«There’s so many wonderful ways to make people suffer»

È il 2011 quando Ryan Murphy e Brad Falchuk inventano la serie TV antologica American Horror Story, proseguita per 10 premiatissime stagioni, ciascuna dal soggetto diverso. La serie è stata contraddistinta per tutta la sua durata da atrocità perpetrate con grande senso estetico, una messa in scena di qualità altissima, con percepibile cura formale nelle scenografie e nei costumi, una totale mancanza di pietà nei confronti dei comportamenti dei vari protagonisti, oltre che da un cast sempre ai massimi livellio. Nel 2016 è arrivato il primo spin-off, American Crime Story, che trattava casi di reale cronaca nera. Arriva oggi, invece, il secondo, American Horror Stories, serie di 7 episodi con storie tutte diverse.

Torna il latex nero

Solo il primo e il secondo episodio, infatti, hanno gli stessi protagonisti e sono ambientati nella famosa Murder House, dove appare nuovamente l’inquietante tuta di latex nero, quella del sanguinario Rubber Man, sulla quale sono stati modulati i suggestivi titoli di testa, anch’essi piuttosto inquietanti. Si tratta di un sadico divertissement sul tema della casa infestata, dove gli argomenti più di peso sono spiritosamente stravolti nel secondo episodio, più sarcastico.

Una rilettura spassosa dell’Horror

Ogni episodio ha l’onore di presentare i propri titoli di testa dedicati, a dimostrare che problemi di budget non ce ne sono sicuramente stati. Ottimo il cast nel suo complesso, con alcune facce note e molte altre promettenti, sebbene meno conosciute; alcuni volti erano già comparsi nelle altre serie, altri li ritroviamo in più di un episodio. Abbandonando i trattamenti a tema delle precedenti stagione, Murphy e Falchuk si divertono a inventare variazioni sul tema abbastanza spassose, qualcuna più prevedibile, qualcun’altra meno, per una serie godibile ma non all’altezza delle precedenti, e nel complesso molto più leggera.

Per i più impazienti di veder tornare sugli schermi i mostri e l’umanità varia dell’universo creato da Murphy e Falchuk, American Horror Stories arriva disponibile in Italia all’8 Settembre, su Disney+. Episodi pronti a far tremare d’inquietudine e disagio gli spettatori e costruiti appositamente per strizzare l’occhio ai fan più accaniti, attirandone di nuovi. Se da un lato, infatti, l’atmosfera e gli ambienti in cui si muovono i personaggi sono conosciuti al pubblico, dall’altro le storie sono autoconclusive, a eccezione dei primi due episodi, e possono contare su una durata inferiore ai 40 minuti, per agevolare anche le visioni più distratte.

Personaggi a fare la storia

Si torna sui luoghi preferiti di American Horror Story, dalla Murder House agli ospedali psichiatrici, ritrovando come di consueto assassini senza scrupoli, visioni e comunicazioni con l’altro mondo e antiche leggende pericolose per chiunque le evochi. Le storie interpretate dai personaggi prendono in esame vari aspetti, dalla sessualità alle diverse concezioni di famiglia, da antiche leggende al discutibile utilizzo dei social media. Il mondo contemporaneo è preso in esame da diversi punti di vista, pur astenendosi da reali prese di posizione e da giudizi sui personaggi, tra cui diventa sempre più complicato discernere i buoni dai cattivi. Sono i protagonisti stessi a costituire le colonne portanti della serie, arricchendo i brevi racconti presentati con numerose sfaccettature e prospettive, che altrimenti non emergerebbero in maniera soddisfacente solo dalle immagini.