Hugh Jackman: non avrete alcun Wolverine al di fuori di lui
Hugh Jackman
«Now I meet people with full-color Wolverine tattoos on their backs. Thank God I did okay, because I think if I hadn’t, they’d spit on me in the street».
Artigli
Hugh Jackman è uno dei pochi attori che, per fortuna o purtroppo, ormai incarna le sembianze del personaggio che lo ha reso famoso e il cui ruolo ha ricoperto per molto tempo. Per tutti l’attore australiano, che alla recitazione aggiunge talento anche in canto e ballo, è solo e semplicemente Wolverine.
X-Men
Con l’inizio del nuovo secolo, infatti, Bryan Singer porta al cinema gli X-Men, i supereroi mutanti creati da Stan Lee e Jack Kirby. Il progetto è ambizioso e conta, nel cast, alcune presenze niente male. Una fra tutte Tempesta, interpretata da Halle Berry, ma c’è anche Patrick Stewart, il capitano Picard di Star Trek: the next generation, nel ruolo del Professor X, mentore e telepate del gruppo.
Wolverine
Eppure, serve poco a Hugh Jackman per rubare la scena ai due più famosi e blasonati colleghi tanto che, alla fine del film, il suo Wolverine risulta il personaggio più accattivante di tutti. X-Men non è un capolavoro e per molti Singer impiegherà altri sedici anni per fare la pellicola perfetta sulla squadra mutante. Ma quel Wolverine degli esordi è fenomenale.
Forse pure troppo. E infatti tutti si accorgono dell’appeal che personaggio e attore hanno donato alla pellicola. I risultati sono alcuni sequel del filone principale non proprio ispirati e che rinunciano alla coralità tipica dei film sui super gruppi, sacrificandola in nome di una presenza massiccia dell’attore feticcio e del suo mutante con gli artigli. Peggio va quando poi partono gli spin-off, che scivolano sempre più in basso, complice anche il fatto d’essere edulcorati dalla violenza che normalmente ci si aspetterebbe con un protagonista munito di lame e che, nella sua controparte a fumetti, affetta tutto e tutti senza starci tanto a pensare.
Il successo
Il trend s’inverte con l’ultimo Logan, nel quale finalmente si getta la maschera e si costruisce un film che funziona tremendamente bene, proprio perché non lesina nelle scene forti e nell’abbondanza di sangue. Hugh Jackman sembrava averci messo una croce (forse una X) e, se così fosse stato, Logan sarebbe stato l’epilogo perfetto. Non avevamo messo la mano sul fuoco e, dopo la delusione per il mancato cammeo in X-Men: Dark Phoenix, recentemente è infatti arrivato l’annuncio ufficiale del ritorno di Wolverine nel prossimo Deadpool 3. Lo ammettiamo: il sorriso è tornato anche sui nostri volti.
Hugh Jackman è bravo e se il suo Wolverine fosse stato assegnato a Russell Crowe, prima scelta originaria, siamo sicuri che non avrebbe avuto lo stesso successo. Ma se andiamo a vedere gli altri progetti cui ha preso parte, la sua carriera è costellata di successi, alternati a molti passi incerti, se non proprio falsi.
Oltre Wolverine
Dopo il successo di Kate & Leopold (2001), che gli valse la candidatura ai Golden Globe, Codice: Swordfish (2001) e X-Men 2 (2002), il primo scivolone è Van Helsing (2004), divertente reinterpretazione dell’antagonista del Dracula di Bram Stoker: va benissimo per due ore scanzonate, ma punta praticamente sulla sola CGI e sul nome di richiamo. Arrivano, poi, X-Men: conflitto finale (2006), la collaborazione con Woody Allen in Scoop (2006) e quella con Christopher Nolan in The prestige (2006), che vede Hugh Jackman e Christian Bale contrapposti in una rivalità esaltante, nell’ambito di una sfida perenne e autodistruttiva tra prestigiatori
Scivoloni e sorprese
Poi, però, ecco spuntare Real steel (2011): tratto da un racconto di Richard Matheson, riesce insieme a risultare stucchevole come film e pessimo nell’adattamento, facendo anche rimpiangere una versione precedente, arrivata come episodio di Ai confini della realtà.
Non hai tempo di gridare alla Busta, che subito Hugh Jackman ti sorprende: con Les misérables (2012) l’attore rivela il suo talento canoro e vince il Golden Globe e guadagna anche la candidatura agli Oscar.
Il ritorno di Wolverine
Nonostante premi e riconoscimenti, è tale il richiamo del suo alter ego artigliato che Hugh Jackman si ritrova presto a riassaporare il suo sigaro. Esce X-Men: giorni di un futuro passato (2014) e si concede un cammeo in Una notte al museo: il segreto del faraone (2014). Una sovraesposizione del suo personaggio che probabilmente ha in parte oscurato la percezione delle altre pellicole di qualità in cui ha lavorato.
Altre sorprese e nuove delusioni
Giusto ricordare, allora, che oltre a un altro cammeo in X-Men: Apocalypse (2016) e al celebrato Logan (2017), Hugh Jackman è protagonista di Humandroid (2015), di Neill Blomkamp; scivola di nuovo in Pan: viaggio sull’isola che non c’è (2015), nei panni di Uncino; sorprende in Eddie the eagle (2016); ottiene consensi unanimi in The greatest showman (2017), musical dedicato a Barnum e al suo circo.
Quando sei il migliore in quello che fai, rischi di diventare schiavo del mutante feroce cui hai dato vita al cinema per così tanto tempo e la memoria collettiva tenderà a dimenticare gli altri, oggettivi successi ottenuti con merito. Speravamo che Hugh Jackman avrebbe davvero voltato le spalle al suo Wolverine, ma non avevamo fatto i conti con Ryan Reynolds…
(I) Wolverine che non ti aspetti
E così arriviamo ai tempi recenti e al grande, incredibile successo di Deadpool & Wolverine, terzo capitolo del franchising del mercenario chiacchierone. Con un hype stratosferico legato soprattutto al ritorno di Hugh Jackman nel ruolo dei ruoli e le tante speculazioni sulla trama e gli eventuali cammeo, l’attore australiano ha sorpreso anche i più scettici restituendo probabilmente il miglior Wolverine di sempre.
Deadpool & Wolverine è stato un successo globale, con incassi da capogiro e il pubblico in delirio per i tanti personaggi riportati su schermo, oltre a Wolverine, è il grande omaggio tributato all’era di 20th Century Fox, di cui Hugh Jackman è stato (e resta ancora) il fuoriclasse assoluto. Non ci resta che capitolare: «Fino a 90 anni».