Alfred Molina: la caratura unica del nostro Doc Ock
Alfred Molina
«I love playing villains».
Il Doc (Ock)
Alfred Molina nasce in Inghilterra da padre spagnolo e madre italiana, crescendo a Notthing Hill e arrivando alla fama in pochissimo tempo. Non che manchi la gavetta, nel suo caso fatta anche calcando il palcoscenico teatrale, ma si tratta comunque di inizi di carriera con opere cinematografiche di tutto rispetto. Basta solo vedere il film d’esordio del 1981 e intitolato I predatori dell’arca perduta perché Indiana Jones non era ancora un nome famoso.
Un esordio da cult
Nel film è possibile vedere un giovanissimo Alfred Molina fare da guida al professor Jones, aspettare con trepidazione che disattivi il piedistallo a pressione e poi tradirlo per impadronirsi dell’idolo d’oro. Una sequenza di pochissimi minuti entrata però di diritto nella leggenda. Dopo un inizio del genere forse il resto potrebbe sfigurare e invece Alfred Molina nel 1985 bissa il cult con un altro piccolo ruolo in Ladyhawke, di Richard Donner.
Nerd e non solo
Già così sembra la carriera di Alfred Molina sembra improntata al mondo nerd, eppure i registi lo apprezzano anche nelle sue declinazioni drammatiche e non si fanno remore a scritturarlo per ruoli complessi, in pellicole dai tratti più seri. È il caso, per esempio, di Prick up: l’importanza di chiamarsi Joe. La storia prende spunto dalla vita di Joe Orton, drammaturgo inglese morto in circostanze tragiche nel 1967.
Ad affiancare Gary Oldman nei panni di Joe Orton è proprio Alfred Molina, in quelli del suo amante Kenneth Halliwell. Il film, del 1987, è fra i meno ricordati e merita al contrario una riscoperta. Nel cast fa la sua comparsa anche il caratterista Wallace Shawn, che lo stesso anno è anche Vizzini ne La storia fantastica e che i più giovani di voi forse ricordano meglio per averlo visto nella serie Young Sheldon.
Declinazioni di Western
Per tornare a vedere Alfred Molina in un ruolo meno impegnato bisognerà aspettare il 1994, anno nel quale di nuovo Donner gli affida il ruolo del giocatore di poker Angel, in Maverick. La commedia western con Mel Gibson è tratta dall’omonima serie televisiva e, sebbene sia finita ai margini dell’oblio, risulta ancora oggi molto godibile. Si tratta di una piccola parentesi leggera prima di recitare in Dead man, opera onirica di Jarmush e sempre appartenente al genere western, con uno straordinario Johnny Depp come protagonista.
In attesa del 2004…
Nel 1995 ancora un film che, se non è proprio un cult, gode di un nutrito gruppo di appassionati: Specie mortale, accanto a Ben Kingsley e Forest Whitaker. Mancano una manciata di anni al 2004, l’anno che ci interessa, ma c’è ancora tempo per entrare nel cast di Boogie nights, in quello di Magnolia, in Chocolat e nel biopic Frida.
Alfred Molina arricchisce il suo curriculum, insomma, e le interpretazioni più serie, ne sono certo, hanno contribuito moltissimo al suo ruolo più famoso. Non è infatti difficile scorgere tutta la sua profondità interpretativa quando Sam Raimi gli appioppa i tentacoli del Dottor Octopus, antagonista principale nel secondo capitolo della trilogia ormai classica di Spider-Man.
Doc Ock
Il film fa venire giù i botteghini e le scazzottate tra Doc Ock e Spidey sono tra le più avvincenti mai girate ancora oggi. L’antagonista, ben lontano da essere un semplice villain, appare in tutto il suo tormentato splendore e merita tantissimo la sua redenzione finale. Lo stesso Alfred Molina doppia poi il personaggio nel videogioco tie-in del film, altro capolavoro cui i recenti giochi di Insomniac devono tantissimo come meccaniche e gameplay.
Ancora Doc Ock
Alfred Molina, infine, è talmente nel personaggio che quando esce il trailer di Spider-Man: no way home, nel 2021, basta la sua apparizione a vendere la maggior parte dei biglietti. Non era un’impresa scontata, perché recuperare il suo Doc Ock da un altro universo narrativo e cavalcare la cresta del fan service più spudorato poteva benissimo risolversi in un clamoroso autogol. E invece, ancora una volta, il suo villain si dimostra sorprendente e stratificato.
Per quanto ci piaccia vederlo indossare i panni tentacolari del Doc, è impossibile ignorare come la carriera di Alfred Molina sia stata, anche dopo Spider-Man 2 e le sue declinazioni nel Multiverso, varia e diversificata.
C’è il tempo per un’ulteriore incursione nel mondo dei videogiochi nel film Prince of Persia, tratto dall’omonimo titolo, ma che non risulta riuscitissimo; c’è il Codice Da Vinci, tratto dal romanzo di Dan Brown; c’è As you like it, la trasposizione della commedia di William Shakespeare. Insomma, pellicole dai tenori e dalle complessità diverse.
Il piccolo schermo
Non manca neppure il piccolo schermo, che lo vede impegnato in ruoli minori in serie come Detective Monk e Law and order; per quest’ultimo tornerà nel ruolo nello spin-off Law and order: LA, andando a sostituire Skeet Ulrich come protagonista della serie che, però, si concluderà dopo appena una stagione per gli scarsi ascolti. Recentemente, infine, lo abbiamo ammirato nell’elegante Il commissario Gamache.
Un’altra caratura
Alfred Molina, com’è palese, è uno dei pochi attori a potersi permettere d’abbandonare il ruolo che lo ha reso più famoso e osannato dal pubblico più giovane. Al contrario di altri colleghi ben più blasonati, non s’è sentito finito dopo aver concluso la sua parentesi nei cinecomic.
Erano anche altri tempi, è vero, nei quali mancava l’isteria provocata dall’MCU o dal DCEU, ma è lui a essere diverso. Altra caratura, altra impostazione: un attore che, seppur nella sua carriera ne ha interpretati molti, personaggio non lo è mai stato: una lezione che molti dovrebbero imparare.