«Se vuoi restare in vita vieni con me»

È facile definire Utopia, nuova serie TV di Gillian Flynn disponibile su Prime Video dal 30 Ottobre, un prodotto attuale. Ci sarebbe anche da discutere su quanto questa parola sia stata accostata ad altri temi contenuti a opere su piccolo e grande schermo, quali le aberrazioni della società patriarcale e gli abusi sul corpo femminile (The Handmaid’s Tale) o la paura della tecnologia (Black Mirror).

Nel caso di Utopia, però, non si tratta di un termine usato a sproposito. Di certo, durante la fase di produzione nessuno si sarebbe mai aspettato che il mondo ritratto nella serie TV avrebbe finito per somigliare così tanto a quello in cui viviamo.

Un remake molto attuale

Gillian Flynn non aveva di certo quest’obiettivo in mente durante la stesura di Utopia. La creatrice, autrice e produttrice esecutiva, conosciuta per aver scritto libri come Gone Girl e Sharp Objects, oggetto entrambi di fortunati adattamenti rispettivamente per il cinema e la televisione, voleva realizzare un semplice remake dell’omonima serie di culto inglese andata in onda tra 2013 e il 2014, che però strizzasse l’occhio a film come I Goonies.

Dal fumetto alla realtà

Utopia è la storia di un gruppo di appassionati di un fumetto intitolato Dystopia, che si incontrano per la prima volta a una convention dove circola una copia del sequel, appunto l’Utopia del titolo. Il primo volume aveva predetto diverse minacce per l’umanità e quindi entrare in possesso del secondo ora potrebbe aiutare a prendere tutte le misure adatte per combatterle o almeno per arginare i danni. Peccato che i protagonisti non siano gli unici interessati a ottenerlo.

Sarebbe impossibile parlare più approfonditamente dello svolgimento di Utopia senza rovinare l’esperienza della sua visione, considerando i colpi di scena che si susseguono nel corso di questa prima stagione. Basti sapere che il mondo previsto dal graphic novel e che rischia di concretizzarsi è fatto di pandemie, proteste e ovviamente di morte.

Il troppo stroppia

Utopia, però, soffre di un grave problema: quello di voler essere troppo. Punta a una commistione di tantissimi richiami alla cultura popolare e segue molti personaggi diversi, tra i quali spicca il Dr. Kevin Christie, interpretato da John Cusack, senza permettere allo spettatore d’affezionarsi. A stancare è soprattutto questo bisogno continuo di sconvolgere, che esaurisce la sua carica dopo i primi episodi.

Utopia, però, forse patirà il maggior limite proprio per il periodo in cui esce: il rischio che sia percepita non come una distrazione, ma piuttosto come uno specchio del mondo affetto dal Covid, caratteristica che potrebbe allontanare un pubblico giustamente in cerca di svago.