Alieni e alienati: a che punto siamo? | Weird Science
Alieni e alienati
«La prova che nell’Universo esistono altre forme di vita intelligente è che non ci hanno ancora contattato».
Bill Watterson
Siamo soli (per ora)
La vita extraterrestre è ormai una costante di questa rubrica: il perché è facile da intuire. È affascinante, infatti, speculare su altre forme di vita e di civiltà, in questa ambiziosa ricerca che però non ha ancora dato alcun frutto. Diciamolo chiaramente: tranne alcune ipotesi, al momento, per quanto ne sappiamo, siamo soli nell’Universo. Eppure continuiamo a cercare.
Oltre Drake
Pur consapevoli che l’Equazione di Drake partiva da presupposti troppo ottimistici, puntiamo i nostri telescopi lontano nel tempo e nello spazio alla ricerca di pianeti che potrebbero sostenere la vita e cerchiamo tracce biologiche anche nel nostro sistema solare. Su Marte siamo alla ricerca di batteri sviluppatisi quando il pianeta era più abitabile; su Encelado abbiamo invece trovato un ambiente tecnicamente in grado di supportare alcune forme di vita, del tutto simile a quello presente sotto gli oceani della Terra in prossimità di sorgenti termali; su Europa sappiamo dell’esistenza di un oceano salato e, anche in questo caso, di una fonte d’energia geotermica che potrebbe sostenere la proliferazione di alcuni organismi semplici.
Dalla NASA agli appassionati
La NASA è impegnata attivamente su molti fronti della ricerca di vita extraterrestre e sono molte le risorse impiegate, sia tecniche sia di menti deputate ad analizzare i dati, per interpretarli al meglio. Un gradino sotto ci sono gli appassionati: gente come me che si diverte a speculare sulle implicazioni sociali di un contatto con una razza intelligente, ma che rimane saldamente coi piedi per terra e sarebbe entusiasta di sapere anche del ritrovamento di un semplice vermetto microscopico, da qualche parte là fuori.
Gente ben consapevole che la vita non tende all’intelligenza e che il nostro pianeta ha vissuto per circa 160 milioni di anni in compagnia di insetti, piante, dinosauri e poco più. Un tempo lunghissimo che, per quanto ne sappiamo, sarebbe potuto durare fino a oggi se un meteorite, unito ad altre cause su cui ancora si studia, non avesse deciso d’incrociare l’orbita della Terra.
Un gradino più in basso…
Esiste un gradino più in basso, però, che mi fa letteralmente bollire il sangue. Si tratta delle persone che non solo credono all’esistenza di varie razze aliene, al punto da classificarle, ma che dichiarano senza mezzi termini d’averle conosciute e d’averci parlato. Questi mitomani esistono da moltissimo tempo: sin dal 1800 c’era gente che dichiarava d’essere in contatto telepatico con esseri antichissimi, con alieni provenienti da Atlantide o con esponenti della razza dei Rettiliani. Ancora oggi in molti sono convinti che molte dinastie reali o economiche siano proprio questi esseri squamati, mimetizzati tra noi.
I contattisti
In epoca moderna, invece, sono comparsi nuovi contattisti. Ovvio che si tratti al massimo di gente in cerca di gloria e al peggio di malati di qualche patologia clinica; non è difficile, usando un po’ di logica, capire che quello che raccontano è frutto di fantasia. Iniziamo col dire che spesso, i contattati ci danno dei messaggi che gli alieni avrebbero affidato loro. Sono messaggi positivi o ammonimenti. Roba tipo: «Amatevi l’un l’altro», oppure «siamo tutti fratelli cosmici» o anche «basta con le guerre».
Pur condividendo il messaggio, non riesco davvero a pensare a una razza intelligente che macina miliardi di chilometri solo per dire a un qualche sconosciuto concetti così semplici. Ecco: questa riduzione di una specie intelligente a una sorta di Testimone di Geova intergalattico mi lascia perplesso. Parliamoci chiaro: io non posso essere certo che una razza aliena si comporterebbe come noi, ma so che se fossi l’esponente di una specie in cerca di un primo contatto agirei in maniera diversa.
