Anime de li mejo: Rocky Joe e altri finali traumatici
Rocky Joe e altri finali traumatici
«Non c’è più niente da bruciare, solo le bianche ceneri».
Quando non vissero felici e contenti
La catarsi, ai tempi dell’Antica Grecia, era un atto di purificazione magica, poi evolutasi nel Novecento, in ambito psichiatrico, in liberazione da traumi o conflitti tramite messa a fuoco e conseguente rimozione del problema. Per un nerd anziano questa è ovviamente legata agli insegnamenti dei sacri cartoni di una volta che, a dispetto di quelli contemporanei, avevano nel bene e nel male un carico emotivo da finale regionale di briscola.
Il viaggio dell’eroe
Il loro canovaccio classico ricalcava spesso il collaudato schema del viaggio dell’eroe, ancora oggi facilmente rintracciabile nei corsi di storytelling: l’eroe non sa d’essere il prescelto, il mentore lo addestra e poi muore, l’eroe supera le prove e infine trionfa sul Male. Tuttavia, a volte, la catarsi non si compiva secondo le regole del suddetto schema, con la vittoria dell’eroe e il «vissero felici e contenti». Spesso il boccone era dolce amaro, amaro od orrendamente indigesto. Ne ripercorreremo alcuni tra i più celebri e dolorosi: da questo momento il livello spoiler è totale, sappiatelo!
Rocky Joe
Uno dei casi più eclatanti di finale traumatizzante è certamente quello di Rocky Joe, in cui il pugile Joe Yabuki, dopo una vita spesa nel tentativo d’affrancarsi dalla miseria, punta il tutto per tutto nello scontro sul ring contro il Campione del Mondo.
Morirà sorridendo alla fine dell’incontro, seduto all’angolo del ring: un sacrificio necessario per rispettare il proprio ideale, ovvero vincere per onorare tutti gli avversari sconfitti. Quando l’autore è sadico…
L’Uomo Tigre
Anche del finale de L’Uomo Tigre abbiamo già parlato ma, per chi se lo fosse perso, basterà ricordare di come nello scontro contro Grande Tigre l’onesto Naoto Date sia smascherato in diretta, provocandone la reazione demoniaca. Per sconfiggere Tana delle Tigri si vede così costretto a scendere al livello del nemico e a ritornare a essere il Demone Giallo, la sua nemesi iniziale.
La fuga finale, poi suggellata nel sacrificio narrato nella seconda serie dell’anime, ci lascia il rimpianto di quanto bene avrebbe potuto fare Naoto al mondo dello sport, anche solo come commentatore.
I Predatori del Tempo
Ma non è solo la morte violenta a turbare i lieti fini. Parliamo di sacrificio. Ne I Predatori del Tempo, tra le Time Bokan meno cool, ma comunque meritevole di considerazione, il gruppo dei cattivi che dà titolo alla serie, dopo un’infinita serie di tentativi sballati di modificare il corso della storia per il proprio tornaconto, decide di sacrificarsi schiantandosi contro un meteorite in rotta di collisione con la Terra.
Riescono così a passare alla storia come salvatori del genere umano realizzando, anche se in maniera diversa, il loro desiderio. Ma che si fa così? Almeno in Yattaman i tre si dicevano addio, ma solo per finta…
Zambot 3
Per dare al genere umano una speranza di salvezza, quasi tutti i protagonisti di Zambot 3 sacrificano la loro vita per sconfiggere i malvagi venuti sulla Terra per estinguerci, in quanto specie potenzialmente letale per la vita nell’Universo. Dopo campi profughi, macerie, razzismo e uomini bomba, ci voleva proprio: come dare a Greta le cinque chiavi di Voltron, per capirci.
Bem il mostro umano
Simile a Zambot 3 per atmosfera è il finale di Bem il mostro umano, in cui i tre spaventosi protagonisti desiderosi di difendere il genere umano dalle forze del Male finiscono per ardere vivi (morti?) nel maniero in cui s’è appena chiusa la loro ultima battaglia.
