Tetsuo Hara: l’uomo che trasformò le lacrime in sorrisi
Tetsuo Hara
«Il mio stato d’animo era proprio come quello di Kenshiro quando combatte contro Raoh. Diciamo che ho combattuto, o meglio disegnato, con amore».
Uno di due
La notorietà di Tetsuo Hara, come parte del binomio Buronson & Hara, è innegabile pur se s’esaurisce in una cerchia di fan sparsi, però, in tutto il mondo. È ovviamente dovuta alla sua creatura più famosa, Hokuto no Ken, che nei paesi anglofoni è arrivato col titolo di Fist of the North Star e da noi con un più classico Ken il guerriero.
Gli esordi
Tetsuo Hara ha comunque dovuto faticare prima di trovare la sua dimensione di mangaka, sebbene fosse sempre stato il suo obiettivo, fin da giovanissimo. Una passione, la sua, che lo spinge a mettersi sempre in gioco, anche oggi che il successo è innegabile e duraturo, e che lo porta a fondare una propria casa di animazione e a dirigere un cortometraggio sulla battaglia finale tra Kenshiro e Raoul.
Hokuto no Sampei
Gli esordi di Tetsuo Hara, però, non sono dei migliori. Spinto dalla passione, ancora giovanissimo manda alcuni suoi lavori a Takao Yaguchi, autore del manga arrivato come anime da noi col titolo di Sampei: il ragazzo pescatore. Yaguchi decide di prenderlo come collaboratore, ma il rapporto professionale dura quanto uno starnuto e Tetsuo Hara è velocemente allontanato in quanto ancora troppo acerbo nello stile e nella tecnica. Poco male, perché il giovane, pur deluso, si rimbocca le maniche e continua nel perseguimento dei suoi obiettivi.
Max il guerriero
Nel 1982, fresco di una vittoria a un concorso per giovani talenti organizzato dalla famosa casa editrice Shūeishia e che gli permette di mostrare d’aver raggiunto una discreta maturità artistica, Tetsuo Hara si lancia nel mondo dei manga, con Mad fighter.
Mad fighter presenta moltissime tematiche che poi saranno riprese in Hokuto no Ken, col quale condivide l’ispirazione primaria e cioè i film della serie Mad Max che, a quanto pare, sono tra i preferiti di Tetsuo Hara. Purtroppo Mad fighter non è un successo, che arriverà invece con altre piccole opere molto distanti dagli scenari post-apocalittici. Nel 1983, però, sono pubblicate due storie sulla rivista Shonen Jump dedicate all’adolescenza del giovane Kenshiro Kasumi, in un mondo sopravvissuto alla bomba atomica… Da quel momento il gioco è fatto e presto esordirà Hokuto no Ken, lavoro per il quale a Tetsuo Hara è affiancato Buronson in qualità di sceneggiatore. Inizia così la leggenda.
2000 anni di scuola di Hara
Hokuto no Ken raggiunge un successo memorabile, bissato anche dalla sua controparte animata, che arriva da noi e genera perplessità per l’eccessiva violenza e la crudezza del racconto. Ci sono anche poetica, eroismo, abnegazione e tutto quanto ben si addica a un eroe giapponese. C’è pure un’enorme dose di tristezza, ma passa inosservata agli occhi dei genitori preoccupati.
Kenshiro è, infatti, un personaggio che raramente sorride. Il suo tronco duro e squadrato parla poco e, quando lo fa, è spesso per annunciare al nemico che gli restano «solo tre secondi di vita». È un archetipo, quasi, e Tetsuo Hara continuerà fino al più recente passato a occuparsene, ben oltre il finale del manga. Nel 2001 disegna un prequel, Ken il guerriero: le origini del mito, con protagonista lo zio di Kenshiro che vive le sue avventure nella Shangai degli anni ’30 e che conclude la sua storia editoriale nel 2010. Dal 2006, inoltre, la sua casa di produzione realizza una serie di lungometraggi animati di Hokuto no Ken.
Tetsuo Hara, insomma, non sta con le mani in mano e continua a lavorare alacremente e in molteplici progetti. Il suo ultimo lavoro, ancora in corso d’opera, è un manga sulle avventure di Oda Nobunaga, un guerriero che conquistò gran parte del Giappone fino al 1582. Non voglio fargli alcun torto ma per me, e non credo d’essere il solo, è Hokuto no Ken la sua opera più riuscita. Molto probabilmente alla fine della sua speriamo lunghissima carriera sarà quella restargli cucita addosso ancor più di quanto già non lo sia, non perché le altre non siano meritevoli, ma solo perché il Ken il guerriero mi ha trasportato sapientemente dall’adolescenza all’età adulta. Questo merito gli ha donato un posto speciale nella mia, personalissima, storia, insegnandomi che l’Orsa Maggiore regna.