Da Bel Air a Hollywood: i tanti successi di Will Smith
Will Smith
«I know who I am, I know what I believe and that’s all I need to know».
Il Principe
Nel 1993 l’Italia fece la sua conoscenza di Will Smith, grazie all’arrivo sulle nostre reti del sit-com Willy: il Principe di Bel Air. La trama, piuttosto semplice, raccontava di un ragazzo dei sobborghi di Filadelfia che si trasferiva dai ricchi zii in quel di Bel Air, quartiere di Los Angeles di fascia altissima. In Italia la serie TV bissa il successo già ottenuto in madrepatria e Will Smith diventa famosissimo anche da noi. Pochi sanno che quanto vediamo in Willy: il Principe di Bel-Air è ispirato alla vita reale di Will Smith, il quale davvero cresce a Filadelfia e, proprio nella città dell’amore fraterno (gemellata con Firenze, anche), inizia la sua carriera da rapper insieme, a DJ Jezzy Jeff, che poi troveremo praticamente nello stesso ruolo nella sit-com. È famoso a Filadelfia e la sua carriera musicale ha un discreto successo. La serie TV va avanti per 6 anni e conquista parecchio pubblico; il passaggio dal piccolo al grande schermo diventa quasi un passo scontato nella carriera di uno Will Smith che, forse, ormai si ritiene più attore che musicista. Debutta al cinema nel 1992 ma è nel 1993 che sfoggia un talento marcato, interpretando Paul, in 6 Gradi di Separazione. Il responso della critica è positivo, considerando la distanza tra il personaggio interpretato in TV e quello del film: Will Smith inizia ad accreditarsi davvero nella Hollywood che conta.
Nel 1995 esce poi Bad Boys di Michael Boom Boom Bay e fa breccia nel pubblico più giovane, dando il via a tutta una serie di pellicole che, però, tendono a bloccare l’attore in ruoli molti simili gli uni agli altri. Independence Day (1996), Nemico Pubblico (1998), Men in Black (1997) e Wild Wild West (1999) sono film nei quali Will Smith interpreta praticamente lo stesso personaggio. Duro ma non troppo, sbruffone quanto basta per strappare una risata. Non sono capolavori, ma sono cult. Ironia della sorte, sarà proprio l’interpretazione di un personaggio coi tratti sopra descritti a portarlo al primo vero traguardo della sua carriera cinematografica.
L’anno è il 2001 e la pellicola è Alì, biopic sul pugile Muhammed Alì, per il quale Will Smith riceve una preziosissima nomination agli Oscar, come Miglior Attore Professionista. Intendiamoci: la figura di Cassius Clay non s’esaurisce solo nel suo essere sbruffone sul ring e fuori, ma attraversa un pezzo importante della storia degli USA e il film omaggia questa complessità in maniera ottima. Will Smith, di conseguenza, aggiunge molto al suo Alì, risultando credibile come pochi altri attori avrebbero potuto essere. Curiosamente, immediatamente dopo ci sarà spazio per tornare ai vecchi cliché, con Men in Black 2 (2002), Bad Boys 2 (2003) e un’incursione nella Fantascienza, con Io, Robot (2004).
Non sarà l’unica prova di professionalità e, merito anche di un regista italiano, ulteriori critiche positive gli pioveranno addosso con La Ricerca della Felicità (2006). Con la regia di Gabriele Muccino, Will Smith è anche produttore della pellicola e, anzi, è proprio lo stesso a scegliere chi lo dirigerà, ascoltando un suggerimento dell’amica Eva Mendes, a quanto pare innamorata de L’ultimo bacio. Il film gli farà guadagnare una seconda nomination agli Oscar e il sodalizio col direttore italiano continuerà con Sette Anime (2008). Pazienza se la statuetta non è mai arrivata, tanto più che potrebbe anche non arrivare mai, poiché l’attore continua a non disdegnare ruoli meno impegnati, in pellicole che non sempre sono il massimo.
È il caso di Io sono Leggenda (2007), dell’antieroe Hancock (2008) e di After Earth (2013), fantascientifico progetto che lo vede più come spalla e retto dal figlio Jaden, nel ruolo di protagonista, e con la regia di M. Night Shyamalan. After Earth non è affatto un prodotto brutto e, sebbene non abbia avuto il successo sperato, rimane un ottimo film d’intrattenimento. Dopo un nuovo ritorno a casa, con Men in Black 3 (2012), s’arriva al discutibile Suicide Squad (2016): l’approdo al mondo supereroistico targato DC Comics ci regala un bel Deadshot, ma in una pellicola al di sotto delle aspettative. Stesso regista (David Ayer) e medesima sorte con Bright (2017), urban fantasy firmato Netflix che getta in faccia parecchie belle idee, senza premurarsi di svilupparne per bene nemmeno una.
Sembra che la carriera di Will Smith si possa leggere come la ricerca dell’attore di fare sempre qualcosa che lo diverta, che gli restituisca quel brivido provato quando accantonò la carriera musicale, per iniziare a girare una semplice sit-com. Si divertiva allora e si diverte anche oggi.
Continua la collaborazione di Nerdface con la giovane fotografa e illustratrice Denise Esposito, la cui storia potete recuperare cliccando QUI. Ecco il suo ritratto di Will Smith, realizzato in esclusiva per noi!