Fantaghirò: tutte le storie in una sola | Dott.ssa Stranamore
Il cult dei reduci degli anni ’90
La sera del 22 Dicembre 1991 accadde qualcosa che segnò irrimediabilmente le nostre vite: Canale 5 mise in onda la prima puntata della miniserie di Fantaghirò, per la regia e la produzione di Lamberto Bava e con Alessandra Martines nei panni della protagonista omonima, Kim Rossi Stuart in quello dell’amato principe Romualdo e le musiche originali di Amedeo Minghi. A distanza di più di trent’anni Fantaghirò è ancora un cult e resta uno dei ricordi d’infanzia più suggestivi e cari a noi reduci degli anni ’90. Le motivazioni sono molteplici.
Tutta colpa di Calvino
Fantaghirò riuscì nel mash up di tante storie della tradizione italiana e di leggende straniere. Prima fra tutte, quella che dà il nome, Fantaghirò. Se per anni molti di noi pensarono che il nome della giovane principessa fosse un escamotage narrativo per spiegare il suo istinto di ribellione, dovuto al fatto che fosse di merda e pensando alle sorelle maggiori Caterina e Carolina, poi scoprirono che prese spunto addirittura da una favola di Italo Calvino, Fanta-Ghirò, persona bella.
Ma tutto il racconto è un continuum di rimandi, anche scenografici, ad altre vicende stratificate nei nostri ricordi. Tutte le nostre storie in una sola, insomma: dalla classica «tuo padre voleva un maschietto, ma, ahimè, sei nata tu» in pieno stile Lady Oscar, ai tre indovini che hanno tutta l’aria di sembrare i Re Magi. E poi, ancora, i presagi di personaggi magici, animali e foreste parlanti tipici delle tradizioni nordiche. E, ovviamente, un mondo fatto di uomini cui poche donne si ribellano, divenendo leggenda.
Una morale estremamente realistica
Ma in Fantaghirò nidificano anche situazioni dalla morale estremamente realistica. È da lei che abbiamo preso la brutta mania di tagliare i capelli quando dobbiamo prepararci ad affrontare le nostre guerre personali. Tagli brutti, che stavamo meglio prima, ma oramai il danno è fatto. È dal Re padre che abbiamo scoperto, poi, che quando vai in pensione la prima cosa da fare è il giro del mondo.
È da Romualdo che abbiamo capito che, alla fine, ci innamoriamo sempre di gente a caso e, molto spesso, per colpa o merito, di un dettaglio. E sempre da Romualdo e dai fedeli amici Cataldo e Ivaldo, le Superchicche del testosterone medievale, abbiamo ritrovato quella strana mania di fare tutto in comitiva: viaggiamo, ci sposiamo, facciamo figli, la braciata, i conflitti contro regni confinanti. Tutti insieme appassionatamente.
L’insegnamento gender fluid della Strega Bianca
Al di là del carattere ribelle e della voglia di contrastare le ingiustizie che in qualche modo ha segnato le nostre scelte future, il più grande insegnamento arriva, però, dalla Strega Bianca, personaggio gender fluid per eccellenza: donna e uomo allo stesso tempo. Inconsciamente ci ha portato verso la comprensione di alcune battaglie fondamentali dei giorni nostri: la libertà di poter esprimere la nostra essenza nel modo che più ci è consono.
Libertà d’espressione
E a chi ancora oggi adduce, tra le motivazioni contrarie alla libertà d’espressione, la fantasiosa domanda: «E quindi se domani mi sveglio e voglio essere un cane, allora nessuno mi può dire niente?». Possiamo rispondere, con altrettanta fantasia: «E perché no?.. La Strega Bianca di Fantaghirò può essere il Cavaliere Bianco, ma anche oca e all’occorrenza albero. E nessuno si è permesso di fiatare».
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Dott.ssa Stranamore
Valentina Borrelli è laureata in Psicologia.
Sui social è nota per Chiedimiperchésonosingle.
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Una guida per l’amore al tempo dei nerd.