«Il cambiamento può spaventare»

Quindici anni fa uscì nelle sale di tutto il mondo Come d’incanto, che diventò nel giro di pochissimo tempo un vero e proprio cult, trasformando la sua protagonista Amy Adams, all’epoca già con una nomination agli Oscar, ma relativamente sconosciuta al grande pubblico, in una star.

Un altro sequel

Nel corso degli anni, nel mezzo dell’operazione nostalgica che ha portato numerosi film, anche meno famosi, a essere oggetto di reboot o sequel, i fan hanno chiesto a gran voce una nuova avventura di Giselle. Solo ora, a poche settimane di distanza da un altro curioso caso di sequel non necessario, come Hocus pocus 2, arriva su Disney+ Come per disincanto, questa volta per la regia di Adam Shankman, già dietro la macchina da presa di musical come Hairspray e Rock of ages.

La ricerca di nuovi orizzonti

Anche per Giselle (Amy Adams) e Robert (Patrick Dempsey) sono passati quindici anni dalla storia del primo film e la coppia inizia a sentire il bisogno di lasciare New York per nuovi orizzonti. Un giorno lei scorge la pubblicità patinata di un luogo chiamato Monroeville e immagina di poterci trovare la gioia che ha perso ormai da tempo. Lì, tuttavia, incontra la dispotica Malvina Monroe (Maya Rudolph), che tiene in pugno la cittadina e ostacola ogni mossa di Giselle. Quest’ultima decide quindi di ricorrere alla magia di Andalasia, senza però capire appieno a quali conseguenze andrà incontro.

Come per disincanto vuole ampliare la parodia dello stesso sistema disneyano offerta dal primo film, riflettendo soprattutto sull’archetipo della matrigna cattiva tipica dell’epoca d’oro. Sceglie tuttavia d’invertirne la premessa: se in Come d’incanto Giselle era una principessa trapiantata in un mondo reale, qui ci si trova davanti a una narrazione che già in partenza è ascrivibile alla favola e questo porta i personaggi a diventare meri stereotipi, anziché intelligenti caricature.

Conclusioni

Le canzoni, composte anche questa volta da Alan Menken e Stephen Schwartz, possono apparire in primo luogo meno memorabili rispetto a quelle di Come d’incanto, ma risultano essere la base perfetta per sequenze musical degne di Broadway. Sebbene Come per disincanto spesso fraintenda i motivi del successo di Come d’incanto, rimane un piacere rivedere Amy Adams nei panni di Giselle, stavolta divisa tra favola, incubo e realtà, e la sua interpretazione, così gioiosa e malinconica al tempo stesso, basta per giustificare l’esistenza di questo sequel.