David Bowie: il grande artista che cadde sulla Terra
David Bowie
«I don’t know where I’m going from here, but I promise it won’t be boring».
Il Duca Bianco
Il 2016, lo sapete, è stato un anno killer che ha falciato gran parte di uomini e donne che ci hanno accompagnato lungo tutta la nostra vita. Uno dei primi ad andarsene, lasciando un vuoto enorme, è stato il cantante inglese David Bowie il quale, se avete più o meno la mia età, di sicuro non ha bisogno di presentazioni. Artista difficilmente inquadrabile, camaleontico e poliedrico, si divertiva a spiazzare il suo pubblico con look esagerati e alter ego che si susseguivano rapidi, insieme alle varie stagioni della sua musica.
Due canzoni nerd
Di questa me ne occuperò meno, ricordando solo due brani tra i più famosi: Life on Mars, che avete potuto ascoltare anche in una puntata della quarta stagione di American Horror Story, interpretata da Jessica Lange; Space oddity, che l’astronauta canadese Chris Hadfield ha eseguito sulla ISS prima di congedarsi dalla Stazione Spaziale.
Il cinema
Dove, invece, trovo un territorio più comodo è sicuramente nel mondo del grande schermo, perché David Bowie al cinema era molto legato e di esso ha fatto un mezzo per meglio promuovere la sua musica e, in fondo, anche la sua prorompente personalità. S’inizia dal 1976, anno di uscita de L’uomo che cadde sulla Terra, diretto da Nicolas Roeg e tratto da un romanzo di Walter Tevis.
L’uomo che cadde sulla Terra
David Bowie ne è il protagonista assoluto e le sue fattezze, oltre alla fisicità modesta, rendono ottimamente il personaggio che si trova a interpretare. Il film stesso, pur essendo annoverato nella Fantascienza, presenta più di un’interpretazione e, come altre pellicole coeve, alla narrazione frizzante predilige una calma spesso tendente alla frustrazione ma che, alla fine, restituisce tutta la suspense che si vuole.
L’uomo che cadde sulla Terra è uno di quei film che dovreste recuperare, se non l’avete già fatto l’anno in cui il Duca Bianco ci ha lasciato, poiché addirittura la Rai ha avuto l’idea ottima di ricordare David Bowie trasmettendolo.
Miriam si sveglia a mezzanotte
Balziamo poco in avanti e troviamo Miriam si sveglia a mezzanotte, piccolo horror cult che mescola sapientemente vampiri e amori saffici. Stavolta la protagonista è Catherine Deneuve: nei panni di Miriam, sedurrà una giovane Susan Sarandon. Quanto a David Bowie, il suo personaggio rimarrà celebre nel film per una sequenza nella quale invecchia velocemente.
Inutile dirlo, anche questo è un titolo da non lasciare indietro. Come anche Furyo, che invece il tema dell’omosessualità lo trasferisce in un campo di prigionia giapponese, nel 1942. A subire le attenzioni del comandante del campo sarà proprio il personaggio di David Bowie. Sulla sessualità del Duca Bianco s’è detto parecchio ed egli stesso non ha perso occasione, in passato, di giocarci molto.
Un’ambiguità costruita ad arte
Si dichiarò gay nel 1972, poi bisessuale nel 1976, salvo poi ritrattare tutto nel 1993, definendo quella come una «fase» morta da tempo. Il movimento gay britannico, comunque, lo inserì tra le proprie icone e ancora oggi, per molti, rimane il dubbio sull’ambivalenza della sua sessualità. Altra leggenda che lo circonda è quella sul suo sguardo.
David Bowie, infatti, soffriva di anisocoria, un difetto che rendeva una delle sue pupille, la sinistra, più dilatata dell’altra, creando così l’illusione ottica che il cantante avesse gli occhi di differente colore. Causa di questa diversità fu, secondo la leggenda di cui sopra, un pugno ricevuto da George Underwood in una rissa scattata, pare, a causa di una ragazza.
Tutto in una notte
Torniamo al cinema, citando Tutto in una notte, commedia di John Landis con la dea Michelle Pfeiffer che s’impreziosisce, oltre della partecipazione di David Bowie, anche dei cammeo di David Cronenberg e una di una bella serie di altri registi famosi.
Labyrinth
Siamo nel 1985 e l’anno successivo uscirà in sala quello che per molti di noi segnerà il primo incontro con David Bowie: Labyrinth. Il fantasy di Jim Henson, infatti, rimane uno dei nostri film preferiti, nonostante abbia superato le tre decadi.
Il Re dei Goblin interpretato da David Bowie è un personaggio impossibile da dimenticare, ancora più potente anche grazie alle canzoni scritte e cantate dal musicista britannico.
Nel 1988, invece, Martin Scorsese manda in sala il suo, da molti definito blasfemo, L’ultima tentazione di Cristo. David Bowie è Ponzio Pilato e si lava le mani davanti al Gesù interpretato da Willem Dafoe. I due, tra l’altro, si erano già incontrati sul set per la prima in Miriam si sveglia a mezzanotte. L’ultima tentazione di Cristo è un film da vedere con un calice di vino rosso in mano e in una fredda serata d’inverno. Importante essere in uno stato d’animo il più sereno e ricettivo possibile, per meglio comprenderne la potente visione.
The prestige
Arriviamo, infine, in tempi più moderni, al 2006, e a uno dei film meno celebrati di Christopher Nolan, The prestige. David Bowie è chiamato a interpretare il geniale scienziato Nikola Tesla, deus ex machina che porterà la pellicola al suo travolgente finale. The prestige è il genere di film da vedere con la propria ragazza, per una serata assolutamente non votata alla filosofia.
Sì, lo so, sto scordando qualcosa. Leviamoci il dente. David Bowie si spegne, a causa di un tumore al fegato, il 10 Gennaio 2016: tutto il mondo si stringe nel cordoglio, quasi si ritenesse l’artista un essere immortale. Come tradizione vuole in queste circostanze, i palinsesti televisivi sono stravolti: si cerca negli archivi qualsiasi film nel quale avesse figurato.
La pellicola che avremmo voluto dimenticare
Nonostante l’ampia gamma a disposizione, ma probabilmente per una terrena questione di diritti, Mediaset opta per una scelta azzardata: decide di mandare in onda la pellicola che vorresti scordare, ma impossibile da dimenticare: Il mio West, di Giovanni Veronesi e con Leonardo Pieraccioni. Non c’è molto da dire: a parte una Marcuzzi sotto la doccia, Harvey Keitel e la presenza del Duca Bianco, rimane uno dei film meno riusciti della storia del cinema.
Guardare alle stelle
David Bowie era dotato di una personalità istrionica, ironica e assolutamente non banale: la sua semplice presenza innalzava il livello d’ogni attività nella quale fosse impegnato, Il mio West compreso, che altrimenti sarebbe stato depennato dalla memoria collettiva.
Mi piace ricordare David Bowie sempre e comunque e, al contempo, sono ancora triste per la sua scomparsa. Lo sarò sempre. Ma guarderò le stelle e penserò che, in fondo, è semplicemente tornato a casa.