Fare contento un giocatore di ruolo non è facile. La miglior definizione di queste strane creature va mutuata da Steno e dal suo Febbre da cavallo: chi gioca di ruolo, come chi gioca ai cavalli, è «un misto, un cocktail, un frullato de robba, un minorato, un incosciente, un regazzino, un dritto e un fregnone, un milionario pure se nun c’ha ‘na lira e uno che nun c’ha ‘na lire pure se è milionario. Un fanatico, un credulone, un buciardo, un pollo, è uno che passa sopra a tutto e sotto a tutto, è uno che ‘mpiccia, traffica, imbroglia, more, azzarda, spera, rimore e tutto per poter dire»… Non si sa cosa di preciso.

Il giocatore di ruolo

Il giocatore di ruolo non vince: s’esalta o si deprime. O un misto delle due cose, in attesa della prossima sessione di gioco. Dungeons & Dragons (o Dangerous & Dragons, come scrisse poco tempo addietro il pessimo giocatore Carlo Calenda, in piena campagna elettorale) è il gioco di ruolo per eccellenza: senza dilungarsi troppo, è quello coi dadi di sette forme diverse, settecento pagine di playtester in appendice al manuale del giocatore e chissà quante centinaia di migliaia di giocatori sparsi in tutto il mondo.

Nessun fallimento

Va da sé che portare sullo schermo un film ispirato a Dungeons & Dragons, come dimostrato dal fallimento critico di una trilogia iniziata male e finita peggio, con Jeremy Irons fuori da ogni logica, non è proprio un’impresa da poco. E invece Nerdface, entrato in sala timoroso per la possibile, ennesima busta, è uscito dal cinema convinto da questo L’onore dei ladri, diretto dal duo John Francis Daley e Jonathan M. Goldstein.

Pochi i se e ancora meno i ma che la pellicola, sapientemente ammantata di hype nel corso dei mesi precedenti all’uscita, lascia in bocca dopo la prima visione. La storia, i luoghi e i riferimenti dei Forgotten Realms, una delle ambientazioni più articolate e complete mai concepite, ci sono tutti. Allo stesso modo, la caratterizzazione dei personaggi, la formazione del party e il dipanarsi dell’avventura appaiono perfettamente bilanciati e azzeccati.

Il gruppo di avventurieri

Si parte da Chris Pine, protagonista convincente anche se pettinato come un panettone, passando da Michelle Rodriguez, Daisy Head, Justice Smith e Sophia Lillis, semplicemente perfetti nei propri ruoli, fino ad arrivare a Regé-Jean Page, interprete di un paladino da manuale; Hugh Grant sornione, improbabile e simpaticamente autoironico; e a un mini cammeo quasi irriconoscibile di Bradley Cooper.

L’interazione tra membry del party, antagonisti e personaggi non giocanti è discretamente bilanciata, tra un serio che non inciampa nell’epico ridondante e un faceto che strappa parecchie risate, senza però svaccare nel ridicolo.

Un 20 naturale

Dungeons & Dragons: l’onore dei ladri s’accompagna a una fotografia decisamente accattivante e a un 20 naturale nella scelta e nell’impiego degli effetti speciali: forme selvatiche e trasmutazione in testa. Punti esperienza bonus al reparto sceneggiatura, ovvero la stessa coppia alla regia, per l’apertura di un imperdibile futuro dibattito circa l’obesità draconica.

Il risultato, come già detto, è più che soddisfacente, sia per chi sa cosa sta andando a vedere, sia per chi, povero sventurato, non sa cosa cosa sia una sessione di GDR.