«Riconoscete questa canzone?»

La via per l’Inferno è lastricata di buone intenzioni. Così sentenzia l’adagio e Heretic, in sala con Eagle Pictures, imbocca quel percorso a passi ampi, per non venir meno al detto e in piena coerenza col tema trattato. E di peccato, davvero, si tratta.

Due predicatrici

La storia segue due giovani predicatrici mormoni e da subito mostra un taglio originale in grado di catturare l’attenzione, per un thriller che, in più di un’occasione, strizza l’occhio all’horror. Le ragazze, infatti, sono sedute su una panchina e parlano di sesso. La conversazione ci permette di comprendere la loro indole: se una sembra il prototipo della credente fervente e poco arguta, l’altra appare più complessa e con un passato probabilmente vissuto distante dalla fede.

Un altro tipo di missione per conto di Dio

Sono in procinto di fare opera evangelica, casa per casa, e il loro cammino le porterà sulla soglia di un enigmatico uomo, interpretato da un magnifico Hugh Grant, sulle cui spalle grava quasi tutto il peso di Heretic.

Accolte con curiosità e gentilezza, le ragazze sciorinano il copione, ma capiranno ben presto di non essere loro a condurre il gioco e d’essere cadute, al contrario, nella tela di un ragno. L’uomo è attento e preparato e le porrà di fronte a un sottile e sempre più teso gioco, tra citazioni bibliche e filosofiche, volto a mettere alla prova la loro fede.

Il terrore danza sulle parole

Heretic vanta una costruzione della trama semplice eppure geniale, tutta costruita su una sceneggiatura a dir poco brillante, a tratti trascinante, in grado di far scorrere il terrore sulle parole, senza dover ricorrere ai miseri trucchi cui la maggior parte dei film di genere ricorre da troppo tempo questa parte.

Dio, Radiohead e Monopoli

A tratti quasi tarantiniano nei dialoghi, Heretic suscita inquietudine grazie alla mimica di un Hugh Grant sornione e imperscrutabile, a due porte chiuse e a un monologo clamoroso su Dio, Radiohead e Monopoli. Siamo divertiti e allo stesso tempo nervosi, al pari delle due vittime, e completamente ignari di cosa potrebbe accadere.

Purtroppo, però, quel qualcosa accade e coincide col momento in cui Heretic abbandona la strada intrapresa, quasi teatrale, per abbracciare in modo più canonico i cliché del genere sebbene, vada riconosciuto, l’idea a muovere le azioni dell’uomo si rivelerà scioccante e intrigante nelle sue implicazioni anche politiche, dati i tempi in cui stiamo vivendo.

Un finale da dimenticare

Senza entrare nell’area nefasta degli spoiler, quella sì meritevole di supplizi eterni, Heretic sembra smarrirsi dalla retta via nel tentativo di costruire un finale capace d’instillare il dubbio, per non prendere una posizione tra le convenzioni del protagonista maschile e le evoluzioni cui andranno incontro le due ragazze, quando la loro fede sarà messa sempre più alla prova.

Non sappiamo se la sceneggiatura non abbia avuto il coraggio di spingere sull’acceleratore come noi avremmo invece auspicato, ma il risultato è decisamente non all’altezza dei due atti precedenti di Heretic, nonostante l’intero film goda di una messa in scena perfetta, come in tutti i prodotti firmati da A24.