Better look up: cosa fare contro un asteroide? | Weird Science
Asteroidi fantastici e come evitarli
«Stiamo per davvero per dire alla Presidente degli USA che tra poco più di sei mesi l’intera umanità e ogni altra specie vivente saranno completamente estinte?».
Better look up
Circa 65 milioni di anni fa un asteroide di dimensioni stimate tra i 10 e i 14 chilometri impattò contro il nostro pianeta, innescando un’estinzione di massa che spazzò via (o contribuì a farlo) i dinosauri e moltissime altre specie, nel breve e nel lungo periodo. Quell’asteroide lasciò il campo libero ai mammiferi, che iniziarono a proliferare occupando ogni nicchia ecologica e diversificandosi fino a dare inizio, molto tempo dopo, al genere Homo. A noi.
E se arrivasse il nostro turno?
Bene. Cosa accadrebbe se, a un certo punto, arrivasse il nostro turno nella roulette galattica? Siamo in grado di prevenire e scongiurare una catastrofe come quella che sconvolse il pianeta alla fine del Cretaceo? La risposta è un poco rassicurante e vuole dare una risposta agli interrogativi sollevati dal film Don’t look up: dipende.
Scrutare il cielo
Partiamo col dire che stiamo comunque cercando di scongiurare che un evento simile arrivi all’improvviso. Lo facciamo scrutando il cielo, alla ricerca di asteroidi o comete che potrebbero essere pericolosi se entrassero in rotta di collisione con la Terra. In Italia se ne occupa il NEOCC (Near-Earth Object Coordination Center), che ha sede a Frascati e il cui obiettivo è monitorare e valutare i rischi connessi all’avvicinamento di meteoriti verso il nostro pianeta.
A tal proposito, bisogna precisare che una delle variabili è legata strettamente alla natura del corpo celeste potenzialmente pericoloso. La comete, infatti, hanno orbite più eccentriche e quindi la possibilità d’individuarle in tempi utili sono più basse. Mentre abbiamo una discreta conoscenza di molti corpi celesti in orbita attorno alla Terra, lo stesso non si può dire per i giganti di ghiaccio che incrociano il nostro pianeta a distanza di parecchi decenni.
Cheljabinsk
Va inoltre precisato che oggetti più piccoli hanno dimostrato una certa capacità elusiva, come ha dimostrato l’evento che coinvolse la cittadina di Cheljabinsk, nel Febbraio del 2013. In quel caso i danni furono ridotti perché il meteorite in questione aveva un diametro di circa 15 metri e andò in frantumi nell’atmosfera terrestre. I frammenti colpirono il suolo, ma fu l’onda d’urto a creare la maggior parte dei danni e dei feriti, principalmente a causa delle finestre, che esplosero.
Insomma, cosa facciamo?
Nel 2019, invece, un asteroide di circa 100 metri di diametro passò a circa 43.000 chilometri dalla Terra e fu individuato solo 24 ore prima del suo passaggio radente. Per ipotesi, facciamo finta che abbiamo avvistato un oggetto che ha una rilevante probabilità di colpire il nostro pianeta, abbastanza grande da fare cospicui danni, se non grande abbastanza da provocare un evento estintivo di massa. Cosa facciamo? Anche per rispondere a questo quesito dovremmo sapere se si tratti di una cometa o di un asteroide; in questo caso dovremmo capire di cosa sia fatto e in che modo colpirà la Terra. Le possibilità non sono molte e dipendono principalmente dal tempo a disposizione per agire prontamente.
La prima ipotesi è di deviarlo in qualche modo. Viste le traiettorie su distanze molto lunghe, ne basterebbe anche una leggera per ridurre drasticamente la pericolosità dell’asteroide. A questo proposito non vi suonerà strano che la NASA abbia già programmato una missione che, verso la fine del 2022, proverà proprio a deviare un asteroide, al fine di ricavare dati potenzialmente vitali per noi tutti.
La missione DART
La missione si chiama DART (Double Asteroid Redirection Test) e consiste in una sonda che impatterà contro un asteroide binario, formato cioè da due frammenti, il più piccolo in orbita col più grande che conta circa 780 metri di diametro. Il DART, prima di scagliarsi sul bersaglio, sgancerà un piccolo satellite, il LICIAcube, creato dall’italianissima Argotec di Torino. Sarà proprio il piccolo satellite a monitorare le conseguenze dell’impatto.
Un’altra strada
L’altro modo che abbiamo per toglierci dal pericolo d’estinzione è, ovviamente, quello di distruggere la cometa o l’asteroide. Avendo abbastanza tempo e risorse, sarebbe possibile bersagliarlo in modo, quantomeno, da frammentarlo in pezzi abbastanza piccoli da non essere particolarmente pericolosi. Non gioite, però: potrebbe voler dire distruzione su scala locale nel punto d’impatto, invece che su scala planetaria. Anche in questo caso la discriminante fondamentale sarebbe, oltre al tempo a disposizione, anche la composizione dell’oggetto stesso. In ogni caso, gli scenari possibili non sono rincuoranti e il pericolo sarebbe davvero elevato.
La buona notizia è che impatti con oggetti così grandi da costituire una serissima minaccia non sono poi così probabili. Si stima che un asteroide analogo a quello che portò all’estinzione del Cretaceo potrebbe colpire la Terra una volta ogni 100 milioni di anni, mentre oggetti di circa 1 chilometro di diametro ogni 500.000 anni. Si tratta di probabilità, non di countdown che già pende sulle nostre teste. Alla fine, l’arma principale rimane sempre la stessa: lo studio dei copri celesti e la conoscenza che ne deriva, perché l’unico modo di sopravvivere a un evento del genere è poterlo prevedere con larghissimo anticipo, per approntare le giuste contromisure. Better look up, quindi, e con attenzione.