Barry Levinson: i film da non perdere del regista americano

barry levinson indossa un cappellino da baseball - nerdface

Barry Levinson

un prim piano di barry levinson - nerdface

«It gets harder and harder to make movies about human beings. These movies are like an endangered species. Everything is simplify, simplify now. How many movies have sub-plots anymore?».

Perle

Il nome di Barry Levinson risuona sempre meno negli ultimi anni: per la natura del suo lavoro, è tra quelli un po’ nascosti. Regista e sceneggiatore, dagli anni ’80 produce film che sicuramente non solo avete sentito nominare, ma avete anche visto e, in alcuni casi, rivisto. E rivisto ancora. Cercherò di stilare un piccolo Bignami, per poter dire agli amici: «Ma certo, questa pellicola è di Barry Levinson, come anche!..» perché, che lo ammettiate o meno, vi piace pavoneggiarvi quando serve.

Un giovane Sherlock Holmes

Partiamo subito col botto vero. È il 1985 e arriva in sala questo piccolo pezzo di storia nerd. Young Sherlock Holmes giunge in Italia come Piramide di paura e c’è poco da dire oltre, per un film con effetti speciali realizzati in parte dalla Light & Magic e in parte dalla Pixar, che ancora era una divisione di LucasFilm, all’epoca magnifici e comunque invecchiati bene.

barry levinson sul set di piramide di paura - nerdface

Il protagonista, come da titolo, è il carismatico detective prima del suo trasferimento a Baker Street. Barry Levinson firma una pellicola dai (pochi) difetti ben nascosti e gioca coi cliché conosciuti su Holmes e Watson, citando pure Indiana Jones. Di più, avanti nei tempi, il regista si permette anche d’inserire una scena post credit, che fa ripensare tutto il film sotto una luce nuova. E pensare che conosco gente che, dopo trent’anni, ancora non l’aveva vista!

Good morning, Robin!

Appena due anni dopo le avventure del giovane Sherlock Holmes, Barry Levinson è nuovamente in sala con un altro film di grande successo. Tratto da una storia vera, ma opportunamente rimaneggiata, Good morning, Vietnam tratta l’occupazione americana di Saigon e di Adrian Cronauer, DJ dedito a intrattenere le truppe sul campo.

barry levinson sul set di good morning vitenam - nerdface

Il vero Cronauer avrebbe voluto farne una sit-com, ma nessuno pensava alla guerra come un tema divertente. Robin Williams intuì però il buono della storia e prese il progetto sotto la sua protezione. Ne uscì un film delicato, divertente e a tratti amaro, nel quale all’attore è lasciata carta bianca per permettergli d’improvvisare davanti al microfono. Uno spettacolo unico: se lo avete perso, dovete necessariamente recuperarlo.

Il primo capolavoro

Alla direzione di Rain man, perché di questo capolavoro sto parlando, Barry Levinson arriva quasi per caso. Il film all’inizio era stato pensato per Steven Spielberg, che però doveva dirigere il terzo capitolo del suo Indiana Jones.

barry levinson sul set di rain man - nerdface

Barry Levinson porta sullo schermo una pellicola meravigliosamente romantica. Non è tutto merito suo, ovviamente: al risultato concorre anche la splendida interpretazione di Dustin Hoffman nei panni dell’autistico Raymond Babbit, il quale prima di girare, è risaputo, aveva frequentato persone affette da autismo. La sua performance ne trasse tantissimo vantaggio, tanto da valergli un Oscar. Rain man incassò alla fine ben 4 statuette dorate: un vero capolavoro senza tempo.

Giocattoli disastrosi

Solo chi non fa non sbaglia mai e così anche nel carnet di Barry Levinson figura un film meno riuscito, un flop clamoroso, per la verità, un disastro inaspettato. Nel 1992 arriva in sala Toys, scritto anche dallo stesso regista e con protagonisti Robin Williams, Robin Wright, Joan Cusack e un allora sconosciuto Jamie Foxx.

barry levinson sul set di toys - nerdface

Surreale e fantasticamente folle, Toys ricordo d’averlo visto al cinema in una sala deserta. Mi piacque, ma ero un bambino e se vedevo Robin Williams già ero contento. Appena qualche anno più tardi ci sarei ricascato pure con Jack… Ma se non ci si può fidare nemmeno di Francis Ford Coppola, allora non è tutta colpa mia. Toys comunque rimane una pellicola da vedere, fosse solo per vedere il tentativo d’osare invece di puntare sempre e solo su remake o sequel.

Il secondo capolavoro

Lo stesso anno nel quale Coppola mi solava con Jack, Barry Levinson mi regalava uno dei film che adoro di più in assoluto. Esce infatti nel 1996 Sleepers, storia tratta da un romanzo autobiografico di Lorenzo Carcaterra sulle vicende di quattro ragazzini di Hell’s Kitchen finiti in riformatorio e lì sottoposti ad abusi sessuali da parte delle guardie, per vendicarsi una volta adulti.

barry levinson sul set di sleepers - nerdface

Non è solo la trama di Sleepers a rapire, è più l’atmosfera, costellata di personaggi che circondano i protagonisti da bambini e poi da adulti, il sottobosco criminale che non ammette sgarri e che difende i suoi figli. Insomma, è tutto l’insieme a rendere il film unico e, giustamente, indimenticabile. Anche solo per le interpretazione fenomenali di Vittorio Gassman, sebbene breve, di Dustin Hoffman, Robert De Niro, Brad Pitt e Kevin Bacon. Bellissimo e perfetto, per un finale in crescendo.

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