Francis Ford Coppola: il regista che ha raccontato l’America
Francis Ford Coppola
«Più grande è il budget, più piccole sono le idee. Più piccolo è il budget, più grandi sono le idee».
Padre padrino
Di famiglie illustri il mondo dello spettacolo è pieno: procedendo rigorosamente in ordine alfabetico, è impossibile non menzionare i Baldwin, i Douglas e i Jackson; a casa nostra, i primi a saltare in mente sono i De Filippo, i Gassman e i Tognazzi. Categoria a parte sono i Coppola: cognome e origini italiane, per una dinastia che negli USA e nel mondo frequenta assiduamente il grande schermo da tre generazioni.
Una dinastia
Carmine, classe 1910, figlio di immigrati lucani, primo flauto dell’orchestra d’Arturo Toscanini e premio Oscar per la colonna sonora del Il Padrino: Parte Seconda, è infatti papà dell’attrice Talia Coppola, aka Shire, aka Adrianaaa; nonno della regista Sofia Coppola e Nicholas Kim Coppola, aka Nicholas-mono-espressione-Cage: un totale di 140 presenze in pellicole che vanno dal capolavoro alla busta e viceversa.
Tra i fondatori della New Hollywood
E poi di Coppola c’è Francis Ford. Lui sullo schermo c’è finito solo nei panni di se stesso, nel documentario Five came back del 2017, dove il lavoro di cinque grandi registi che raccontarono la Seconda Guerra Mondiale è analizzato da altrettanti colleghi contemporanei. E un grande regista lo è davvero, Francis Ford Coppola, oltre trent’anni passati dietro o attorno alla macchina da presa, in una carriera che del cinema ha scritto la storia. Da bravo fondatore, insieme a un manipolo di strepitosi colleghi, della cosiddetta New Hollywood, Francis Ford Coppola, spesso anche produttore dei suoi film, ha portato al mondo un cinema più crudo e vivido, sia nella forma che nella sostanza.
Capolavori come Il Padrino (1972) e Apocalypse now (1979) hanno esaltato la critica e consegnato al mondo intero immagini, battute e scene entrate a viva forza nell’immaginario collettivo e che, sebbene riprodotte in ogni declinazione e servite in ogni salsa, mantengono tuttora la potenza iniziale. La Mafia non è più la stessa dopo la trasposizione su pellicola del romanzo di Mario Puzo, così come un’offerta, per essere irrifiutabile, ormai deve costare la vita a un equino.
Film coraggiosi
E ce ne voleva per tentare anche solo d’avvicinarsi al Cuore di tenebra di Joseph Konrad, ma Francis Ford Coppola è stato in grado di spostare, non senza fatica, considerata la gestazione di Apocalypse now, l’orrore dall’Africa nera del XIX secolo al fiume Nung e al conflitto in Vietnam.
Per non parlare del fatto che ora, in qualunque luogo sia avvistato più di un elicottero in volo, partono in carica Valchirie, Wagner e tutta l’orchestra. Per tutti.
Tra successi e flop
I generi sperimentati da Francis Ford Coppola sono quanto mai vari, così come molteplici sono il tenore e i registri narrativi impiegati per raccontare storie sempre diverse. Sa narrare di guerra e di eroi, vedasi la sceneggiatura di Patton, Generale d’acciaio (1970), o la regia de I giardini di pietra (1987). Sa parlare d’amore ricorrendo al fantastico, come in Peggy Sue si è sposata (1986) o di mito americano attraverso le vicende di personaggi ai margini, come ne I ragazzi della 56ª Strada (1983) o Rusty il selvaggio (1983), o passati dalle stelle alle stalle, come in Tucker, un uomo e il suo sogno (1988).
Denominatore comune di questa accurata ed emozionante esplorazione è proprio l’America, il paese la cui vastità territoriale è superata solo da quella della società che la popola e che ha accolto la famiglia Coppola insieme ad altre centinaia di migliaia di altre provenienti da tutto il mondo.
Il ritorno alle origini
Degno allievo di Roger Corman, vero paladino del cinema horror con cui lavorò agli inizi della sua carriera, il mondo nerd dev’essere particolarmente grato a Francis Ford Coppola per una versione di Dracula in cui il vampiro è sì protagonista di una struggente storia d’amore, ma smette (finalmente) d’indossare il mantello e impomatarsi i capelli per apparire, nel contesto di una narrazione fortemente più sensuale e violenta dei precedenti, innumerevoli classici, in una serie di forme belluine e sconcertanti, che hanno provocato orgasmi infiniti a ogni buon frequentatore del World of darkness della Whitewolf (si vada a studiare, se se ne ignora l’esistenza).
Non è da trascurare il fatto che nella sua lunga e prestigiosa carriera, Francis Ford Coppola abbia impiegato tempo ed energie per sfornare veri e propri flop, catastrofi tali da costargli addirittura la vendita dei suoi beni personali, come avvenne nel 1982, con Un sogno lungo un giorno, altra storia d’amore e d’America. Ma il bello di Francis Ford Coppola è proprio questo: l’essere stato coerente a se stesso, scrivendo, dirigendo e producendo in base al proprio desiderio, più che al portafogli, che comunque non è mai stato vuoto: non è andata male né a lui, né al suo pubblico.