edoardo II (1991), nel quale la sua interpretazione della Regina Isabella di Francia le vale la Coppa Volpi al Festival del Cinema di Venezia. Jarman, poi, le affida il ruolo di voce narrante per il film che realizza come suo testamento: Blue esce nel 1993, quando ormai il regista è diventato cieco per le complicazioni dovuto all’AIDS.
Jarman
Il sodalizio artistico con Jarman ha l’indubbio risultato di formare il senso artistico di Tilda Swinton che, pur essendo ormai un’attrice affermata, risulta essere prima di tutto votata all’arte, spesso avanguardista e di rottura. È il caso, per esempio, della sua collaborazione con l’artista Cornelia Parker, che la rende parte integrante della sua installazione The Maybe, durante la quale Tilda Swinton giace all’apparenza addormentata in una tec per 8 ore al giorno, performance avvenuta nel 1995 la prima volta, poi replicata ancora nel 2013 e senza alcun preavviso. Il nostro primo incontro con l’attrice avviene, però, molti anni dopo, grazie a un’opera più mainstream. Quanti non la videro in The Beach di Danny Boyle (2000) o in Vanilla Sky (2001), sicuramente la notarono nel 2005, quando arriva la riduzione cinematografica dell’eroe a fumetti Constantine. Tilda Swinton è scelta per l’ambigua parte dell’Arcangelo Gabriele, nella quale si trova a pennello proprio per le sue caratteristiche fisiche.
Forza e spessore
Tilda Swinton aveva già avuto modo di dare forza e spessore anche in un film precedente, Orlando (1992), nel quale interpretava un cavaliere che non invecchia e cui capita, nel corso dei secoli, anche di cambiare sesso spontaneamente. Se, invece, siete molto più giovani, è possibile che abbiate riconosciuto l’attrice nelle vesti della perfida Strega Bianca, nei film dedicati ai romanzi de Le Cronache di Narnia. In ogni caso, la carriera di Tilda Swinton è in ascesa ed è da menzionare Michael Clayton (2007), esordio alla regia di Tony Gilroy e che vale all’attrice la vincita del premio Oscar come Migliore Attrice Non Protagonista. Spostandoci avanti di qualche anno, il volto di Tilda Swinton diventerà ancora più presente per il pubblico nerd. Ovviamente ci riferiamo principalmente al suo ingresso nel MCU, per la precisione in Doctor Strange (2016), dove interpreta l’Antico, il mistico che addestrerà il mago più potente della Terra, affidato a Benedict Cumberbatch. Ovviamente, il ruolo resterà suo fino ad Avengers: Endgame (2019).
I nerd più attenti, però, avranno avuto modo d’apprezzare Tilda Swinton anche in altri film di genere precedenti, alcuni dei quali assolutamente imperdibili. Ci riferiamo a Il Curioso Caso di Benjamin Button (2008), a Snowpiercer (2013) e The Zero Theorem (2013). Pescare nella filmografia di Tilda Swinton significa quasi sempre andare a colpo sicuro ed è difficilissimo trovare pellicole assolutamente da buttare. Se siete nerd curiosi, vi consigliamo di recuperare Il Ladro di Orchidee (2002), di Spike Jonze; Broken Flowers (2005), di Jim Jarmush e dove recita accanto a Bill Murray; Synecdoche, New York (2007), di Charlie Kaufman; Burn After Reading (2008) e Ave, Cesare! (2016), dei fratelli Coen; Grand Budapest Hotel (2014) e L’isola dei cani (2018) di Wes Anderson, dove nel secondo figura al doppiaggio.
Horror
Infine, una piccola postilla dedicata a un altro filone di genere, quello dell’Horror. Tilda Swinton figura in alcune produzioni che hanno fatto discutere, nel bene e nel male. In primo luogo citiamo Suspiria (2018), remake di Luca Guadagnino del cult di Dario Argento. Di tono diverso e con esiti negativi è invece I morti non muoiono (2019), ancora di Jim Jarmush e sempre accanto a Bill Murray. Infine, Tilda Swinton appare anche in un episodio della serie TV What we do in the shadows, tratta dalla geniale commedia nera dedicata ai vampiri di Taika Waititi.
Ce n’è per tutti i gusti, insomma, e per ogni media. Tilda Swinton è una grande attrice, poliedrica e magnetica e ci piace chiudere ricordando un’ultima sua interpretazione, ancora una volta in un’altra forma visiva. Si tratta del videoclip The stars (are out tonight) del compianto David Bowie, girato da Floria Sigismondi.