Big eyes | Un Tim Burton irriconoscibile | Recensione
Il voto di Nerdface:
2.0 out of 5.0 stars
Titolo originale | Big Eyes |
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Lingua originale | inglese |
Paese | USA |
Anno | 2014 |
Durata | 105 minuti |
Uscita | 1 Gennaio 2015 |
Genere | Biopic Drammatico |
Regia | Tim Burton |
Sceneggiatura | Scott Alexander Larry Karaszewski |
Fotografia | Bruno Delbonnel |
Musiche | Danny Elfman |
Produzione | Silverwood Films Electric City Entertainment Tim Burton Productions The Weinstein Company |
Distribuzione | Lucky Red |
Cast | Amy Adams Christoph Waltz Danny Huston Jon Polito Krysten Ritter Jason Schwartzman Terence Stamp |
Il voto di Nerdface:
2.0 out of 5.0 stars
«Che fine fa l’onestà?»
La vera notizia contenuta in Big eyes è: Tim Burton può fare un film senza usare la sua musa, Johnny Depp. Altra assoluta novità: può anche rinunciare alla sua ex compagna, Helena Bonham Carter. Indefesso, regala un’altra incredibile innovazione: i colori! Basta con le tinte gotiche responsabili d’averlo reso, giustamente, celebre e insuperato.
E in fondo è giusto così, perché Big eyes parla di pittura. Secondo film biografico dopo lo splendido Ed Wood (1994), Tim Burton volge il suo sguardo alla vita di Margaret Keane, pittrice americana tra gli anni ’50 e ’60, protagonista di una vicenda abbastanza incredibile da poter essere inserita nell’alveo di quelle storie pazzesche e surreali così amate dal regista.
Lo specchio dell’anima
In fuga da un primo matrimonio fallimentare, la giovane artista ricomincia una vita insieme alla piccola figlia e s’arrangia tra lavoretti e fiere, in occasione delle quali disegna caricature ai passanti, in cambio di pochi centesimi. Caratteristica dei suoi ritratti sono i grandi occhi, definiti da Margaret «specchio dell’anima».
Un inganno necessario
La protagonista è priva di apprezzabili doti manageriali o di vendita, ma in suo aiuto accorre un uomo, curiosamente dallo stesso cognome: Walter Keane. È un agente immobiliare e si diletta in orridi scorci parigini, frutto, sostiene, dei suoi anni alla Beaux Arts della capitale di Francia. Nasce un amore e con esso un sodalizio basato sull’inganno: i due creeranno un vero e proprio impero, tutto imperniato sui i lavori di lei, ma assegnati a lui.
Perché l’arte al femminile non avrebbe venduto ed era necessario fornire un volto maschile. Non solo: inaugureranno un modo rivoluzionario di promuoverla, attraverso la stampa di poster, cartoline e gadget d’ogni tipo. Un’antesignana Pop-Art, a tal punto fenomeno di massa da incuriosire lo stesso Andy Warhol, spingendolo a parlarne, anche in termini lusinghieri.
Un casting difficile
A vestire i panni dei due, Amy Adams e Christoph Waltz. Gli attori, in realtà, sono stati scritturati dopo un percorso difficoltoso, tant’è che si tratta di una terza scelta. Non possiamo sapere se questa circostanza abbia in qualche modo influito negativamente; possiamo dire, invece, che Tim Burton ha reso la recitazione di Amy Adams piagnucolosa e stucchevole, quella di Christoph Waltz macchiettistica e, specialmente sul finale, incredibilmente irritante.
Una bella storia svilita
È un peccato, poiché la storia dietro a Big eyes ha un suo fascino e avrebbe meritato un film migliore. L’ascesa di un marchio, Keane, nonostante avesse contro i critici d’arte (per una volta, va detto, non così in torto…) e i galleristi; la vita di una donna artefice dell’inganno, vittima e carnefice di un meccanismo alla cui creazione aveva contribuito in modo decisivo; la presa di coscienza e la causa legale al fine di riappropriarsi delle sue opere e, con esse, della propria identità; per converso, quella del poi di lei marito, talmente calato nella parte d’autore delle tele da convincersene, a livelli parossistici.
Una noia colossale
Big eyes avrebbe avuto tutte le carte in regola per essere un film adatto alle corde di Tim Burton. E invece è di una noia colossale. Leccato, luminoso in modo quasi fastidioso e plastificato, Big eyes non decolla mai, stupisce ancora meno e fa rimpiangere tutti i film dark clonati in serie del regista americano. Tim Burton ha deciso di dedicare poco spazio al lato immaginifico di Margaret Keane, quel mondo accasato e ben nascosto nei grandi occhi dipinti ossessivamente e che, tra l’altro, danno anche il nome alla pellicola; il regista si concede questa deviazione solo nelle due scene viste nel trailer.
Che peccato!
Stupisce la scelta, perché sarebbe stata materia per lui, che dell’onirico ha fatto un lavoro, spesso realizzato con cura e grande stile. Qui riduce una vicenda surreale a soap opera e meraviglia come pure Amy Adams e Christoph Waltz si perdano a loro volta in questa mediocrità.
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Titolo originale | Big Eyes |
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Lingua originale | inglese |
Paese | USA |
Anno | 2014 |
Durata | 105 minuti |
Uscita | 1 Gennaio 2015 |
Genere | Biopic Drammatico |
Regia | Tim Burton |
Sceneggiatura | Scott Alexander Larry Karaszewski |
Fotografia | Bruno Delbonnel |
Musiche | Danny Elfman |
Produzione | Silverwood Films Electric City Entertainment Tim Burton Productions The Weinstein Company |
Distribuzione | Lucky Red |
Cast | Amy Adams Christoph Waltz Danny Huston Jon Polito Krysten Ritter Jason Schwartzman Terence Stamp |