Ironia della sorte, le fiamme sono state appiccate dalla polizia, intenzionata a sbarazzarsi in un colpo solo di tutti i problemi legati alla magione maledetta. Per gli ottimisti quel finale sarebbe aperto ma, dopo tutti questi anni, direi che possiamo metterci sopra una pietra. Tombale.
Astroganga
Così come Zambot 3, anche Astroganga vede l’eroico robot (vi prego, non facciamo questioni sulla sua natura biologica: è fatto di ferro vivente…) immolarsi per scongiurare l’estinzione della nostra specie.
Dopo avere messo al sicuro il povero Charlie, il bambino che fa scattare il suo processo di potenziamento simbiotico, Ganga si batte col mostro che ha estinto gli acerrimi blaster, sacrificandosi per salvare il pianeta Terra. E oggi non lo ricorda nessuno… Poveraccio.
Il Mago Pancione Etcì
Più inclini al finale classico del Viaggio dell’Eroe sono altri epiloghi in cui il protagonista, alla fine della sua parabola, s’accomiata dal compagno di avventure. E giù lacrime. Partiamo dal terzo gradino del podio, rievocando il momento dell’addio del Mago Pancione Etcì. Reo secondo i suoi superiori d’essersi legato troppo agli umani, il mago imbranato è informato che sarà sigillato nel suo orrendo vaso per un secolo.
Prima dell’addio, si troverà circondato da tutti i suoi amici e nemici, nella soffitta in cui era stato evocato la prima volta. Indimenticabile il momento in cui quel bastardo di Bulldog, il cane che lo ha inesorabilmente morso in ogni puntata, gli restituisce piangendo tutte le pezze strappate ai suoi pantaloni. Siamo stati tutti un po’ Kanchan in quel momento…
La Balena Giuseppina
Ben peggiore il distacco di Choppy dalla sua taumaturgica Balena Giuseppina: i più anziani avranno sentito un brivido lungo la schiena. Dopo 24 episodi ai confini della follia, basati sul romanzo di José, Marcellino pane e vino, Silva, il ragazzo più disagiato della storia degli anime, è finalmente divenuto uomo e così la balena che lo ha accompagnato durante la crescita può congedarsi à la Mary Poppins.
Avessi avuto da stringere la mano di Fra Pappina per farmi forza, oggi sarei un uomo migliore…
Galaxy Express 999
Ma in cima al podio dell’abbandono non può che esserci il finale del Galaxy Express 999. Rimasto vittima delle angherie di uomini robotici, il giovane Masai intraprende un viaggio verso la fine dell’Universo, per raggiungere il pianeta in cui regalano corpi meccanici.
Dopo oltre 100 puntate in compagnia della splendida Maisha, una volta giunto a destinazione Masai decide invece di restare umano e, dopo avere collaborato con Maisha alla distruzione del pianeta meccanico, la vede partire su un altro treno, il Galaxy Express 777, in compagnia di un nuovo bambino più bisognoso di lui. Non bisogna mai andare su Andromeda, Masai (voce Prof. Sassaroli).
Ushio e Tora
Il premio speciale del finale più devastante va però a Ushio e Tora, il manga più bello di tutti i tempi trasposto, in forma ridotta, in anime, su cui un giorno varrà la pena approfondire. Al termine della meravigliosa vicenda, infatti, troviamo riuniti in un colpo solo morte, sacrificio e abbandono, il tutto suggellato dalla fine di un rapporto privo di paragoni nell’immaginario nerd.
In un Giappone infestato da demoni, il giovane Ushio libera per errore il terribile Tora dalla sua prigionia. Il mostro tenta inutilmente di mangiarlo decine di volte, ma il ragazzo brandisce la Lancia della Bestia, un artefatto capace di uccidere i mostri. Così, tra i due s’instaura un labile, ma duraturo equilibrio.
Avete anche voi la pancia piena?..
Alla fine della storia, quando ormai i due sono divenuti inseparabili, Tora decide di sacrificarsi per dare il colpo di grazia al mostro finale. Mentre Ushio lo implora piangendo di mangiarlo Tora, ormai umanizzato dalle innumerevoli avventure, gli rivela di averlo già fatto e di avere grazie a lui la pancia piena. Ecco, sto piangendo di nuovo…