Elijah Wood: cosa accade se lasci la Compagnia dell’Anello
Elijah Wood
«Io non sono una stella: una stella è una palla di gas che brucia».
Sempre in viaggio
Cosa succede quando, ad appena 19 anni, sei scelto come protagonista della trilogia de Il Signore degli Anelli? Elijah Wood, di certo, non poteva saperlo e nemmeno lontanamente immaginarlo.
Una strada partita da lontano
Fin da piccolo era stato orientato alla fama, affermandosi come uno dei migliori attori bambini del panorama cinematografico americano, con ruoli come quelli ne Il grande volo (1991) di Richard Donner o L’innocenza del Diavolo (1993) di Joseph Ruben. Nonostante quest’ultimo lo avesse portato a ricevere un Saturn Award, Elijah Wood stava cercando un progetto che potesse aiutarlo a mantenere quel successo anche nel passaggio all’età adulta. Così, tentò l’audizione per la parte di Frodo Baggins, nell’adattamento cinematografico del celebre romanzo di Tolkien.
Uno su centocinquanta
Per emergere tra i 150 attori candidati, tra cui c’era persino Jake Gyllenhaal, girò il suo provino con un costume da hobbit, in un bosco sulle colline di Hollywood. Peter Jackson vide in lui, sin dal primo istante, il suo protagonista e in particolare, come riportò il comunicato stampa d’annuncio del casting, lodava la sua naturale abilità d’attirare il pubblico in una storia e la sua profondità drammatica per tenerlo incollato allo schermo.
Il problema nell’incontrare il successo più dirompente, con una trilogia che contò 17 premi Oscar e un incasso a livello globale di quasi 3 miliardi di dollari, fu il dopo. Qualsiasi cosa farai, rimarrà irrimediabilmente legata al ruolo passato, nonostante i tentativi di creare un’immagine diversa.
Un marchio indelebile
Facciamo un esempio: a ben dieci anni di distanza da Il ritorno del Re, le recensioni dedicate al thriller Maniac di Franck Khalfoun parlavano di Elijah Wood nei termini di «un Frodo Baggins investito da follia omicida». In un’intervista a The Guardian, l’attore riconobbe che il custode dell’Unico Anello non lo avrebbe mai abbandonato.
Per questo motivo l’unica strada era crearsi una nuova carriera quasi da zero, approfittando della notorietà per scegliere i ruoli preferiti. Così, le prime parti successive a Il Signore degli Anelli furono all’insegna di una completa inversione di marcia: come Patrick, il tecnico di Eternal sunshine of the spotless mind (2004), che usava i ricordi di Clementine per conquistarla a sua insaputa; o lo psicopatico di Sin City (2005).
Se questi potevano lasciar pensare a un percorso orientato alla sfera mainstream, già nel 2005 Elijah Wood iniziò a prestare il suo volto al cinema indipendente americano. Tra questi, ricordiamo in particolare Everything is illuminated (2005), adattamento dell’omonimo romanzo autobiografico di Jonathan Safran Foer.
Cinema indipendente e doppiaggio
Allo stesso tempo, si dedicò alle prime esperienze nel mondo del doppiaggio, sia nell’animazione, con Happy feet e 9, che nel videogioco, con la sua voce offerta al giovane Spyro, nella trilogia di The legend of Spyro. All’inizio del decennio successivo, nonostante si preannunciasse anche un ritorno al passato, con la partecipazione al primo film della trilogia de Lo hobbit, Elijah Wood dimostrò di sapere esattamente quale avrebbe voluto fosse il suo futuro.
SpectreVision
Nel 2010 fondò insieme ai registi Daniel Noah e Josh C. Waller la casa di produzione di film di genere SpectreVision. Alla base di questa venture c’è l’amore di tutti e tre per un cinema horror di produzione europea, che non sarebbe mai stato considerato sufficientemente commerciale da poter essere prodotto negli USA. La missione di SpectreVision diventa, così, quella di sostenere questa produzione di nicchia, combattendo anche per una legittimazione del genere.
Il sogno, come spiegato da Elijah Wood, è portare un film horror a vincere gli Oscar. Per il momento, prendono rischi e supportano i progetti che a Hollywood non troverebbero trazione da nessun’altra parte. Un esempio è The greasy strangler, primo lungometraggio di Jim Hosking presentato al Sundance, definito da Rolling Stone «il film più disgustoso del 2016», tra arti mutilati, nudità e vomito; ma a contare per SpectreVision era che si trattasse di un progetto originale e mai visto prima.
Azzardare
Attraverso il loro coraggio e la voglia d’azzardare, son riusciti a scoprire talenti come quello di Ana Lily Amirpour, sostenendo il suo esordio in A girl walks home alone at night (2014), e producendo film come Mandy (2018) o l’adattamento lovecraftiano Color out of space (2019), entrambi con protagonista Nicolas Cage.
L’animazione
Nonostante il suo grande amore per la produzione, Elijah Wood non ha mai smesso di recitare, prestandosi a quello stesso cinema che voleva supportare. In quest’ottica nasce Maniac, remake dell’omonimo film del 1980, con un twist: Franck Khalfoun decise di girarlo quasi totalmente in prima persona, attraverso gli occhi del brutale serial killer protagonista, costringendo Elijah Wood a costruire il personaggio quasi solamente attraverso voice-over.
Subito dopo, l’attore tornò a usare la sua voce per qualcosa di completamente diverso, Over the garden wall, la prima miniserie di Cartoon Network creata da Patrick McHale. La storia di due fratellastri, di cui l’attore è il maggiore, persi nella foresta chiamata Ignoto, fu acclamata da pubblico e critica, arrivando a vincere il premio come Miglior Serie Animata ai Primetime Emmy Awards.
Gli ultimi ruoli
Tra gli ultimi ruoli importanti, troviamo l’arrogante vicino della protagonista in I don’t feel at home in this world, vincitore dell’US Dramatic Grand Jury Prize al Sundance Festival del 2017, ma anche e soprattutto Todd Brotzman, nel liberissimo adattamento seriale della serie omonima di Douglas Adams Dirk Gently’s Holistic Detective.
Per sempre Frodo
Elijah Wood probabilmente non arriverà mai a vedere il giorno in cui pubblico e critica smetteranno di vederlo come Frodo Baggins, proprio per l’impatto che la trilogia de Il Signore degli Anelli ha avuto sulla cultura popolare.
Ma la sua scelta, intelligente, di non indugiare in un unico territorio e di viaggiare dall’Horror alla Fantascienza fino all’animazione, ci porta a ritenere impossibile capire fin dove arriverà, quali territori nuovi esplorerà nei prossimi progetti: per questo è nei nostri cuori, anche senza Anello.