Brian De Palma: cult e scivoloni di un regista di personalità
Brian De Palma
«I don’t see scarey films. I certainly wouldn’t go see my films».
Montagne russe
Maestro del cinema come pochi altri registi al mondo, Brian De Palma vanta una carriera praticamente senza sbavature, caratterizzata da costanza e qualità. Tranne per un film, di cui parleremo, il suo curriculum offre una varietà di cult e di perle che raramente è possibile trovare. L’esordio alla regia con un lungometraggio arriva nel 1968, con Murder à la mod, una pellicola grindhouse e slasher non molto apprezzata, ma che già lasciava intuire alcuni punti fermi del suo lavoro.
L’esordio di De Niro
Fu una meteora e apparve in alcune sale di New York, per scomparire nel nulla subito dopo. Riapparve brevemente nel 1981, come cammeo in un altro film di Brian De Palma, Blow out, e in seguito fu aggiunto all’edizione americana del Blu-Ray della pellicola, uscita nel 2011. Sempre nel 1968 arriva nelle sale anche Ciao America!, nel quale Brian De Palma fa esordire un giovane e promettente attore, Robert De Niro. Ciao America! è una commedia molto sopra le righe: costata poco meno di 40.000 dollari, riesce a vincere l’Orso d’Argento al Festival del Cinema di Berlino, l’anno seguente, lo stesso in cui esce un’altra commedia, Oggi sposi.
Infine, nel 1970 arriva Dionysus, che riprende la trama delle Baccanti, ma la trasporta in tempi moderni. Si tratta di film capaci d’aprire a Brian De Palma molte porte: già agli inizi degli anni ’70, sebbene tecnicamente ancora esordiente, riesce ad avvalersi della collaborazione di nomi celebri, come Orson Welles, che dirige in Conosci il tuo coniglio (1972).
Il primo incontro con Brian De Palma
Il 1974 è l’anno del film che permise a molti di noi il primo incontro con Brian De Palma, caratterizzato da quel turbamento che spinge a non guardare, risultando impossibile farlo. La causa fu Il fantasma del palcoscenico, un musical horror che prendeva spunto da Il fantasma dell’opera, ambientando la vicenda all’epoca del Rock. Affascinante e grottesco, Il fantasma del palcoscenico ebbe però pochissimo successo alla sua uscita e solo molti anni dopo gli fu riconosciuto il titolo di cult. Pur in sordina, il film ebbe però il merito di far conoscere il nome di Brian De Palma a livello internazionale, indicandogli la strada per un nuovo progetto molto difficile da trasporre su pellicola.
Carrie
Si trattava di Carrie: lo sguardo di Satana (1976), tratto da un libro di Stephen King. Lo sappiamo bene: quando si prende un libro del Re del Terrore per farne un film, spesso e volentieri il risultato è discutibile. Brian De Palma, invece, riesce dove molti fallirono e falliranno, con una riduzione cinematografica divenuta a ragione un altro cult, in cui troviamo anche un giovanissimo John Travolta, che tornerà a lavorare col regista nel 1981, in Blow out.
Dopo Fury (1978), altra vicenda disturbante legata al paranormale e che scomoda il rapporto tra padre e figlio, escono altri due film imperdibili. In ordine cronologico è la volta di Scarface (1983) e Omicidio a luci rosse (1984). Sul primo speriamo sia superfluo spendere troppe parole: scritto da Oliver Stone, è un capolavoro che meriterebbe un articolo a parte, fosse solo per la quantità di meme ancora oggi facilmente reperibili in rete, che riprendono il protagonista assoluto, un Al Pacino nei panni del gangster Tony Montana. Omicidio a luci rosse, invece, è forse meno conosciuto, ma ancora oggi è capace di far rabbrividire con alcune trovate che riprendono moltissimo il cinema di Alfred Hitchcock.
Nel 1987 arriva un altro capolavoro pluripremiato, Gli intoccabili: pellicola con un cast eccezionale, racconta la vera storia della task force formatasi per assicurare alla giustizia Al Capone. A impreziosire ulteriormente le molte star presenti, da Sean Connery, che vincerà un Oscar, fino a Andy Garcia e Kevin Costner, uno strepitoso Robert De Niro nei panni del boss del crimine organizzato e protagonista del tormentone «sei solo chiacchiere e distintivo».
Un’altra perla arriva all’inizio del nuovo decennio, Il falò delle vanità (1990), seguito da Carlito’s way (1993), ancora con Al Pacino protagonista, e dal primo a inaugurare la lunga saga di Mission: Impossibile (1996), con Tom Cruise. Arriva dunque il nuovo millennio e però parte malissimo, col primo passo falso di Brian De Palma: nel 2000 giunge in sala Mission to Mars, con Gary Sinise e Tim Robbins. La pellicola narra di una sfortunata missione sul Pianeta Rosso, che da dramma vira verso la fantascienza più banale: dopo tanti premi prestigiosi, Brian De Palma incassa la candidatura ai Razzie Awards.
Gli ultimi successi
Questo scivolone rimane un caso isolato nella carriera del regista, che si fa perdonare negli anni successivi con altri film di livello come Black Dahlia (2006), adattamento del primo romanzo di Ellroy della cosiddetta tetralogia di Los Angeles, e Redacted (2007), Leone d’Argento a Venezia. Sfortunato, bisogna riconoscerlo, è stato anche l’esperimento di Domino (2019), una produzione internazionale con una spiccata impronta danese, il cui cast presentava due protagonisti indiscussi di Game of Thrones, Nikolaj Coster-Waldau e Carice Van Houten. Il regista ha disconosciuto il film, lamentando i molteplici ostruzionismi per un progetto sentito come non suo e giurando di non lavorare mai più in Danimarca. Scivoloni a parte, peraltro limitati, Brian De Palma è un grande del cinema, tra i pochi registi dotati di visione e personalità.