Buster Keaton: il comico dal volto malinconico
Buster Keaton
«Perché essere difficili quando con un minimo sforzo potete diventare impossibili?».
Il malincomico
Abbiamo già parlato degli albori del grande schermo e della sua espansione come mezzo d’intrattenimento e oggi ci confrontiamo con un altro grande del cinema muto, Buster Keaton, il quale contribuì a codificarlo, essendone stato protagonista sia davanti, che dietro la macchina da presa.
Nomen omen
Nome omen, il piccolo Buster Keaton è figlio d’arte, perché i suoi genitori hanno una compagnia teatrale insieme al famoso Houdini: la leggenda narra che fu proprio il celeberrimo illusionista a battezzare il figlio della coppia. «Buster» vuol dire «capitombolo», esattamente quanto fece il piccolo Keaton precipitando dalla scalinata della casa paterna, fortunatamente uscendone senza un graffio. Il mago, spettatore della scena, esclamò: «Che bel buster!».
Non sono rose e fiori
Il nome e i capitomboli gli rimasero attaccati e furono parte del segreto del suo successo. Fama ottenuta già in tenerissima età, poiché da bambino partecipava agli spettacoli della compagnia dei genitori, adombrandoli, a leggere i critici dell’epoca, con un talento innato, indice di una strada in discesa nel mondo dello showbiz. In realtà pare non fossero tutte rose e fiori, perché il piccolo Buster Keaton, per quanto bravo, sempre un bambino era e la sua infanzia la passò, sì, sul palcoscenico, ma ricevendo scappellotti se sbagliava in scena.
A tal proposito, più tardi commentò: «Avevo imparato a essere un comico che non ride di quello che fa». Di più, i coniugi Keaton furono più volte accusati di sfruttamento minorile e per lo stesso motivo furono interdetti nei teatri di New York fino al 1909, oltre a ricevere una multa di 300 dollari. Buster Keaton di quelle primitive esperienze fece tesoro e probabilmente così nacque la sua famosa espressione impassibile e imperturbabile.
La collaborazione con Roscoe Arbuckle
A 21 anni è ancora un figlio d’arte, ma il padre, caduto nell’alcolismo, si ritira dalle scene. Da solo, il comico che di gavetta ne aveva già fatta a sufficienza, è scoperto da Roscoe Arbuckle, famosissimo attore dell’epoca: lo prende con sé e gli permette di partecipare, anche come co-regista pare, a ben 15 cortometraggi.
La collaborazione va avanti fino al 1919, anno nel quale Buster Keaton è richiamato per il servizio militare, svolto in Francia intrattenendo le truppe per la maggior parte del tempo. Al suo ritorno è già pronto per un altro balzo in avanti.
Gli anni della Buster Keaton Comedies
Nasce, infatti, la Buster Keaton Comedies e l’attore è padrone assoluto del suo lavoro, avendo la possibilità di controllare ogni aspetto creativo dei propri film e divenendo al contempo attore, regista e sceneggiatore. Esordisce con Tiro a segno ed è già un successo. Come tutti i colleghi dell’epoca, Buster Keaton punta tutto sulla fisicità dei suoi personaggi.
È un mix riuscito di acrobazie e gag, di situazioni assurde e capitomboli. Gira quasi sempre senza controfigura e, anzi, l’attore più volte dichiara d’essere egli stesso la controfigura. Come in Sherlock Jr., riguardo al quale dichiara: «Avete presente la scena in cui io salto sul manubrio della moto di un poliziotto e poi, per colpa di una buca della strada, il poliziotto vola via? Bene, il poliziotto ero io».
Le sceneggiature per i Fratelli Marx
Il controllo totale sulle sue creature porta a una costante evoluzione nella tecnica e Buster Keaton diventa in breve capace d’ideare e girare film sempre più lunghi. Si affinano tecnica e si fissano tematiche ricorrenti, capaci di creare uno stile ben riconoscibile, una firma autoriale che sarà presente sempre. Anche quando, dopo l’avvento del sonoro, il comico lavorerà solo alle sceneggiature di alcuni film dei Fratelli Marx, come Una notte all’opera e Tre pazzi a zonzo.
Lo spartiacque
Ed eccoci allo spartiacque: lo si trova spesso quando parliamo del cinema d’inizio secolo. L’invenzione del sonoro, infatti, segnerà il declino di molte star delle comiche. Alla fine degli anni ’20, Buster Keaton è all’apice del successo. Sta lavorando all’ultimo cortometraggio per la First National, quando riceve la notizia che la società non è più interessata a rinnovare il contratto. Ferma tutto, dunque, e firma con Metro Pictures Inc., futura Metro Goldwyn Mayer, e solo dopo viene a sapere che il presunto mancato rinnovo era solo un bluff della First, atto a evitare un esborso maggiore.
Il cambio ha come effetto la perdita del controllo totale dei suoi film e questo si rifletterà sulla loro qualità. Lo stesso Buster Keaton capì in ritardo come la firma con la Metro rappresentò il suo «più grande errore». L’avvento del sonoro sarebbe potuto essere meno catastrofico, forse, ma la storia da quel punto in avanti segna solo l’inizio del declino dell’attore.
La depressione e l’alcolismo
Disamorato del suo lavoro a causa del controllo della major, Buster Keaton si ritira e cade nella depressione e nell’alcolismo. Scrive sceneggiature, come ricordato, e nel 1952 Charlie Chaplin lo vuole al suo fianco ne Le luci della ribalta. Passeranno altri otto anni prima che Hollywood s’accorga d’averlo snobbato per troppo tempo e gli dedicherà un Oscar alla carriera; nel 1966 un tumore al polmone lo porterà via.
L’attore aveva, però, fatto in tempo l’anno precedente a ricevere una dimostrazione fortissima d’affetto dalla platea della Mostra del Cinema di Venezia. Il pubblico era tutto in piedi e gridava: «Viva Buster!». A quella vista, dicono in molti, sul suo volto impassibile fiorì un accenno di sorriso.