Unbreakable: il cinecomic per M. Night Shyamalan
Unbreakable
«Frase».
Il cinecomic secondo Shyamalan
Erano anni bellissimi, quelli nei quali M. Night Shyamalan si cimentava nel dare la sua personalissima impronta a generi cinematografici che sembrava avessero già detto tutto. Pensate al Sesto Senso, una storia di fantasmi capace di spaventare in maniera completamente nuova, senza abusare di jumpscare dal fin troppo facile effetto, e al contempo di far scorrere un brivido di sano terrore lungo la schiena. Proprio mentre questo film era in post-produzione, al regista viene l’idea di tradurre in linguaggio cinematografico il territorio dei fumetti. Siamo alla fine degli anni ’90, col nuovo millennio alle porte e i cinecomic non ancora diffusi come oggi: insomma, lo spunto sembra interessante. M. Night Shyamalan pensa a una storia a fumetti, divisa in atti durante i quali assistiamo all’origine del supereroe, alla sua prima batosta contro il villain e al suo trionfo finale, meritato e sofferto.
Bruce Willis e Samuel L. Jackson
Già che c’è ne parla a Bruce Willis, fresco di Sesto Senso e l’attore accetta di buon grado il ruolo da protagonista, non solo: trova anche il tempo di parlarne al collega Samuel L. Jackson, mentre si trovano in vacanza nella stessa località. In breve, lo tira dentro per fargli interpretare la parte del cattivo. Intanto, M. Night Shyamalan corregge il tiro, perché s’accorge che la sua storia sulle origini funziona molto meglio e modifica la trama, prima di sottoporla alla Disney.
A fronte del successo de Il Sesto Senso, la Grande D mette sul piatto 10 milioni di dollari e decide di far uscire il film sotto l’etichetta di Touchstone Pictures, ma decide di presentarlo al pubblico non come una storia di supereroi, ma come un thriller soprannaturale o fantascientifico, probabilmente per cavalcare l’onda della pellicola precedente. Il film si chiamerà Unbreakable. Queste etichette sono state un danno per diversi progetti di M. Night Shyamalan e, se avete voglia d’approfondire, vi rimandiamo al Nerd Origins dedicato al regista. In questo caso, però, vi facciamo comunque notare come lo Spider-Man di Sam Raimi, il film che lancerà i supereroi su larga scala, dopo lo splendido Batman di Tim Burton e il disastroso Batman & Robin di Joel Schumacher, arriverà sul grande schermo appena due anni dopo Unbreakable. Manca una protagonista femminile ed è identificata in Julianne Moore: l’attrice, però, rifiuta la parte per dedicarsi al secondo capitolo della saga di Hannibal Lecter e quindi s’arriva a Robin Wright, bellissima e perfetta come sempre.
Realismo
Nasce così Unbreakable, un film di supereroi, di villain, di poteri e di debolezze; di un bene supremo e di un male che non guarda in faccia nessuno e segue solo i propri interessi. M. Night Shyamalan tratta l’argomento nel suo stile, dando una nota di realismo tale da lasciare lo spettatore sempre nel dubbio, donando la libertà di decidere se quanto si vede sia vero e incredibile, oppure frutto del caso e perfettamente spiegabile con un po’ di raziocinio. È un dualismo perfetto e mostra come la maggior parte delle persone decida di credere: il risultato, forse poco intuitivo a un primo esame, rende l’eroe di Bruce Willis ancora più reale, umano e concreto. Unbreakable fu un film coraggioso, in anticipo sui tempi ma in grado comunque quasi di triplicare al botteghino i soldi spesi, ricevendo consensi anche dalla critica, sebbene non in maniera unanime.
Diverso e raffinato
Se da una parte si loda Unbreakable perché mostra una storia più mentale e meno fisica, con un eroe molto riflessivo invece del classico personaggio spaccatutto, dall’altra molti lo considerano scialbo e privo di verve; addirittura, qualcuno si spinge a sostenere che un regista privo de Il Sesto Senso alle spalle avrebbe avuto una critica molto meno addomesticata. Contro di essi questi si scagliò Quentin Tarantino, il quale inserisce Unbreakable tra i film più belli di sempre e indica la performance di Bruce Willis come una delle migliori della sua carriera. Dalla nostra visione di umili nerd, invece, Unbreakable ci piacque e tanto, proprio perché diverso e raffinato. Questa caratteristica è andata smarrendosi nel tempo, coi due sequel Split e Glass, con quest’ultimo in modo particolare ad abbandonare ogni ambiguità e ad adagiarsi sui cliché da cinecomic, dal quale non avrebbe dovuto copiare e cui avrebbe potuto invece insegnare.