Beau ha paura | Un film fine a se stesso | Recensione
Il voto di Nerdface:
2.0 out of 5.0 stars
Titolo originale | Beau is afraid |
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Lingua originale | inglese |
Paese | USA |
Anno | 2023 |
Durata | 179 minuti |
Uscita | 27 Aprile 2023 |
Genere | Commedia Drammatico Fantastico |
Regia | Ari Aster |
Sceneggiatura | Ari Aster |
Fotografia | Paweł Pogorzelski |
Musiche | The Haxan Cloak |
Produzione | A24 Access Industries IPR.VC Square Peg |
Distribuzione | I Wonder Pictures |
Cast | Joaquin Phoenix Nathan Lane Amy Ryan Stephen McKinley Henderson Zoe Lister-Jones Armen Nahapetian Parker Posey Patti LuPone Richard Kind Michael Gandolfini Denis Ménochet Théodore Pellerin |
Il voto di Nerdface:
2.0 out of 5.0 stars
«Credo che dovrei andare ora…»
Dopo il terrificante Hereditary (2018) e il divisivo Midsommar (2019), Ari Aster torna in sala col suo terzo lungometraggio, Beau ha paura, un progetto enormemente ambizioso che lo stesso autore si rivela incredulo d’essere riuscito a realizzare. Stavolta, però, il giovane regista newyorkese si discosta dall’horror nudo e crudo cui ci aveva abituato nei suoi primi due lungometraggi, proponendo una commedia drammatica e con venature orrorifiche, certamente molto difficile da incasellare in un determinato genere.
Tutto può succedere
Un corteggiatissimo Joaquin Phoenix, per il quale pare che Ari Aster abbia dovuto combattere a lungo, interpreta Beau, un uomo di mezz’età pieno di paure, che vive in un assurdo mondo dal sapore distopico, in cui tutto pare possibile. È difficile, oltre queste poche righe, raccontare quale sia la trama di Beau ha paura perché, proprio come accade al nostro protagonista, in questa esasperante pellicola lunga 179 minuti tutto può succedere. E purtroppo non nel senso buono.
Nessun punto di riferimento
Beau ha paura è, infatti, un film che di proposito non dà punti di riferimento e sembra godere nel portare lo spettatore fuori strada, in un sadico patto tra regista e pubblico. Un patto che inizialmente si fa anche volentieri, concedendosi di buon proposito alla mente di Ari Aster. Ci si aspetta, però, che arrivi quantomeno a volerci dire qualcosa.
Purtroppo questo non accade: le assurde follie oniriche, al limite tra realtà e fantasia, in un vortice di terrore e violenza, cui il nostro Beau deve sottostare, risultano completamente fini a loro stesse. Non hanno lo scopo di voler dire qualcosa, di comunicare, al termine di queste tre ore, un concetto, un’idea, un messaggio. Quantomeno, se nelle intenzioni di Ari Aster questo messaggio era presente, non è certamente riuscito a renderlo noto.
Nulla di concreto
E questa sensazione, l’intuizione che alla fine di tutta la faticosa odissea del nostro Beau non ci sia nulla di concreto, inizia lentamente a maturare durante la visione non oltre la metà del film, rompendo completamente la quantomai necessaria sospensione d’incredulità. Le scene cui assistiamo, tra l’altro, non hanno un vero legame e si ha la netta sensazione che, pure a voler tagliare intere ore della pellicola, non sarebbe cambiato poi molto in termini di riuscita narrativa. Forse, invece, ne avrebbe giovato la fruizione, quantomeno non provata dall’interminabile e inutile lunghezza.
Un film autocelebrativo
A rendere la visione della pellicola particolarmente fastidiosa è la indubbia pretenziosità di Ari Aster, desideroso di volersi accostare a un determinato tipo di cinema autoriale, da Jodorowsky a Kaufman, senza però esserne minimamente all’altezza, naufragando in un film autocelebrativo, fatto probabilmente più per se stesso che per il pubblico.
La performance di Joaquin Phoenix è certamente soddisfacente, ma non sorprende nei panni di un personaggio esattamente in linea alle sue corde: ne ha già dato ampiamente prova e nessuno riesce come lui a soffrire con gli occhi, senza dire una parola, a donare allo schermo quel dolore passivo eppure insostenibile tipico degli ultimi di questa strana e folle società.
Il troppo stroppia
E, per la prima metà della pellicola, è un dolore che viviamo, che sentiamo nostro, in cui ci immedesimiamo. Sarebbe bene che Ari Aster imparasse l’adagio secondo il quale il troppo stroppia: la reiterazione sconclusionata dell’eccesso porta ad allontanarsi, anche qui, e a rimanere impassibili di fronte all’ennesima tragedia vissuta dal povero Beau, solo e soltanto per il gusto di farlo stare male.
E lo spettatore?
Insomma, con Beau ha paura s’assiste a un cinema perfettamente montato, con bellissime fotografia, scenografia e animazione, un’ottima regia e ben recitato, ma allo stesso tempo completamente vuoto. Si dimentica che ci sia uno spettatore lì a guardarlo e prosegue a briglie sciolte verso i meandri della mente di un regista probabilmente investito troppo presto da un successo che non ha saputo dominare. Speriamo che per il suo quarto film Ari Aster impari a ridimensionarsi e a ricordarsi di noi.
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Titolo originale | Beau is afraid |
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Lingua originale | inglese |
Paese | USA |
Anno | 2023 |
Durata | 179 minuti |
Uscita | 27 Aprile 2023 |
Genere | Commedia Drammatico Fantastico |
Regia | Ari Aster |
Sceneggiatura | Ari Aster |
Fotografia | Paweł Pogorzelski |
Musiche | The Haxan Cloak |
Produzione | A24 Access Industries IPR.VC Square Peg |
Distribuzione | I Wonder Pictures |
Cast | Joaquin Phoenix Nathan Lane Amy Ryan Stephen McKinley Henderson Zoe Lister-Jones Armen Nahapetian Parker Posey Patti LuPone Richard Kind Michael Gandolfini Denis Ménochet Théodore Pellerin |