«You’re my brother»

È uscito il 14 Agosto un nuovo capitolo del ricco e non sempre apprezzabile franchise di Alien. Firmato da Fede Alvarez, ma prodotto dall’inossidabile Ridley Scott, Alien: Romulus si colloca tra il primo, indimenticabile film che ci consegnò lo xenomorfo nato dai turbamenti di H.R. Giger e la Ripley in slip e fucile interpretata da Sigourney Weaver destinata a provocare turbamenti in tutti noi, e lo Scontro finale firmato da James Cameron.

Torneremo a urlare nello Spazio?

La prima domanda a sorgere è se, con Alien: Romulus, torneremo a «urlare nello Spazio», come seppe fare il buon Ridley Scott nel lontano 1979 col primo Alien, o se, invece, usciremo dalla sala col senso dell’ennesima occasione persa, come avvenuto per i prequel.

Di nuovo l’orrore

A scanso d’equivoci e senza fare spoiler, possiamo da subito dire che Alien: Romulus recupera a piene mani l’eredità del primo capitolo della saga e punta fortissimo sulle caratteristiche che lo resero insuperabile: una donna chiamata all’impresa, una fantascienza sporca, claustrofobica e ruvida, un nemico feroce, sanguinoso e apparentemente indistruttibile. Insomma, è di nuovo l’orrore. Con una novità, però.

Alien: Romulus, infatti, getta le basi della storia con un lungo prologo in cui siamo precipitati nella polvere di un pianeta minerario, dove la giovane Rain Carradine spera di potersi riscattare dalla multinazionale per cui lavora, scoprendo invece d’essere una schiava impossibilitata a una vita migliore per sé e per il fratello adottivo, il sintetico Andy.

Un nave alla deriva

Per questo motivo, deciderà d’unirsi a un gruppo di disperati, desiderosi d’entrare in un relitto abbandonato nello Spazio, dotato delle capsule criogeniche necessarie per affrontare un viaggio interstellare verso un pianeta dove cominciare una nuova vita. Indovinate chi li attenderà a bordo?

Cosa c’è di nuovo in questo Alien

La prima parte di Alien: Romulus è senza dubbio la più intrigante, non solo per il recupero di tutti gli elementi visivi del primo film, ma soprattutto per la luce gettata in modo piuttosto approfondito sulla società e sull’organizzazione del lavoro.

Il resto, come si dice, è storia. Nel momento stesso in cui l’equipaggio di pirati spaziali entrerà nella nave alla deriva, già possiamo immaginare cosa accadrà, sebbene vada riconosciuto ad Alien: Romulus non solo la cura visiva, ma anche il tentativo di saldare il film a diversi capitoli della saga, prequel compresi.

Pur nella sua prevedibilità, Alien: Romulus almeno rende giustizia alle atmosfere che hanno consegnato all’immaginario collettivo facehugger e xenomorfi ed è un buon cambio di rotta rispetto ad altri esperimenti meno riusciti, oltre a rappresentare un ottimo intrattenimento estivo e a distinguersi per un cast all’altezza del compito.