Come un pessimo film di fantascienza
Prima di tutto saprei che la guerra non nasce sempre e solo dall’odio, ma ha interessi economici o territoriali quindi non mi sognerei mai di dare moniti. Per capirci meglio, tutto questo mi ricorda il remake di Ultimatum alla Terra, nel quale il protagonista appartiene a una razza che si definisce superiore e più o meno dice: «Siamo molto più evoluti di voi, aborriamo la violenza e l’omicidio… E per questo vi sterminiamo: perché siamo i buoni». Ecco: molti racconti di contattisti mi sembrano al pari di un pessimo film di fantascienza.
Santi alieni
Ammettiamo che una specie aliena abbia una moralità e una spiritualità più elevata della nostra e che davvero il nostro modo di fare le appaia assolutamente insopportabile, al punto di decidere d’avvertirci di piantarla con tutta questa violenza: bene, io credo che non sceglierebbero come loro ambasciatrice la prima casalinga di Voghera, ma cercherebbero un canale prima di tutto con gli scienziati, in quanto categoria con cui parlare più semplicemente, e poi col vertice della catena di comando.
Raccontare gli alieni come si fa con le apparizioni mariane è profondamente indicativo della povertà non solo di argomenti, ma anche di fantasia di alcuni contattisti.
Nella mia vita ne ho incrociati parecchi. Una, italiana, spacciava per suoi messaggi di pace amore e fratellanza che i suoi «amici dello Spazio» le affidavano, salvo poi scoprire dopo una breve ricerca sul web che questi erano farina del sacco di un’altra veggente americana, che però li riceveva dagli angeli. Ovviamente tutti i contattisti combattono una guerra contro la NASA e qualunque altra struttura scientifica, perché nasconderebbero la verità. In realtà, perché semplicemente è difficile controbattere a chi la vita extraterrestre la cerca veramente e attivamente. Non basta una persona qualsiasi con una bella storia.
Non è per pochi eletti
Inoltre chi cerca vita aliena vuole mostrarla al mondo intero, mentre di solito i contattati si pongono come eletti dal popolo delle stelle, unici intermediari e privi di alcuna prova concreta alle loro farneticazioni. Salvo poi scrivere un libro o fondare un movimento religioso. Eppure basterebbe poco: insieme al predicozzo sulla fratellanza universale, sarebbe sufficiente indicare il pianeta o il sistema da cui proverrebbe l’amico spaziale, presumibilmente a noi sconosciuto. E qui arriva il capolavoro: a questa osservazione, il contattista medo risponde che, semplicemente, i governi già sanno dell’esistenza degli alieni e la tengono nascosta.
I grigi
C’è, poi, chi tira fuori un accordo stipulato dal presidente USA Eisenhower tra il 1953 e il 1961 e i Grigi, razza famosissima e famigerata. In esso si prevedeva uno scambio preciso: a noi la loro tecnologia avanzata, a loro qualche umano da rapire di quando in quando a scopo puramente scientifico. Anche ammettendone la possibilità e credendo alla bontà di alieni capaci di scatenare una guerra e devastarci, ci si chiede perché rapire gente a caso quando usare un qualunque militare sarebbe stata un’opzione più comoda e certamente meno rischiosa per conservare il patto scellerato nell’assoluta segretezza.
Insomma, tutte le storie fanno acqua e hanno buchi di sceneggiatura talmente grandi da non poter essere prese in considerazione. Gli alieni non sono tra noi, gli alienati sì. E se qualche extraterrestre fosse qui, non farebbe nulla di compromettente. Il resto come sempre è fuffa e resterà tale finché qualcuno si degnerà di fornire una prova straordinariamente efficace alle proprie farneticazioni. I contattisti non godono di grande stima anche tra gli ufologi e riescono, in un colpo solo, a mortificare l’intelligenza umana e a svilire la professionalità di chi passa notti insonni esaminando tabulati di dati, alla ricerca di un piccolo indizio di vita su un sasso lontanissimo da noi.