È (il solo) Superman: la storia di Christopher Reeve
Christopher Reeve
«A hero is an ordinary individual who finds the strength to persevere and endure in spite of overwhelming obstacles».
L’uomo d’acciaio
Questa storia inizia con un bambino piccolo, costretto ad andare a letto dopo cena. Riceve un unico permesso per stare alzato fino a tardi la prima volta, quando su Italia 1 danno Superman: trangugia tre tempi di film come fossero cinque minuti e alla fine ha ancora meno voglia d’andare a dormire. È impensabile parlare di Christopher Reeve senza parlare di Superman, semplicemente perché per molti, me compreso, lui è il solo Superman: gli altri sono solo cosplayer.
L’inizio di un mito
La sua morte, avvenuta il 10 Ottobre 2004 dopo un ancor più tragico incidente, ha segnato tantissimi suoi fan che lo seguivano malgrado la sua carriera d’attore fosse finita troppo presto. Andiamo con ordine. Nel 1978 Christopher Reeve ha 25 anni e si presenta a un provino per un film diretto da Richard Donner e scritto da Mario Puzo, quello del libro Il padrino.
È Superman!
Narra le avventure del giovane Clark Kent, timido e impacciato giornalista del Daily Planet il quale, sotto la cravatta e gli spessi occhiali da vista, nasconde la sua vera identità. Lui è più forte di una locomotiva, più veloce di un proiettile, è capace di saltare un intero grattacielo con un solo balzo e può volare. «Lui è Superman!», l’ultimo sopravvissuto del pianeta Krypton. La parte è sua e Christopher Reeve entra nella leggenda grazie alla sua interpretazione perfetta.
Alto, con un fisico asciutto e non troppo pompato, mascella quadrata e sguardo naive, Christopher Reeve incarna esattamente quanto deve essere l’Uomo d’Acciaio. Capito, Goyer?
Determinerà in parte il successo della pellicola, che riceve un Oscar per gli Effetti Visivi e darà il via a una serie di sequel purtroppo non belli come l’originale. La carriera di Christopher Reeve è lanciatissima e non s’arresta fino allo sciagurato 1995.
L’incidente
Il 27 Maggio di quell’anno, infatti, ha un incidente: cade da cavallo e si lesiona il midollo spinale, rimanendo paralizzato dal collo in giù. La doccia è freddissima per tutti, soprattutto per chi ricorda pure l’incidente stradale del 1990 accorso a Margot Kidder, la Lois Lane dei film, poi vittima anche di disturbi bipolari. Qualcuno parlò, all’epoca, anche di una maledizione di Superman.
La vicinanza degli amici
A parte le stupidaggini, la vita di Christopher Reeve subisce un durissimo colpo e l’affetto dei fan si fa sentire con una delicatezza senza eguali. A questo, s’unisce anche quello degli amici di sempre, primo fra tutti Robin Williams, il quale va a trovarlo in ospedale vestito da medico, per tirarlo su di morale.
La tempra è quella dei veri eroi e Christopher Reeve risorge dalle ceneri. Affronta la sua condizione e ne esce con più forza di quando indossava il mantello. Fonda Christopher and Dana Reeve Foundation, insieme alla moglie Dana Morosini, e s’impegna come attivista in difesa dei diritti dei disabili, sostenendo apertamente la ricerca sulle cellule staminali e sulla clonazione terapeutica.
Fondazioni e ospedali
Sempre con la sua compagna di vita fonda il Christopher and Dana Reeve Paralysis Resource Center, un ospedale con l’obiettivo d’insegnare ai disabili a vivere in maniera più indipendente possibile.
Un esempio
La sua forza d’animo e la sua volontà sono di esempio a molti e Christopher Reeve, in fondo, non fa altro che continuare qualcosa che aveva sempre fatto: dare speranza e aiuto a chiunque lo chiedesse. Scrive anche due libri, Still me e Nothing is impossible: reflection of a new life, due autobiografie in cui racconta il suo percorso di rinascita, puntando a trasmettere la sua esperienza anche ad altri costretti nella sua stessa situazione. Torna anche al cinema e interpreta il protagonista nel remake de La finestra sul cortile e poi è nuovamente in TV, con un ruolo che è sempre stato suo.
È infatti scritturato per due puntate della serie televisiva Smallville, sulle avventure di un giovane Clark Kent interpretato da Tom Welling. È il dottor Swann, uno scienziato che gli fa da mentore, fornendogli dettagli sulle sue origini. Ci vuole Superman per insegnare a Superman.
Un tuffo al cuore
Durante la visione dell’episodio della seconda serie La Stele di Rosetta i fan hanno un tuffo al cuore e calde lacrime solcano il viso di molti: Christopher Reeve è sullo schermo, con gli stessi occhi, la stessa mascella e la stessa espressione di quando portava la grande S sul petto. Si deve aspettare la terza stagione per rivederlo ancora, nella puntata 17, intitolata L’eredità e andata in onda il 14 Aprile 2004 negli USA, il 15 Maggio 2005 in Italia.
Un giorno triste
Ma tra la messa in onda americana e quella italiana accade l’irreparabile. Il 10 Ottobre 2004, Christopher Reeve ha 52 anni: è ricoverato al Norther Westchester Medical Center per un attacco cardiaco. Morirà dodici ore più tardi. Quando L’eredità arriva in Italia, dunque, sapevamo tutti che sarebbe stata l’ultima occasione di vederlo e di ricordarlo; il titolo dell’episodio aveva il retrogusto amaro di un commiato, di un epitaffio pesante come un macigno.
Per sempre in volo
In molti lo abbiamo visto con la fascia nera al braccio, piangendo l’eroe che aveva accompagnato la nostra infanzia e che, una volta adulti, non aveva smesso d’insegnarci come si fa davvero a essere migliori. Ed era proprio d’acciaio Christopher Reeve, se non nel corpo, certamente nello spirito. Era invulnerabile. Sapeva volare sul serio e sapeva come far librare anche noi, perché nella sua fragile umanità, nel suo sguardo tenero e nobile, nel suo cuore era ed è ancora Superman.